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 2010  settembre 02 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “DE GENNARO

GIANNI”

«La morte gli ha risparmiato l’ultimo affronto» ha detto un suo amico. Si riferiva all’inchiesta di Genova che, dopo un anno, non è ancora conclusa. «Il tempo ti darà ancora una volta ragione» ha scandito Gianni De Gennaro. Non ha più importanza, purtroppo. E se a Genova archivieranno il fascicolo «per morte del reo» senza restituire l’onore al prefetto, De Gennaro sa cosa gli avrebbe detto Arnaldo: «Cacate, collega... Solo cacate». Giorgio Mulè Panorama, 26/09/2002

Il mafioso era rinchiuso nel carcere di Lecce, quando - nel settembre di quell’anno - fece sapere a Gianni De Gennaro, allora direttore della Dia, di essere disposto a collaborare perché non condivideva la scelta stragista di Cosa nostra. Gigino non era l’ultimo arrivato, essendo figlio di un uomo d’onore che aveva avuto, in passato, la ventura di essere coinvolto in un processo per certe truffe nelle forniture militari (muli per le truppe da montagna), insieme con esponenti delle alte gerarchie dell’Arma. De Gennaro «consegna» Ilardo a Riccio, allora ufficiale della Dia (Francesco La Licata, La Stampa, 30/08/2002)

Alla scuola romana dei gesuiti – l’istituto Massimo, nel quartiere romano dell’Eur – i suoi compagni di classe sono l’attuale presidente di Fiat e Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il capo della polizia Gianni De Gennaro (Corriere della Sera Magazine 25/05/2006 pag.42 Aldo Cazzullo)

Felicità interrotta dalla Criminalpol di Gianni De Gennaro che beccava a Madrid addirittura don Tano Badalamenti (Francesco La Licata, La Stampa 13/11/2006, pagina 7.).

In una battaglia che coinvolge Pio Pompa e i suoi amici nei giornali, Cossiga si rivolge al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, per sapere se il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, avesse al soldo un paio di cronisti. «La Repubblica» si è sentita tirata in ballo, perché forse Cossiga si riferiva ai cronisti che oggi traggono notizie da Limarev. (Mattia Feltri, La Stampa 28/11/2006, pagina 11)

Cossiga aveva annunciato l’abbandono poiché le sue interrogazioni e le sue interpellanze - l’ultima al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, sull’attività del capo della polizia, Gianni De Gennaro - restavano regolarmente senza risposta. (Mattia Feltri, La Stampa 1/2/2007, pagina 1)

il ministro dell’Interno Giuliano Amato, a chi gli chiedeva quale fosse il destino del prefetto Gianni De Gennaro, aveva risposto: «Nessun alto dirigente dello Stato deve rimanere in carica più di sette anni, perché supererebbe il presidente della Repubblica» (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 23/5/2007)

ieri a Bertinotti e ai suoi ha dato su un piatto d’argento la testa del capo della Polizia, Gianni De Gennaro. E questo due settimane dopo che per calmare i ds aveva decapitato il vertice della Guardia di Finanza. (Augusto Minzolini, La Stampa 21/6/2007)

esattamente il racconto di una cena, di molti anni fa, appunto con Caldarola, l’allora capo dell’Fbi, Louis Freeh e Veltroni stesso, il quale sostenne con forza, presso l’ospite americano, la candidatura di Gianni De Gennaro a capo della polizia. Fino a quando Freeh chiamò, nel corso di quella stessa cena, l’ambasciatore americano a Roma per chiedergli di intervenire presso Silvio Berlusconi: ”Noi garantiamo per De Gennaro”. (Il Foglio 21/6/2007)

(Ansa 21/6/2007) - Nei giorni in cui il capo della Polizia Gianni De Gennaro viene indagato per i fatti del G8 di Genova del 2001, Sky Tg24 Sera ospita un confronto fra Mario Placanica, il carabiniere che era stato imputato per l’assassinio di Carlo Giuliani, e il padre del no global, Giuliano Giuliani. A parlare dei disordini di Genova, nel corso dell’approfondimento curato e condotto da Letizia Leviti in onda questa sera alle 22.35 sul canale all news, anche Claudio Scajola, all’epoca dei fatti ministro degli Interni, e Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione comunista al Senato.

