FRAMMENTI, 2 settembre 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALESSI
Mario"
”Una domenica di novembre cominciò a piovermi in casa, e non sapevo dove sbattere la testa. Chiamai Alessi, anzi, Mario, perché ormai eravamo passati al tu. Gli chiesi cosa potevo fare, non pretendevo certo che venisse. Lui mise giù il telefono e dopo mezz’ora era in solaio che rattoppava i buchi del soffitto. Fu un gesto che mi colpì molto, pensai addirittura che era una bella persona, questo bastardo”. Onofri aveva capito che Alessi c’entrava. Ne era sicuro, era due settimane che lo ripeteva. Da quando lo aveva visto intervistato a Matrix. ”A un certo punto ha detto questa frase: ”Io ho una faccia sola, speriamo che altri non ne abbiano due’. Mi si è raggelato il sangue, sai quando all’improvviso ti illumini? Questo sta lanciando un messaggio, mi sono detto, ma allora è stato davvero lui”.
(Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 9/3/2006)
I detenuti [del Carcere parmigiano di Via Burla] capiscono subito. Stanno portando dentro Mario Alessi e Salvatore Raimondi, i due assassini di Tommaso. E allora, come quando nelle carceri scoppia la rivolta, parte «la battitura». Pentole, tegami e tutto ciò che può fare rumore viene battuto contro la porta, i muri, le sbarre della finestra. [...] i due arrestati arrestati sono guardati a vista. La donna, Antonella Conserva, è chiusa nella sezione del 41 bis, di massima sicurezza, perché qui a Parma non c´è la sezione femminile. Fra qualche mese gli uomini potranno passare nella sezione dei «protetti», dove collaboratori di giustizia, pedofili, parenti delle forze dell´ordine, violentatori sono tenuti lontano dagli altri detenuti.
(La Repubblica 05/04/2006, pag.15 Jenner Meletti)
Se l’indagine della Procura di Bologna ha concluso che si è trattato di un rapimento a scopo di estorsione, individuando i quattro presunti responsabili (Mario Alessi, la convivente Antonella Conserva, Salvatore Raimondi e il capomastro Pasquale Barbera) di cui solo Alessi accusato di omicidio, a casa Onofri le ipotesi virano verso un’altra direzione: ”Ora conosco molto bene il luogo dove è stato sepolto mio figlio. Ci sono andata con le mie gambe, a ripulirlo dalla sterpaglia e dai rifiuti. Mi sono fatta l’idea che Alessi potrebbe non esserci andato da solo e a piedi quella notte. Forse quando Tommaso è stato ucciso erano in due”. La ricostruzione degli investigatori, basata sul racconto di Salvatore Raimondi, ritenuto il più attendibile, lascia intendere che Alessi abbia ucciso e sepolto il bambino da solo, occultando il cadavere sotto uno strato di fango e paglia, in una zona isolata e buia, lungo la via del Traglione, una stradina che da un lato taglia i campi e dall’altro costeggia il greto del fiume Enza. Ma dalla strada al luogo della sepoltura corrono diverse centinaia di metri.
