Giuseppe Remuzzi, Corriere della Sera 02/09/2010, 2 settembre 2010
«NON POSSO MANGIARE MA GUARIRO‘» DOUGLAS E LE CONFESSIONI ANTI-PAURA
Michael Douglas ne ha parlato alla Cbs, alla televisione insomma in uno degli show della sera tardi. «Ho un tumore alla gola, faccio delle radiazioni che mi danno molto fastidio, non posso mangiare cibi solidi ma mi dicono che guarirò. Ho otto possibilità su dieci di farcela e otto settimane di chemioterapia... siamo solo all’inizio». Sono le persone famose a parlare delle loro malattie alla televisione e sui giornali e di come ci si cura e se si vivrà e quanto.
In America lo fanno molto più che da noi, Sharon Stone, Robert De Niro, Olivia Newton John, la biondina di Grease, e Steve Jobs, il capo della Apple. Da noi lo ha fatto Lea Pericoli per prima e poi Sandra Mondaini, Claudio Abbado, Sandro Curzi. Per attrici e attori — come Nancy Brilli o Monica Guerritore o Lino Banfi — è più facile, loro col pubblico ci parlano tutti i giorni. Due anni fa c’è stato l’effetto «Kylie» (la pop star Minogue dell’Australia che in Francia è diventata Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere), aveva un tumore al seno («voglio combattere») e così ha insegnato a tante donne l’importanza della prevenzione e dei controlli periodici.
Ma delle malattie non parla solo la gente dello spettacolo, quelli dello sport, i politici (da noi Silvio Berlusconi e Francesco Cossiga). C’è anche gente umile che un bel giorno decide di uscire allo scoperto. Malaika ha 24 anni, vive in Malawi e lavorava nei campi. Lì per via dell’Aids ci si ammala di tubercolosi. È una vergogna e ti discrimina, si ha paura di parlarne con chiunque. Malaika un giorno trova il coraggio di farlo: «La gente vedeva che stavo male e voleva aiutarmi, ne ho parlato, adesso mi aiutano, mi danno dei soldi, mi portano delle pannocchie, vengono a trovarmi, forse morirò ma so che si ricorderanno di me». Questa storia insieme a tante altre (un uomo di 30 anni: «L’ho detto ai miei parenti, ai miei bambini, a mia madre, alle mie sorelle, gliel’ho detto perché hanno il diritto di sapere cosa mi sta capitando») è scritta in un giornale di medicina che si pubblica online. Quando uno parla della propria malattia è perché ha smesso di averne paura. Così piano piano si comincia a guarire. Anche per malattie gravi o gravissime c’è chi vuol guarire a tutti i costi, parlarne è il primo passo. Ne ho visti di ammalati che non si arrendono. Una è un’amica: «Di perdere i capelli non me ne è mai importato niente, ho preso una parrucca, stavo bene sai? Adesso i capelli sono corti corti, sto bene anche così non è vero? Cosa dici li tingo?». Si era persino diffusa la voce che Giulia fosse morta e lei ci scherzava su: «Mi hanno allungato la vita». Aveva ragione, è guarita.
Può darsi che parlarne ti faccia stare meglio, forse è così, non lo so non ci sono dati, ma una cosa è sicura chi ne parla è perché ha deciso di prendere il toro per le corna. La malattia c’è, parliamone, cerchiamo di sapere tutto quello che c’è da sapere e proviamo ad averne la meglio.
A parlare dei propri mali o a scriverne si sta meglio e si guadagnano anni di vita e lo si è potuto misurare, i dati sono di qualche anno fa, di un’analisi che mette insieme i risultati di almeno 13 studi diversi.
Ci curano o ci curiamo? Ci curiamo è la risposta giusta. E chi ne parla o ne scrive è perché ha deciso di essere lui il protagonista del proprio guarire. Michael Douglas era ottimista l’altra sera, forse ce la farà. E intanto la malattia degli uomini di spettacolo, diventa di colpo la malattia di tutti. Tanti si preoccupano («Se l’avessi anch’io?») e si mettono a fare esami, non serve. Ma è bene che se ne parli anche per un’altra ragione, è il modo per aumentare l’interesse del pubblico alla ricerca scientifica così si aiutano in un colpo solo tutti quelli che hanno la stessa malattia. Michael J. Fox, quello di Ritorno al futuro, ha lasciato le scene per dedicarsi a chi era malato di Parkinson, Christopher Reeve da Superman si è fatto difensore dei diritti dei disabili, Stefano Borgonovo ha fondato un gruppo di sostegno alla ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. La gente famosa ha più armi di chiunque altro per combattere le malattie, loro lo possono fare. Ha fatto di più Celentano a favore dei trapianti con mezz’ora di televisione che anni e anni di campagne di informazione, incontri, dibattiti e prese di posizione da una parte e dell’altra.
Giuseppe Remuzzi