frammenti, 2 settembre 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DE MITA, CIRIACO"
Ciriaco De Mita entusiasta di Facebook: «Ho tante amiche che mi contattano, qualcuna mi chiede ”ma è davvero lei o è uno scherzo?”. E io rispondo a tutte».
Fonte: Varie *
2010
[Ciriaco De Mita definito da Gianni Agnelli]«un intellettuale della Magna Grecia».
Fonte: Stefano Lorenzetto, Panorama 20/5/2010
Attico e superattico, luminosissimo e terrazzatissimo, zona Fontana di Trevi, equo canone, ma almeno Ciriaco De Mita teorizzava il diritto al privilegio per le classi dirigenti. Il capo democristiano si era preso quattrocento metri (più cinquecento di terrazza) e si giocava a indovinare la data dell’inaugurazione, e che cosa avrebbe indossato la figlia Antonia, tutto lì. Saltò fuori che la casta aveva lottizzato il patrimonio immobiliare: ai comunisti i palazzi Inps, ai democristiani i palazzi Inpdai, e il trilocale all’amante e il bilocale al figliolo
[....] Affittopoli, anno 1996, fu la madre di tutte le spiate. Ci rimediarono la figuraccia soprattutto i giovanotti emergenti della sinistra post Mani pulite, Massimo D’Alema e Walter Veltroni, il primo alloggiato a Trastevere, il secondo a piazza Fiume, e anche lì, come nel caso De Mita, a equo canone da enti pubblici. Ma, appunto, mentre De Mita credeva nella rettitudine della franchigia, gli statisti della moralizzazione non potevano permettersi una macchia così disonorevole: D’Alema traslocò, Veltroni chiese un adeguamento della pigione.
Fonte: Mattia Feltri, La Stampa 30/04/2010
Poi (Gianfranco Fini) mette in guardia il Cavaliere sul rischio di finire come gli altri due leader di partito entrati a Palazzo Chigi: Craxi e De Mita (Berlusconi accoglie l’accostamento a De Mita come un affronto personale).
Fonte: Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 23/04/2010
Già De Mita, segretario della Dc, aveva dichiarato di ritenere che il finanziamento dei partiti di governo fosse «un compito istituzionale» delle aziende di Stato, dell´Eni, dell´Iri, delle grandi banche.
Fonte: Miriam Maffai, La Repubblica 14/1/2010
Sotto la guida politica sua ( Bettino Craxi) – e di De Mita, che oggi non a caso ne canta le gesta il nostro debito pubblico è volato dal 60% al 120% del Pil; di qui il macigno che tuttora grava sulle spalle del Paese e ne frena lo sviluppo. Nell’escalation del debito ebbe il suo bel peso l’aumento dei costi delle opere pubbliche dovuto alle tangenti, scoperte grazie a «Mani Pulite».
Fonte: Salvatore Brigantini, Corriere Della Sera 14/01/2010
Sotto la pressione della Dc di De Mita, dopo i memorabili scontri per la staffetta, Craxi lascia palazzo Chigi. Si va con il governo elettorale Fanfani alle elezioni del 14 giugno del 1987. Il Psi sfiora la soglia del 15%. Ma la nuova legislatura vivacchierà di governi Goria, De Mita e Andreotti.
Fonte: Guido Compagna, Il Sole-24 Ore 13/1/2010;
All’interno della Dc uno dei più ostili a Craxi si rivelò Ciriaco De Mita, leader della Base, corrente di sinistra.
De Mita fu eletto segretario della Dc nel maggio 1982. L’anno successivo, la Balena Bianca ebbe un tracollo elettorale. E in agosto Craxi riuscì a entrare a Palazzo Chigi. Guidava un pentapartito, ma l’alleato più potente, la Dc, seguitava a flirtare con il Pci. Tuttavia Bettino era un premier coriaceo. E nel febbraio 1984 varò il decreto sulla scala mobile, per ridurre il costo del lavoro e frenare un’inflazione galoppante
Fonte: Giampaolo Pansa, Il Riformista 10/1/2010
2009
Il rapporto tra Francesco Cossiga e Ciriaco De Mita è definitivamente saltato il 21 febbraio 2008. Quando Walter Veltroni rifiuta al leader di Nusco il seggio al Senato. E l’ex capo dello Stato scrive la seguente lettera aperta: «On. De Mita, anche se pessimo segretario politico e ancor peggiore ministro e presidente del Consiglio – una versione moderna e democratica del clientelismo meridionale – Lei rimarrà sempre nella storia politica del Paese [...] Non immiserisca però questa Sua figura [...] non scivoli nel patetico e nel ridicolo, dando vita a una piccola e fasulla lista campana! Caso mai, in cambio, si faccia dare qualche Asl!». La reazione di De Mita è caustica: «Io non parlo di Cossiga dal 1990. Non so nemmeno se è vivo». Scatta, immediata, la controffensiva: «Ex On. De Mita, sono vivo, sono vivo! E io conto e nessuno mi ha mai preso a calci nel c...! Mentre Lei non conta un c...!». Intendendo un cavolo, ovviamente.
