Il Sole 24 Ore 2/9/2010, 2 settembre 2010
EATALY FA RIMA CON MADE IN ITALY
Prima Torino, ora New York. In mezzo Tokyo. Non è la cronaca di un raid aereo transcontinen-tale, ma il percorso di Eataly, tempio dell’eccellenza alimentare italiana nel mondo. La catena di Oscar Farinetti ha tutti i numeri per incantare anche Manhattan: 7mila metri quadrati dedicati ai prodotti migliori della nostra gastronomia, undici ristoranti, aree didattiche e di degustazione. E se a Torino i visitatori dell’area allestita al Lingotto sono 2 milioni e mezzo all’anno,nella capitale americana degli affari si punta ancora più in alto: tra i quattro e i sei milioni, alla ricerca di formaggi (un posto speciale è riservato al parmigiano-reggiano), salumi, carni, pasta e pizza e quant’altro si produce di buono in Italia. Michael Bloomberg, il sindaco-mastino di New York star della cerimonia d’inaugurazione è rimasto incantato da profumi e gusti d’Italia. Miglior testimonial non poteva esserci. La classe medio-alta della Grande Mela è il target di riferimento. Non solo di Eataly ma anche di made in Italy. La visione di Slow Food di Carlin Petrini produce lavoro.