Massimo Sideri, Corriere della Sera 02/09/2010, 2 settembre 2010
JOBS RITENTA LA SFIDA DELLA TV —
Questa volta Steve Jobs stava per «deludere». Ma non lo ha fatto. I tempi e i gesti del manager sul palco dalle assonanze un po’ beat, lo Yerba Buena Center di San Francisco, sono ormai quelli del teatro: presenta per quasi un’ora la nuova generazione di iPod Shuffle, Touch e Nano (il più rivoluzionario dei tre, che perde la rotella) auto-eccitandosi con i propri gadget. Molto per gli appassionati. Poco, forse, per chi è ormai abituato alle novità iconiche. Jobs lo sa. Legge sulle sue cartelline gli appunti. Attende qualche attimo. E annuncia tra troppi great (grande), exciting (eccitante) e cool (di moda) la nuova sfida o meglio il remake di una delle tante: la Apple Tv 2, un servizio di film in prima visione sul proprio pc, iPad o tv ad alta definizione. Tutto in streaming. Tutto in affitto, a 4,99 dollari a pellicola «in contemporanea con l’uscita dei dvd» e 99 centesimi per gli show televisivi «senza pubblicità». «Quello che abbiamo imparato è che gli utenti non vogliono memorizzare e vogliono un prezzo basso». La guerra è contro la pay-tv e ciò che rimane di Blockbuster, la società ormai in fallimento. Dopo aver risollevato le sorti delle major musicali con iPod e iTunes, Jobs punta così a «salvare» anche l’industria hollywoodiana (con il dovuto ritorno di royalties).
Riuscirà a convincere chi scarica gratis e illegalmente dalla rete? Si parte con Usa, Canada, Australia, ma anche Francia e Germania dove l’hardware di 10 centimetri per 10 della Apple Tv — nera e insondabile scatoletta — sarà venduto a 99 dollari entro quattro settimane. «Poi arriveranno altri Paesi». Ci sarà anche l’Italia? Per ora solo congetture. Ma un mercato di film in lingua originale nell’Italia scarsamente anglofona sarebbe un probabile flop. Senza considerare che lo streaming richiede una banda larga che per ora latita. Si vedrà dalle reazioni negli Stati Uniti, ma anche dalla Francia dove inglese e pirateria digitale replica abbastanza fedelmente l’humus italiano. Certo è che Jobs non ama i fallimenti. E già ieri lo ha dovuto dire: «Nel 2006 la Apple Tv non fu un grande colpo. Abbiamo imparato da quella esperienza». Un altro flop costerebbe la testa di qualcuno. Ma la conquista del palinsesto è iniziata: solo pochi giorni fa era emerso un progetto simile di Google che adesso punta a inoculare nella entusiasmante ma poco redditizia esperienza di YouTube il germe dello streaming a pagamento per i film. Ormai è il tutto contro tutti. I nuovi contro i vecchi. Ma anche i nuovi tra di loro. La competizione è sopravvivenza nell’arena digitale dove non ci sono più nemmeno le barriere territoriali a difendere mercati e consumatori. Così la Apple ieri ha anche dichiarato guerra a Facebook: «iTunes 10, scaricabile da oggi con il nuovo Ping, diventa un social network per la musica. A metà tra Facebook e Twitter». Poi giochi, applicazioni per le foto, il nuovo software iOs 4.2 per iPad (permette il collegamento wireless con le stampanti). Il manager combina sapientemente momenti emozionali con la concretezza dei numeri che piacciono a Wall Street: 160 milioni di persone hanno iTunes (che, come ha specificato, significa «account con la carta di credit o » ) , sono state scaricate 11,7 miliardi di canzoni, 450 milioni di episodi televisivi, 35 milioni di eBook. Non c’è nulla di cheap per Jobs. Il mondo Apple, come dice lui, è una «famiglia» dove si entra «scaricando iTunes».
Massimo Sideri