Fonte: Carlo Puca, Panorama, 3 dicembre 2009, pag. 177
De Mita osservò Berlusconi e Fini in Transatlantico, li vide sfiorarsi senza nemmeno scambiarsi uno sguardo, rivolgersi un saluto: «Quei due sono come fratelli siamesi, che pur volendo staccarsi sono costretti a stare insieme».
Fonte: Francesco Verderami, Corriere della sera 19-20/11/2009
I figli di Ciriaco De Mita sono Giuseppe e Antonia. Giuseppe è stato un importante dirigente della Lazio, e poi è finito nel macello di Calciopoli - anche per via della Gea - sebbene ne sia uscito prosciolto. Antonia è una di quelle figlie toste (un po’ come Stefania Craxi) che si sono dedicate a una battaglia ferrea per la tutela della dignità del padre, ma è anche giornalista per la Rai.
Fonte: Davide Federici, La Stampa 2/10/2009
Secondo Fonti, un altro politico di primo piano avrebbe avuto un ruolo nel grande affare dei rifiuti pericolosi. "Si tratta dell’ex segretario della Dc Ciriaco De Mita, indicatomi a metà Ottanta da Misasi per trattare in prima persona il prezzo degli smaltimenti richiesti dallo Stato". Stando al pentito, lui e De Mita si sono visti "tre o quattro volte" nell’appartamento del politico a Roma, dove il boss fu accolto «con una fredda gentilezza». Nella prima occasione, ricorda, «mi fece sedere in salotto e disse: ?Sono soltanto affari??; frase che mi ha ripetuto negli incontri successivi, come a sottolineare un profondo distacco tra il suo ruolo e il mio».
Fonte: Riccardo Bocca, L’Espresso, 24 settembre 2009
C’era una lotta grandissima per il controllo dei media, allora le tv private non avevano alcun peso. De Mita si portò via ”Il Mattino” di Napoli, lo diede a Romanazzi di Bari con Pasquale Nonno a dirigerlo.
Fonte: Gigi Moncalvo, Libero 8/9/2009
Il più giovane e il più anziano.
La danese Emile Turunen, classe ’84, a soli 25 anni è la più giovane eurodeputata. 25 anni è l’età minima per essere eletti al Parlamento europeo [...]All’Italia il record opposto, grazie al veterano Ciriaco De Mita, 81 anni, già europarlamentare per due legislature e già premier. Sarà lui, il deputato più anziano, ad aprire la seduta del 14 luglio, come stabilito dal Regolamento del Parlamento.
Fonte: http://www.europarl.europa.eu/news/public/default_it.htm, Istituzioni - 29-06-2009
L’89 trova, quindi, forze di governo e di opposizione impreparate a cogliere il mutamento epocale che si produsse con il crollo del muro di Berlino. De Mita e Craxi si contendono la direzione politica di una sistema che va disfacendosi.
Fonte: Emanuele Macaluso, Il foglio 25/06/2009
De Mita infatti incarnava, suo malgrado, l’arzigogolio del meridionale, l’imbonimento della politica, la sordità delle istituzioni, l’intellettuale della Magna Grecia. Ebbene, ”attaccati al tram” era l’invito che tutta l’Italia voleva rivolgere a quel mondo bloccato, ingessato nei suoi abiti di gessato istituzionale».
Fonte: Francesco Merlo, Faq Italia Bompiani 2009
Ciriaco De Mita secondo un amico d’infanzia: «Lui era sempre il capo: giocavamo ai soldati ed era il comandante, ai preti ed era il vescovo, ai suonatori ed era il direttore d’orchestra».
Fonte: Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 8/6/2009
Ciriaco De Mita, già onorevole, ha annunciato, alcuni giorni fa, di voler concorrere per l’Udc (il partito di Pier Ferdinando Casini), alle elezioni europee, in programma domenica 7 giugno. De Mita, chi? L’ex segretario della Democrazia cristiana ed ex presidente del Consiglio? Certo. Il politico che per otto anni ha guidato il più importante partito italiano e, alla fine degli anni Ottanta, ha retto contemporanemente anche il 51 governo della Repubblica? Proprio lui. L’uomo che più di vent’anni fa fu considerato, a ragione, il personaggio più potente d’Italia? Ma sì. Strano, quasi incredibile: molti, infatti, ritenevano che De Mita avesse ormai una certa età e, dopo aver fatto per ben 11 volte il deputato e varie volte il ministro, avesse detto addio alla politica, ne avesse abbandonato definitivamente la ribalta e, da pensionato con un vitalizio d’oro, si fosse ritirato nel suo bell’attico di via del Tritone a Roma, o nell’eremo paterno della sua Avellino in Irpinia, a curare le rose e a leggere qualche libro, come s’addice a un intellettuale della Magna Grecia (così l’aveva battezzato l’avvocato Gianni Agnelli). E, invece, macché rose, macché libri. A 81 anni suonati, quest’uomo dimenticato, questo potente d’altri tempi, si accinge a scarpinare su e giù per l’Italia, per fare comizi, mostrarsi in spot, affrontare elettori, cercare voti, affrontare la stressante incertezza del risultato elettorale, come tutti gli altri candidati. E tutto questo perché? Per andare a sedersi su uno dei 785, anonimi, scranni del Parlamento di Strasburgo. Che malinconia.