In pochi mesi, Prodi e i suoi ministri hanno destituito il capo dei Servizi segreti (generale Nicolò Pollari), quello della Guardia di Finanza (generale Roberto Speciale), e annunciano la destituzione del capo della Polizia (prefetto Gianni De Gennaro). […]Un altro pasticciaccio. De Gennaro, nominato capo della Polizia dal governo di centrosinistra, era rimasto al suo posto col governo di centrodestra, è ancora in carica sotto il nuovo governo di centrosinistra, ma è indagato – la sinistra radicale ne chiede da tempo le dimissioni – per i «fatti di Genova» durante il G-8. Prodi ha detto, in un primo tempo, che dovrebbe lasciare al termine del suo mandato, termine che peraltro non c’è; poi, si è corretto e ha precisato che lascerà al compimento dei sette anni (già scaduti) indicativamente, quanto estemporaneamente fissati dal ministro degli Interni, Giuliano Amato. Per ora, solo chiacchiere. (Piero Ostellino, Corriere della Sera 22/6/2007)

Ma nel giorno stesso in cui il responsabile dell’ordine pubblico si dice ”sconvolto”, il governo di cui lui fa parte invia un preavviso di licenziamento al capo della polizia, Gianni De Gennaro, senza indicare il nome del successore. Il risultato è che i trecentomila poliziotti in servizio permanente ed effettivo sul territorio nazionale si ritrovano di colpo senza un punto di riferimento. Non solo. L’annuncio dell’avvicendamento prossimo venturo viene dato da Romano Prodi quasi ”in abbinata” con la notizia, diffusa qualche ora dopo dalle agenzie, che De Gennaro è indagato per falsa testimonianza in quanto la procura di Genova sospetta che i vertici della polizia, con il Signor Capo in testa, abbiano concordato ”una strategia comune” per occultare le prove sui gravi incidenti (un vicequestore pentito ha parlato di ”macelleria messicana”) avvenuti alla Diaz nei giorni infuocati del G8. E la coincidenza finisce per gettare nello scoramento anche quegli alti funzionari che dovrebbero teoricamente risollevare il morale delle truppe. […]può un sistema complesso e delicato come quello della sicurezza vivere di precarietà? ”Certo che no”, risponde il senatore Alfredo Mantovano, di An. ”Ma la cosa più grave è che, con il centrosinistra, si sta affermando un principio devastante: che i vertici degli apparati di sicurezza possono essere rimossi per ragioni di bassa politica. E’ bastato il diktat di Vincenzo Visco per far fuori il generale Roberto Speciale ed è bastato purtroppo il diktat di Rifondazione comunista e della sinistra estrema per stroncare un capo di indiscutibile talento come De Gennaro”. (Il Foglio 22/6/2007)

Polizia Il nuovo capo della polizia è Antonio Manganelli, vice di Gianni De Gennaro, capo della polizia uscente per via dell’avviso di garanzia ricevuto dai magistrati che indagano sugli incidenti del G8 di Genova (2001). Dopo le prime polemiche, anche il centro-destra ha approvato la nomina (Vanity Fair Dal 18 al 25 giugno 2007)

Gianni De Gennaro – ora capo di gabinetto del ministero dell’Interno e fulcro delle polemiche sul G8 di Genova del 2001 (Marianna Rizzini, Il Foglio 21/7/2007)

Ecco perché, nel 2000, Genchi invia a Gianni De Gennaro appena diventato capo della Polizia, una cartolina illustrata di San Nicola l’Arena: l’arresto di Contorno avvenne proprio in quella località anche grazie all’intercettazione di una cabina telefonica, realizzata dall’allora vicecommissario aggiunto di Polizia dr. Gioacchino Genchi. Come a dire: complimenti, ma io non dimentico... (Lionello Mancini, Il Sole 24 Ore, 29/10/2007)

