Dagoreport, Dagospia 2/9/2010, 2 settembre 2010
IL PIANO SEGRETO DI PROFUMO
Alla faccia della Consob e di Banca d’Italia che indagano sulla partecipazione libica in Unicredito, Alessandro Profumo sta pensando ad un piano segreto per togliersi dalle palle autorità costituite e politici italiani di ogni colore, leghisti in testa.
Il piano è elementare e nascerebbe da un’idea di un suo vecchio amico l’avvocato Daniele Discepolo che ha un avviato studio legale a Milano dove passano i dossier più caldi di Piazza Cordusio: spostare la sede legale dall’Italia alla Germania e precisamente a Monaco cosi da dribblare in un colpo solo i troppi curiosi, con le Fondazioni in testa che vogliono sindacare sul suo lavoro e soprattutto sulla farragginosa organizzazione messa in piedi (il cosiddetto "BancOne").
E come si fa? Occorre ovviamente un’assemblea con una maggioranza qualificata che metta proprio nell’angolo le Fondazioni italiane nel nome di una internazionalizzazione della banca che tanto potrebbe piacere ai mercati facendo di Alessandro il banchiere mondiale.
Ecco quindi la frenetica ricerca di fondi esteri che possano aumentare la quota "straniera" e mettere ko gli italiani che negli anni scorsi si sono svenati per salvare la sua traballante poltrona. Questo incarico delicatissimo, tra Hong Kong e Dubai è stato affidato ad un altro fedelissimo compagno di avventura, Vittorio Terzi capo della MCKinsey Italia dove Profumo ha cominciato a muovere i primi passi e che in queste ore sta trattando con i libici.
Ovviamente dello spostamento della sede (il sogno segreto sarebbe ad Amsterdam in Olanda ma scartato perchè troppo spregiudicato) il presidente Dieter Rampl non sa nulla ma questo non meraviglia affatto così come è avvenuto con l’aumento della partecipazione libica nonostante un documento che era stato preparato dagli uffici legali interni e mai arrivato in Presidenza. E di questo aspetto lo stesso Rampl si è sfogato con Maramotti un altro azionista di peso (gruppo Max Mara) critico sull’attuale gestione.
Per spostare baracche e burattini prosegue l’affannosa ricerca di nuovi azionisti - come il Fondo di Singapore - che vedono interessante l’investimento con il titolo a livelli cosi’ bassi e ben lontano dai 3,08 euro pagati dalle Fondazioni italiane per evitare il crack dell’Istituto. Libici e arabi, fondi tedeschi ed austriaci sarebbero ben lieti di fuggire dall’Italia ed è difficile che la germanica Allianz si possa opporre ad un trasferimento a Monaco nonostante gli ottimi rapporti con il governo italiano.
Ed il governo che puo’ fare per impedire che la banca, di fatto già gestita dalla Germania, possa traslocare? Nulla. Così come la Banca d’Italia. L’unica possibile mossa è quella di riunire le Fondazioni italiane e puntare i piedi. Una regia molto difficile che politicamente forse può fare solo la Lega con i governatori del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia che possono cercare di fare fronte comune e mettere Profumo in un angolo.
Fino ad oggi l’unico che ha capito sembra essere il potente sindaco di Verona Tosi che ha lanciato più di un allarme che pare sia finalmente arrivato alle orecchie di Bossi e di Tremonti. Ma il tempo stringe e l’assemblea di marzo è molto vicina e questo caos politico non fa che rafforzare Alessandro il Grande pronto a dire "bye bye Italy".