Fonte: Guido Quaranta, L’Espresso, 7 maggio 2009
2007
Un giovane cronista, vedendolo ( De Mita) esasperato, gli dedicò un giorno un blues diventato un piccolo "cult": "Se rinasco resto a Nusco / gioco a carte e me ne infischio / in politica non rischio / n’altra volta non ci casco / se rinasco resto a Nusco!" A quei tempi, però, tirava un’altra aria.
Fonte: Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 31/5/2007, pagina 1.
2006
L’Iri del Professore, diario di un disastro[....]L’Istituto zoppicava. C’era bisogno di una svolta. Il segretario della Dc, Ciriaco De Mita, ci rimuginava da giorni finché decise di chiedere lumi a Scalfari che riassume così la vicenda. «Quando De Mita mi disse: «Ovviamente ho in mente Prodi per l’Iri», io gli risposi: «Ovviamente fai benissimo». Ma poi mi richiamò e mi disse: «Guarda che Prodi non ci sta». Allora io telefonai a Prodi e gli dissi: «Tu hai l’obbligo di accettare. Parlate tanto di spirito di servizio e poi...». E alla fine accettò». La sintesi, efficace, è però vanagloriosa. Mette in luce la maggiore autorità di Scalfari rispetto a De Mita, ma oscura le altre illustri paternità di Prodi alla presidenza Iri.
Fonte: Giancarlo Perna, Il Giornale 22/03/2006, pag.5
Pippo Baudo, che dice di aver respinto finora tutte le richieste di politici che vogliono andare da lui a Domenica in, racconta di aver favorito sfacciatamente De Mita nel 1980 quando su Rete 4 (allora di Mondadori) conduceva "Italia parla": invitavano i politici e appena si sedevano in poltrona, il pubblico fischiava. Baudo consigliò allora a De Mita di sedersi direttamente per terra e, infatti, il pubblico sorpreso applaudì.
Fonte: Alberto Guarnieri, Messaggero 29/1/2006
2005
Quella volta che Ciriaco De Mita, ricevendo Indro Montanelli (che lo additava a simbolo del malaffare), lo salutò così: «Piacere, Raffaele Cutolo...».
Fonte: Federico Geremicca, La Stampa 5/3/2005, pag. 13.
2004
«Il nuovo De Mita somiglia al nuovo Di Canio» (Enzo Carra).
Fonte: Mario Ajello, Il Messaggero 14/9/2004;
2002
De Mita che una mattina, facendo il bagno nella piscina dell’hotel Villa Igiea di Palermo, in pratica richiamò in Italia il contingente di bersaglieri spedito poco prima in Libano.
Fonte: Filippo Ceccarelli, La Stampa 03/07/2002
2001
Il settimo governo Andreotti (1991) e il governo De Mita (1988) sono stati quelli con il maggior numero di ministri: trentadue. Il minimo storico si è toccato con due governi De Gasperi (il terzo e il quarto, entrambi nel 1947): quindici.
Fonte: R.P. sulla Repubblica del 3/2/2001 a pagina 29
E Ciriaco De Mita raccontò: «Quando la mia Bicamerale iniziò ad affrontare il discorso della separazione delle carriere, ricevemmo subito un telegramma diffida dei sostituti procuratori di Milano che ci invitavano a non trattare il problema...».
Fonte: Il Foglio, 15/11/2001 pag. 1
Ciriaco De Mita quand’era presidente del Consiglio controllava il responso dell’oroscopo, in particolare quello del "Messaggero", che leggeva ogni mattina.
Fonte: Cecilia Donadio, Il Mattino del 06/05/01 a pagina 34.
2000
Nel suo ultimo libro dal titolo ”Passione e Politica” (Rizzoli)[così Francesco Cossiga, definisce De Mita]: «Un rivoluzionario, ma a condizione che la rivoluzione l’abbia pensata lui».
Fonte: Paolo Franchi sul Corriere della Sera del 22/11/00 pagina 35
1999
«Ha ragione De Mita quando dice che non c’è nessun Messia all’orizzonte, anche se lui crede di vederlo ogni mattina quando si fa la barba».
Fonte: varie, scheda n°58775, Mino Martinazzoli, il ”Foglio” di giovedì 1 luglio 1999.
1998
Nell 1988, quando l’Urss stava per crollare e (Romano Sergio Vicenza, giornalista e diplomatico) era ambasciatore a Mosca, l’allora presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, accusandolo di non aver capito quello che stava accadendo in Unione Sovietica, lo costrinse alle dimissioni.
Fonte:Varie, scheda n°11067(2002)