Si è mossa su un doppio binario la trattativa dell’Italia con la Libia. Ma alla fine l’uomo della svolta è stato Gianni De Gennaro, l’ex capo della polizia attuale responsabile del gabinetto del ministro Giuliano Amato. È stato lui a tessere la tela con le autorità di Tripoli sin dal giugno scorso e a ottenere il via libera definitivo all’accordo. Il resto lo hanno fatto i diplomatici che in questi ultimi mesi hanno assicurato a Gheddafi l’impegno formale per sanare i vecchi conti del passato, cioè i danni causati dal colonialismo che il colonnello non ha mai smesso di pretendere. E così il titolare della Farnesina Massimo D’Alema agli inizi di novembre ha potuto dichiarare pubblicamente: «Abbiamo raggiunto un’intesa di massima che dovrà essere perfezionata». Un patto che prevede l’impegno dell’Italia alla costruzione dell’autostrada che attraversa tutto il Paese, visto che parte dal confine con la Tunisia e arriva a quello con l’Egitto.
È il «grande gesto» più volte promesso da Silvio Berlusconi quando era a capo del governo e mai realizzato. stato il nodo da sciogliere per riuscire a convincere il governo della Giamahiria a consentire il pattugliamento delle sue coste. Ma non è stato l’unico. Perché De Gennaro ha mostrato concretamente quale potesse essere l’apporto che l’Italia era disposta a fornire per aiutare i libici a presidiare le proprie frontiere interne. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 30/12/2007)

Prodi ha pensato di affrontare l’emergenza rifiuti napoletana nominando l’ennesimo commissario governativo e chiedendo alle altre Regioni italiane di farsi carico, un minimo, della spazzatura. Il nuovo commissario è Gianni De Gennaro, l’uomo che è stato capo della nostra polizia fino allo scorso giugno e che nel 2001, già da capo della polizia, rimase malamente invischiato nella faccenda del G8 genovese. Il governo gli ha dato quattro mesi di tempo e gli ha messo a disposizione l’esercito. Gli avrebbe anche conferito pieni poteri, e scriviamo ”avrebbe” perché uno dei punti essenziali di questi pieni poteri sarebbe quello di riaprire le discariche chiuse, a suo piacimento e che la popolazione locale voglia o no. Su questo punto la maggioranza si è subito spaccata: l’ala sinistra - già mugugnante in genere sulla questione dei ”pieni poteri” - ha detto che no, questo di portare la spazzatura napoletana ovunque vorrà non gli sarà affatto consentito. Così il decreto di nomina è stato scritto in modo volutamente ambiguo, cioè può, come in mille altre occasioni analoghe, essere letto in un modo o nell’altro. De Gennaro, intanto, che di rifiuti non si è mai occupato, ha fatto sapere che gli ci vorrà un mesetto per capire, dato che il contenuto tecnico del problema è notevole. I quattro mesi, quindi, sono già diventati tre. (Vanity Fair 7 al 14 gennaio 2008)

il commissario straordinario Gianni De Gennaro, dopo la riunione dell’unità di crisi dell’altro giorno, ha deciso di mandare i militari a ripulire tre aree della periferia (Corriere della sera 19 gennaio 2008, Fulvio Bufi)

nella notte, a Roma, nel vertice della maggioranza sulle modifiche al decreto Milleproroghe, è stato inserito un emendamento che trasferisce al commissariato De Gennaro 100 milioni per l’emergenza rifiuti). (La Stampa 19 febbraio 2008, GUIDO RUOTOLO)

Il commissario Gianni De Gennaro ha fatto due conti e ha concluso che «dal 5 luglio le potenzialità di smaltimento delle 7.200 tonnellate prodotte giornalmente in Campania saranno inadeguate rispetto al fabbisogno». Lo ha detto agli amministratori, ai presidenti delle province, al presidente della regione, Antonio Bassolino. Ne ha discusso con Silvio Berlusconi che sarà presto a Napoli per il primo consiglio dei ministri. Ha preparato un piano di priorità, che il Cavaliere – in cerca di un primo colpo vincente per il suo governo – ha condiviso. Due nuovi impianti a Savignano Irpino (apertura prevista, il 20 maggio) e a Sant´Arcangelo Trimonte (pronto il 5 luglio) dovrebbero consentire di tirare in lungo fino a quando non sarà allestito il «Grande Buco» che inghiottirà tutta l´immondizia della regione. (Giuseppe D’Avanzo, la Repubblica 27/4/2008, pagina 28)

A sette giorni dalla scadenza del suo mandato, il supercommissario Gianni De Gennaro ha perso l’aplomb anglosassone delle prime apparizioni napoletane. Ieri, per l’ennesima volta, ha rivolto a Rosetta Iervolino l’interrogativo che nel corso delle ultime settimane si è svuotato del garbo iniziale caricandosi via via di una stizza neppure dissimulata: «Caro sindaco, indicami il luogo nel quale devo depositare la spazzatura dei napoletani, altrimenti blocco la raccolta».
La replica di Rosetta emula Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore: «Caro Gianni, noi saremo sempre al tuo fianco, qualunque siano le tue decisioni». (Il Sole 24 Ore 21 maggio 2008, Mariano Maugeri)