(Grazia Maria Mottola, ”Corriere della Sera” 5/3/2007)
Il sequestro e l’omicidio del piccolo Tommaso Onofri si sono rimaterializzati ieri in un’aula di giustizia, dove Mario Alessi per la prima volta ha deciso di rispondere alle domande delle parti, descrivendo anche il ruolo di primo piano svolto dalla sua ex compagna, Antonella Conserva. Davanti alla corte d’assise d’appello di Bologna si è scoperto che la donna, condannata in primo grado a trent’anni, non solo sarebbe stata al corrente del progetto di sequestrare il bambino alcuni mesi prima, ma avrebbe anche scritto di suo pugno la lettera con la richiesta di riscatto quando Tommy era già morto. Lei ha negato tutto, mentre il muratore siciliano, condannato all’ergastolo dalla corte d’assise di Parma, ha ricordato i momenti più drammatici del rapimento e della morte di Tommaso alla presenza della madre del bimbo, Paola Pellinghelli, che non ha retto alla crudezza del racconto: quando Alessi, addossando tutta la responsabilità dell’assassinio a Salvatore Raimondi (condannato in appello a 20 anni con rito abbreviato), ha descritto il modo in cui il piccolo è stato ucciso, la donna è uscita dall’aula. «Prima Raimondi mi disse che era morto soffocato, poi lo vidi che lo colpiva con una vanghetta». Il muratore, che dopo aver risposto per tre ore alle parti civili ha reso anche una lunga dichiarazione spontanea, ha rievocato le fasi del sequestro fin dalla sua ideazione, e ha chiamato in causa la donna che all’epoca stava con lui, Antonella Conserva, anche lei presente in aula. Alessi sostiene che la ex compagna era al corrente del progetto di rapire il piccolo già nel dicembre precedente (la morte di Tommaso Onofri è avvenuta il 2 marzo del 2006). Ma non è tutto, perché la Conserva avrebbe confezionato personalmente i passamontagna per il sequestro, servendosi del tessuto elasticizzato di un paio di pantaloni. Dopo l’omicidio del piccolo poi, la donna e il fratello avrebbero scritto la lettera alla famiglia chiedendo il riscatto: «Io però quando la scoprii la bruciai», ha precisato Alessi. Riguardo al coinvolgimento tardivo dell’ex compagna, finora negato, ha spiegato: «Avevo giurato su mio figlio che non avrei coinvolto la Conserva, ma un sacerdote in carcere mi ha detto che i giuramenti su presupposti falsi non hanno valore, così ho deciso di disattenderlo». Nel pomeriggio è stato il turno della donna, che prima ha respinto la versione di Alessi e poi, messa a confronto con l’ex compagno, ha dato vita a un violento scambio di accuse. Ha cominciato il muratore: «Sapevi tutto, eri a conoscenza di tutto, è inutile mentire, ora ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Forse non eri venuta a prendermi dopo che il piccolo era morto?». E lei, di rimando: «Assolutamente no. Ricordati che mi avevi giurato che la violenza sessuale per cui eri stato condannato in Sicilia non l’avevi commessa». La lite è proseguita in un crescendo di colpi bassi: «Qui stiamo parlando di un reato che abbiamo commesso tutti noi, siamo stati grandi mascalzoni, non ti nascondere! Mi avevi anche detto che per avere più notizie per realizzare il sequestro ti eri offerta alla mamma di Tommaso per aiutarla nei lavori di casa e che non aveva accettato». A questo punto la mamma di Tommaso ha lasciato l’aula piangendo, ma è tornata dopo qualche minuto. La replica della Conserva: «"Non è vero, non ho mai proposto a nessuno di mettermi a servizio». L’uomo l’ha incalzata ancora: «Con quella faccia non la racconti bene, ce lo meritiamo l’ergastolo. Io non ho ucciso il piccolo, per questo ho la coscienza pulita, ma dobbiamo pagare per l’azione che abbiamo fatto. Come fai ancora a non pentirti?». Ma l’ex compagna ha ribattuto: «Sei proprio un falso, vergognati! Devi dire la verità». Il presidente della corte Aldo Ranieri ha sospeso il confronto dopo l’ultima accusa di Alessi, perché i due non facevano che ripetere gli stessi argomenti: «Per noi il paradiso non c’è, questa è una criminale come lo sono io». Oggi il processo riprende con la discussione fra le parti.
(Franco Giubilei, la stampa 18/09/2009)
Ha scelto lui, Rudy Hermann Guede. Per raccontare la verità, 28 mesi dopo il delitto, l’ivoriano accusato dell’omicidio di Meredith Kercher si è fidato di Mario Alessi, il muratore siciliano condannato all’ergastolo per aver rapito e ucciso, la sera del 2 marzo 2006, il piccolo Tommaso Onofri. Al killer, che ha due volte la sua età e il doppio di anni da scontare, ha detto quel che si è rifiutato di confessare ai giudici di Perugia, nonostante due gradi di giudizio. E lui, il manovale siciliano trasformatosi in infanticida, ha inviato una lettera all’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito (coimputato assieme ad Amanda Knox dell’omicidio di Metz), chiedendo un incontro. E’ il 9 novembre 2009. All’avvocato Bongiorno Alessi racconta il contenuto della «confessione» di Rudy alla quale avrebbero assistito altri tre detenuti del carcere di Viterbo. Non solo. Delle confidenze Alessi aveva messo a parte anche suor Annunziatina e padre Antonio, i due religiosi che operano nel carcere.
(Alessandra Cristofani, La Stampa 6/3/2010, pagina 18)