PAOLA COPPOLA JAIME D´ALESSANDRO, la Repubblica 1/9/2010, 1 settembre 2010
ADDIO AL DIVANO DI CASA ORA SI GUARDA SUL WEB
Due anni fa l´annuncio: Internet sta per superare la televisione. Sempre più spesso, sosteneva un´indagine della Nielsen, in Italia come nel resto d´Europa al piccolo schermo si comincia a preferire il display del computer o del cellulare. Ora la conferma che la tendenza è ormai irreversibile.
In Inghilterra, mercato fra i più avanzati al mondo, secondo una ricerca appena pubblicata da Radio Times e SeeSaw.com, un terzo degli spettatori guardano i programmi televisivi sul monitor del portatile o dello smartphone. Percentuale che fra gli studenti sale fino a raggiungere il 56 per cento. Integrazione della tv con il Web quindi, più che sorpasso vero e proprio. Moltiplicazione dei modi e dei tempi di fruire i contenuti televisivi, poco importa poi che arrivino sullo telefonino, sulla tv di casa connessa alla Rete, sul monitor del pc.
All´Ifa di Berlino, la grande fiera di tecnologia che apre i battenti venerdì, da colossi del calibro di Sony, Google, Samsung, Panasonic, Toshiba e in seguito Apple, si attendono annunci importanti sotto questo profilo. La nascita di una nuova generazione di decoder e televisori capaci appunto di mettere sullo stesso piano sempre più servizi provenienti da Internet con quelli del digitale terrestre o della parabola. Film, telefilm, show in chiaro o a pagamento, video prodotti dagli utenti, siti di informazione multimediali e chi più ne ha più ne metta, tutto integrato e gestibile con il telecomando.
«È una fusione», commenta Vanni Codeluppi che insegna Sociologia dei consumi presso l´Università di Modena. «La creazione di un mezzo ibrido che da noi si sta facendo largo soprattutto grazie ai serial televisivi. E questo significa che nel tempo, anche in Italia, il pubblico tradizionale verrà affiancato da uno molto più interattivo».
Già, nel tempo. Perché nel nostro Paese questo passaggio è frammentario, disorganizzato, frutto dell´uso massiccio solo di YouTube e dei software peer to peer per scaricare illegalmente le puntate di Lost e Romanzo Criminale. O, se si preferisce, conseguenza inevitabile della renitenza dei grandi network nazionali, Rai esclusa, di sfruttare il Web. Comunque la si voglia vedere, tutt´altra musica rispetto a quel che è già oggi è disponibile negli Stati Uniti o a Londra e dintorni, dove ad esempio la Bbc con il suo Project Canvas intende mettere in piedi una piattaforma video sul Web a trecento sessanta gradi.
«Alla fine però nel consumo dei contenuti televisivi online i nostri giovani possono essere paragonati agli inglesi», sostiene il sociologo Alberto Abruzzese. «Gran parte di loro fruiscono da tempo i contenuti multimediali in maniera diversa rispetto al qualche anno fa». E, aggiunge Giuseppe De Rita, presidente del Censis: «Tutto questo porta a uno spostamento inevitabile dei gusti e delle scelte degli spettatori».
La grande speranza, fino a qualche tempo fa, sembrano essere i telefonini, vera passione degli italiani. Lo strumento perfetto per vendere contenuti video considerando che circa metà della popolazione non è ancora mai entrata sul Web. Eppure qualcosa non ha funzionato.
«Molte aziende della telefonia mobile hanno intrapreso questa strada», spiega Andrea Rangone del Politecnico di Milano, che segue da anni e con attenzione tutto quel che riguarda i consumi su dispositivi mobili e sulla Rete. «Ancora oggi ci sono oltre 30 canali tv per smartphone, ma hanno pochissimi utenti. Quel che sta crescendo in maniera esponenziale è invece il numero di persone che guardano video sui siti dei grandi quotidiani online, dei gruppi editoriali, dei portali. È televisione? Non è quella del passato, magari però è quella del futuro».