MATTIA BERNARDO BAGNOLI, La Stampa 1/9/2010, pagina 16, 1 settembre 2010
Una portaerei per due Francia e Inghilterra uniscono le marine rivali - Orazio Nelson, poveraccio, si starà rivoltando nella tomba
Una portaerei per due Francia e Inghilterra uniscono le marine rivali - Orazio Nelson, poveraccio, si starà rivoltando nella tomba. Lui che ai francesi ha dato la caccia in tutto il Mediterraneo e per batterli - 22 navi a zero, a Trafalgar - ci ha rimesso pure la pelle. Eppure l’impossibile sembra in rotta d’arrivo: la Gran Bretagna e la Francia condivideranno l’uso delle loro portaerei. Gli acerrimi nemici d’un tempo - complice anche la Grande Crisi dei conti pubblici di Sua Maestà - andranno dunque a braccetto tra gli oceani della Terra. Ne guadagna l’erario, con un probabile taglio ai cantieri navali di qualche miliardo di sterline, e la «flessibilità» strategica. Ipotesi che, se piace ai politici, fa inorridire esperti militari, lavoratori dei cantieri navali e le aziende leader nel settore della difesa. Che sul rimpiazzo delle due portaerei della Royal Navy ci contano e non poco. L’idea è già in stato avanzato. Il premier britannico David Cameron e il presidente francese Nicolas Sarkozy dovrebbero, stando alle indiscrezioni raccolte dal Times, annunciare il piano durante il summit di novembre. Liam Fox, ministro della Difesa britannico, incontrerà venerdì i colleghi francesi a Parigi. «Liam - ha confidato una fonte del Ministero al quotidiano britannico - ha detto chiaramente di voler stabilire più cooperazioni». Prima, però, bisogna affrontare il giogo della Comprehensive Spending Review, prevista per ottobre, per capire quanto si potrà spendere in futuro. Una delle due nuove portaerei messe in cantiere dai laburisti potrebbe saltare. Ecco allora che il patto coi francesi garantirebbe, per il futuro, doppia potenza di fuoco anche con una nave in meno. Intanto l’accordo con la Francia farebbe sì che una delle ammiraglie sia sempre per mare. Ora, invece, vi sono dei periodi in cui le portaerei britanniche stanno attraccate nei porti per manutenzione. Per prevenire poi il rischio di stallo in situazioni di emergenza, i funzionari britannici hanno pensato a come reagire nel caso in cui gli interessi nazionali vengano messi a rischio - un caso per tutti, le Falkland - quando sono i colleghi francesi a essere di turno: le portaerei tornerebbero a far riferimento ai comandi nazionali. Il piano presenta diversi interrogativi. «L’utilizzo condiviso delle navi - ha detto un ufficiale della Royal Navy - richiederebbe una completa condivisione degli obbiettivi» per ogni operazione. «Che cosa accade se decidiamo di condurre una missione che non piace ai francesi?», si domanda allora Gwyn Prins, esperto della London School of Economics. E poi i nuovi jet che la Royal Navy ha preordinato avendo in mente i rimpiazzi delle sue portaerei non sono in grado di operare sull’ammiraglia francese e viceversa. E poi c’è il capitolo dei posti di lavoro. Cantieri navali come quelli di Glasgow ed Edimburgo vivono intorno ai due appalti, che impiegano 10 mila persone. Che fare? «Noi abbiamo un contratto per consegnare due portaerei - spiega senza girarci intorno Steven Carroll, project director della Bae, colosso dell’industria bellica internazionale -. Abbiamo già speso un miliardo di sterline». Pare difficile che il progetto della seconda portaerei venga abbandonato. Eppure i segnali sono chiari: le condizioni sono cambiate. Con buona pace di Nelson.