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 2010  settembre 02 Giovedì calendario

RETRIBUZIONI QUASI FERME A LUGLIO IN 4,7 MILIONI ANCORA SENZA CONTRATTO


ROMA - Seppure in modo lieve, i salari sono aumentati. Un "privilegio" per pochi perché i lavoratori che l´aumento in busta paga non l´hanno visto sono sempre di più. Il motivo? Non hanno ottenuto il rinnovo del contratto. Materia scottante di questi tempi, basta guardare al caso Fiat, dove l´ad Marchionne, vorrebbe "cancellare" quello nazionale. Un´offensiva che vede schierati gran parte degli industriali.
Non va meglio nella Pubblica amministrazione, dove la riforma Brunetta (più soldi ai meritevoli) fatica a vedere la luce visto che nelle casse dello Stato, complice la crisi, i soldi scarseggiano. Unica nota positiva – a proposito delle casse statali – sono i dati sul fabbisogno dei primi otto mesi del 2010 (circa 51.700 milioni), inferiore di 9,1 milioni a quello dell´analogo periodo 2009. Inversione di tendenza invece nel solo mese di agosto (900 milioni in più) sullo stesso mese del 2009.
E se molti contratti sono fermi, quelli dei dipendenti pubblici sono inchiodati al dicembre 2009. S´è difeso meglio chi ha strappato il rinnovo. Dall´inflazione innanzitutto, che l´Istat ha stimato all´1,7%. L´indice delle retribuzioni contrattuali "per ora lavorata" è infatti aumentato a luglio dello 0,1% rispetto a giugno e del 2,4% su luglio 2009. È cresciuto anche il costo del lavoro "per ora lavorata" nelle grandi imprese (+ 1,0% a giugno). Questo, su maggio.
I settori dove gli incrementi delle retribuzioni "per ora lavorata" sono stati più elevati sono alimentari, bevande e tabacco (+5,2%), telecomunicazioni (+4,5%), Regioni e autonomie locali (+4,3%), Servizio sanitario nazionale (+4,2%). Aumenti minori nei pubblici esercizi e alberghi, ministeri, scuola, militari-difesa e attività dei vigili del fuoco (in tutti i casi l´aumento è stato dello 0,6%).
Non sono pochi i dipendenti che attendono il rinnovo contrattuale: 4,7 milioni di lavoratori che corrispondono al 39,3% del monte retributivo totale. Con il contratto nuovo in tasca oggi ci sono invece il 60,7% dei lavoratori (8,3 milioni). Ma se nei prossimi sei mesi non ci saranno rinnovi, la quota di dipendenti con un contratto, stima l´Istat, scenderà a dicembre al 58,8% e a gennaio 2011 toccherà il 34,9. In pratica un dipendente su tre vivacchierà con i vecchi accordi, almeno per ciò che riguarda la parte economica.
Retribuzioni, ma non solo. L´Istat, come sempre, ha puntato gli occhi sul mondo delle grandi imprese e la fotografia scattata non è migliore delle precedenti. L´emorragia di posti di lavoro non si ferma: a giugno gli occupati nelle aziende con almeno 500 dipendenti sono diminuiti di oltre 36.000 unità rispetto a giugno 2009, e dello 0,1% su maggio 2010. Un calo che si fa meno dirompente se calcolato al netto della Cig (-0,6% su giugno 2009). E se la grande industria continua a perdere occupati la crisi sta mordendo anche i servizi, che hanno perso 17.700 posti.
Quel travaso di lavoro da un settore, l´industria, a un altro, il terziario, sembra si sia interrotto. Con grande preoccupazione dei sindacati. «Nell´industria - commenta Fulvio Fammoni, segretario generale della Cgil - si tratta ormai di una vera e propria voragine, ma anche nelle grandi imprese dei servizi, per anni elemento di riequilibrio numerico al calo dell´industria, la discesa negli ultimi due anni è verticale». E Guglielmo Loy, segretario Confederale Uil, avverte sempre più concreto «il rischio non solo di perdere competitività, ma anche e soprattutto forza lavoro», mentre Giorgio Santini (segretario confederale Cisl) chiede di «rafforzare la regìa dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per costruire prospettive di uscita alle molte vertenze ancora aperte». Ministero, quello dello Sviluppo economico, che però da quattro mesi non ha un titolare. E i sindacati, uniti questa volta, chiedono a gran voce che venga nominato. Al più presto.