Era il giorno del cambio ufficiale della guardia tra Gianni De Gennaro e Guido Bertolaso, un testimone che a livello d’immagine è stato consegnato in fretta, con l’agenda dettata dall’urgenza. L’ex capo della Polizia non meritava di andarsene così, con la visita del premier e soprattutto una nuova ennesima piccola crisi a far passare sotto silenzio il suo addio ufficiale dopo 154 giorni vissuti sempre sul filo dell’eterna precarietà napoletana. Arrivò l’8 gennaio accompagnato da un decreto che gli conferiva poteri eccezionali, in una regione che sembrava in preda a febbre alta. Il 14 gennaio si toccò il record di 290 mila tonnellate a terra, un’enormità. Tempo dieci giorni e il governo che l’aveva nominato non c’era più. Rimasto solo, l’ex capo della Polizia ha usato poco i super poteri e molto il più semplice buon senso. La sua immersione nella complessità della situazione campana è stata totale, senza sconti. Si è trovato a scongiurare le maestranze del Cdr di Caivano a non celebrare la festa del patrono con la chiusura, ma ha dovuto anche fare slalom insidiosi tra appalti affidati ad imprese ritenute «pulite» che a metà dei lavori – è successo per il sito di Ferrandelle – venivano colpite dall’interdittiva antimafia. Il 30 aprile aveva vinto, c’erano appena 9.000 tonnellate a terra. Pochi giorni dopo, con i sequestri di due siti disposti dalla magistratura, era di nuovo a quota 50mila. Alla fine lascia con un pareggio, unico Commissario ad aver aperto due discariche, Savignano e Sant’Arcangelo di Trimonte. Ha evitato il disastro, e viste le premesse non è un risultato da poco. Basta guardarsi intorno per capire come sarebbe potuto accadere facilmente (Marco Imarisio, Corriere della Sera 11/6/2008, pagina 23)

Lo scorso 29 dicembre, essendo in carica il governo Prodi (e la crisi, benché temuta, non ancora alle viste) il nostro ministro dell’Interno Giuliano Amato e il suo capo di gabinetto Gianni De Gennaro erano volati a Tripoli per firmare l’intesa con quel Paese che prevedeva il pattugliamento congiunto delle coste. Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, 17 giugno 2008

E perché Cossiga bacchetta da sempre Gianni De Gennaro, uomo che da quasi 20 anni, sotto tutti i governi della Seconda Repubblica, è il terminale vero delle forze dell’ordine e degli stessi servizi segreti e ha forti legami con alcuni ambienti dell’intelligence americana? Anche questa è un’altra coincidenza? (Il Giornale 19/8/2008)

Il guaio è che Contorno chiama da una cabina alcuni dirigenti della polizia. Uno era Gianni De Gennaro, che poi diventerà capo della polizia e attualmente è il capo dei nostri servizi segreti (Francesco Grignetti, La Stampa 13/12/2008)

D Dia, Direzione investigativa antimafia. E’ lo strumento investigativo (insieme con la Superprocura) che Falcone e Gianni De Gennaro crearono all’inizio dei Novanta per far fronte all’attacco mafioso. (Francesco La Licata, La stampa 10/8/2009)

