Antonio Dini, Nòva24 2/9/2010, 2 settembre 2010
LA TV CHE NON SI VEDE
Le tecnologie ci sono già tutte, bisogna solo metterle in ordine. Dai collegamenti a banda larga con bassissima latenza, ai modulatori di segnale che riconoscono se l’utente è autorizzato a riprodurre il contenuto; dalle codifiche che comprimono il video senza perdita di segnale, agli algoritmi per il riconoscimento automatico del proprietario del contenuto. Il televisore del futuro conterrà sempre più tecnologia, ma questa non sarà solo nell’apparecchio davanti al quale ci siederemo.
Il mezzo di trasmissione dell’epoca digitale ha una caratteristica che la X Tv rende centrale: è indifferente al contenuto. A differenza del televisore contemporaneo, che è condizionato dal tipo di flusso dei dati codificati che riceve (e che necessita di decoder o supporti di memoria esterni per gestire le novità), la X Tv è completamente autonoma: riceve, archivia, decodifica, riproduce, interagisce. Attraverso la fibra ottica o l’etere possono passare infatti i bit che codificano un film, un canale solo audio, un’ applicazione, uno scambio di commenti a pie’ di pagina in un social network, le videochat, in futuro anche gli aromi (odorama). Il video può essere a colori, in bianco e nero, tridimensionale, con audio mono o a nove canali in qualità digitale e ad alta definizione, persino a due vie.
La X Tv è già nata nei laboratori dei grandi attori del mercato. Apple e Google, da un lato, ma anche i produttori di tecnologia " tradizionale": da Sony a Samsung, da Panasonic a Philips. E i nuovi attori che vengono dalla Cina, fino a ieri terzisti dei grandi e domani protagonisti a loro volta. Oppure gli altri protagonisti, come Microsoft con Xbox e Sony con Playstation 3. I modelli di business stanno maturando, gli hardware e i software già ci sono. Alcune tecnologie sono già disponibili commercialmente: ad esempio, il sistema studiato da Google per YouTube che consente il riconoscimento dei contenuti in modo automatico (si chiama ContentID) che può bloccare quel che non deve circolare oppure "attaccare" la pubblicità ai contenuti remixati dagli utenti per far guadagnare i proprietari dei diritti. Sul mercato ci sono strategie e alleanze già in pieno svolgimento: dietro le quinte di Apple Tv,ad esempio,c’èil colosso Akamai, che fornisce i datacenter da cui partono gli streaming e i download, e una capacità di trasmissione in rete superiore a qualsiasi broadcaster convenzionale. La X Tv di domani avrà comunque alcune caratteristiche specifiche. Tre saranno forme di relazione con lo spettatore: il televisore riconoscerà e si adatterà al suo proprietario, avrà una forte dimensione sociale, consentendo di interagire con le reti e le relazioni che abbiano strutturato nel web 2.0, continuando anche sullo schermo le conversazioni che sosteniamo su internet; infine la X Tv ci conterrà, nel senso che il suo schermo mostrerà le nostre foto, i nostri video e li porterà verso la rete, sincronizzandoli con i nostri altri flussi di pensiero e informazione.
C’è di più. La X Tv avrà forme nuove per i contenuti: l’apparecchio può cioè decodificare e trasmettere dei contenuti sempre nuovi. Ad alta definizione, interattivi, tridimensionali. E può farlo in maniera bilaterale: scarica un film dalla rete, carica il video che abbiamo girato con il nostro telefono cellulare dopo averlo mixato con la colonna sonora appropriata.
Soprattutto, la X Tv faciliterà l’evolversi della dimensione sociale, grazie al coinvolgimento dei suoi pubblici. Collegata non solo alla rete ma anche alla reti sociali, la X Tv porterà avanti l’idea che la relazione preceda la persona, diventando uno snodo geograficamente collocato per tutti gli archi che dal singolo punto vanno verso gli altri nodi. E contribuendo a rendere sempre meno strutturato e prevedibile il confine fra la televisione e le nostre vite.