Nel novembre del 1988 rientra clandestinamente in Italia Totuccio Contorno, contattato in America dalla nostra Criminalpol guidata all’epoca da Gianni De Gennaro. Durante il suo periodo di clandestinità in Sicilia, Contorno si sentiva due volte la settimana con De Gennaro, al quale sembra avesse promesso di aiutarlo a fornire notizie importanti sui corleonesi. Tanto per capirci, Totuccio Contorno era il braccio destro di Stefano Bontade, ucciso dai corleonesi di Totò Rijna nei primi anni ”80. Contorno fu arrestato dagli uomini di Arnaldo Lo Barbera che, ignari di tutto, avevano intercettato i colloqui tra lui e De Gennaro. Totuccio Contorno fu ascoltato dalla Commissione antimafia, i cui i verbali sono inspiegabilmente ancora secretati negli archivi del Senato. Sarebbe utile leggerli, e non si capisce la resistenza del Senato a renderli pubblici. Insomma, Contorno era per De Gennaro ciò che Ciancimino fu per il Colonnello Mori, e cioè uno strumento confidenziale per infliggere colpi importanti alla organizzazione mafiosa, e non si capisce perché parte della stampa utilizzi due pesi e due misure. Infine, è bene ricordare che quando Ciancimino fu arrestato la sua ”gestione”, se il ricordo non ci tradisce, fu assunta proprio da De Gennaro. […] Nel dicembre ”92 Ciancimino viene arrestato e la sua ”gestione”, oltre che ai magistrati, fu affidata all’esperto Gianni De Gennaro, l’omologo del Colonnello Mori nella Polizia di Stato. […] Rapporti come quelli tra De Gennaro e Totuccio Contorno, e tra Ciancimino e il Colonnello Mori, altro non erano che tentativi delle forze dell’ordine di carpire informazioni e sollecitare pentimenti al fine di destabilizzare sempre più l’organizzazione mafiosa (Geronimo, Libero, 21/10/2009)

Proprio nell’ultima relazione al Parlamento sulle attività dell’intelligence italiana, resa nota a fine febbraio, il prefetto Gianni De Gennaro, direttore generale del Dis, ha messo nero su bianco a pagina 99: «Il dispositivo di intelligence sul versante economico-finanziario è stato significativamente potenziato, traducendosi in un volume di produzione informativa e di analisi secondo solo a quello sul terrorismo internazionale». (Pino Buongiorno e Marco De Martino, Panorama 05/03/2010)

La cosa venne fuori nel ”90 se il ricordo non ci tradisce e Claudio Martelli era Vicepresidente del consiglio dei ministri e non chiese a nessuno chi aveva autorizzato Sica e De Gennaro in compiti che, al momento, noi riteniamo legittimi perché tesi a scardinare la cosca di Corleone. Ed allora perché a de Gennaro nessuno fa alcuna domanda e Mori va sotto processo? (Geronimo, Libero 10/4/2010)

Quel che è certo è che il prefetto Gianni De Gennaro (capo del Dis, organismo di coordinamento delle due agenzie di informazioni Aisi e Aise), ha ordinato formalmente un´ispezione interna per fare luce su quanto accaduto - se accaduto - ai danni del deputato Pdl. (Alberto Custodero, la Repubblica 30/04/2010)

Nella lista si possono avvistare gli interventi nella casa di via Civinini interno 6 intestata all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro (qui appuntato come "capo Ps", ma in realtà vi risiede il figlio) […] De Gennaro, invece, conferma di aver conosciuto l’imprenditore Anemone e che la sua famiglia lo ha regolarmente pagato per la ristrutturazione. (giornali vari 14/05/2010)

Altri, come i vertici della polizia Antonio Manganelli e il suo predecessore Gianni De Gennaro, sono inseriti nella lista ma nel primo caso si tratta di lavori non effettuati e nel secondo di interventi pagati e regolarmente fatturati. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 13/05/2010)

Qualcuno, come Gianni De Gennaro, il capo dei servizi segreti, non batte ciglio. Mostra tutte le fatture pagate con le matrici dei relativi assegni sborsati per gli interventi di Anemone. (Gianluigi Nuzzi, Libero 19/05/2010)

Gianni Malabarba (Sinistra Critica) ha una richiesta precisa: ”C’é ora l’obbligo morale e politico di rimuovere subito dagli incarichi Gratteri, Luperi e tutti i dirigenti promossi proprio per quella mattanza e di rivedere il processo al capo della catena di comando, Gianni De Gennaro, allora numero uno della polizia e oggi di tutti i servizi segreti italiani (Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 20/5/2010)

Gianni De Gennaro, oggi capo dei servizi segreti e al tempo del G8 genovese (2001) capo della polizia, è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per aver spinto Francesco Colucci, questore di Genova in quel momento, a testimoniare il falso nel processo per le violenze alla scuola Diaz. In primo grado De Gennaro era stato assolto, i suoi avvocati sostengono che le prove portate da accusa e difesa non sono cambiate nel secondo grado di giudizio e che ricorreranno quindi in Cassazione. De Gennaro, dopo qualche esitazione, ha presentato le dimissioni, che il governo ha respinto. Grandi attestati di solidarietà da tutta la maggioranza. (Vanity n.25 del 30/6/2010)