Gianluigi Nuzzi, Libero 31/8/2010, 31 agosto 2010
SPATUZZA RICORRE AL TAR PER LA PATENTE DA PENTITO
Gaspare Spatuzza ci riprova e ricorre al Tar. Vuole il patentino da pentito a spese dello Stato con stipendio e casa gratis anche se la commissione centrale di protezione già a giugno ha bocciato la sua richiesta. L’aspirante pentito che accusa Berlusconi e Dell’Utri di aver creato Forza Italia nella provetta di Cosa Nostra sa bene che la matematica non è un’opinione: per svelare presunti segreti criminali hai a disposizione centottanta giorni e stop. Insomma sei mesi che sono uguali in ogni angolo del Paese, in ogni procura. Almeno, così dovrebbe essere visto che proprio questo è il periodo che la legge indica agli aspiranti pentiti per raccontare tutto quello che sanno, accedendo poi al servizio di protezione.
FUORI TEMPO
Una riforma voluta per evitare dichiarazioni telecomandate, ripetute a pappagallo, a orologeria o come quelle alla Ciancimino centellinate da tempi memorabili. E, infatti, Ciancimino non è un pentito. Ma quando si parla di Berlusconi, Dell’Utri & C sembra che le leggi ordinarie non vadano più bene e si appellano spartiti speciali. Così Spatuzza non si rassegna a perdere tutti i possibili privilegi pur avendo superato di gran lunga i tempi concessi, di lungandosi con i verbali tra il 2008 e il 2009 oltre i sei mesi previsti.
Questo stando ai conteggi proprio della commissione che gestisce i pentiti, presieduta da Alfredo Mantovano e che già a metà giugno aveva bocciato la proposta dei pm di dare la protezione di Stato all’ex uomo di fiducia dei fratelli Graviano. Conteggi che ora gli avvocati impugnano davanti al tribunale amministrativo.
Ma, appunto, non è tanto rilevante la parte dei conteggi quanto lo schema difensivo scelto da Spatuzza visto che fonda il suo ricorso su una presunta “inimicizia personale”, e una guerra politica che avrebbe determinato la scelta della commissione.
NON DEVE GIUDICARE
Nel ricorso i difensori del dichiarante, infatti, se la prendono con Mantovano che, al pari di un giudice di un collegio giudicante, avrebbe dovuto astenersi dal presiedere la commissione centrale del servizio di protezione. Perché? Mantovano aveva già pubblicamente “bocciato” Spatuzza e quindi, si può desumere, aveva un pregiudizio nei confronti della richiesta di ammissione. Anzi Mantovano in alcune dichiarazioni aveva accusato i magistrati che ascoltavano Spatuzza di «palese violazione di legge» avendo raccolto le rivelazioni dell’ex mafioso oltre il limite dei sei mesi dal primo verbale imposto dalla legge.
Non siamo esperti in legge e cavilli ma l’argomentazione appare pretestuosa. Si dice che Mantovano doveva astenersi, paragonando così il suo ruolo a quello di un componente di un collegio giudicante. Mantovano è sì un magistrato ma da tempo ha messo la toga al chiodo. Oggi copre una funzione politico-amministrativa. La commissione centrale non è un tribunale tanto che Spatuzza èliberodifaretutteledichiarazionichecredealleprocureel’inammissibilità non pregiudica il suo percorso da pm a pm. Ma gli avvocati nel loro ricorso
fanno finta di ignorarlo e indicano l’articolo 51 del codice di procedura civile che indica proprio i casi in cui prevedere “l’astensione del giudice”. Vedremo come il Tar valuterà questa impostazione, la fondatezza della denuncia delle presunte «gravi ragioni di convenienza» che dovevano appunto spingere il (neo? Presunto?) “giudice” Mantovano ad astenersi.
Ma c’è un altro aspetto che gli avvocati portano a sostegno per giustificare in qualche modo i possibili ritardi di Spatuzza: il suo timore di rappresaglie e conseguenze personali visto che Berlusconi nel frattempo era diventato premier. Secondo i penalisti che assistono Spatuzza questa paura dovrebbe fungere da attenuante, una sorta di esimente, un po’ come la “legittima difesa”: non ha parlato perché aveva paura. Se il Tar accettasse questo ragionamento andrebbe a creare un precedente pericoloso vanificando lo sforzo del legislatore che è stato appunto quello di indicare dei paletti nelle confessioni, indipendentemente dalle paure degli aspiranti pentiti.
DAGLI AL POLITICO
Se infatti passasse questo schema difensivo nel futuro ogni Spatuzza di turno che accusa alte cariche istituzionali avrebbe diritto a un supplemento di tempo nelle dichiarazioni derivante proprio dalla presumibile paura che attanaglia chi appunto accusa personaggi importanti, premier e presidenti. Di conseguenza passerebbe la regola che se tiri in ballo politici importanti avrai più tempo nel costruire le tue dichiarazioni.
Alla faccia dei poveri cristi che magari svelano nomi, cognomi, covi di pericolose famiglie di killer, magari con stretti parenti assassini ancora liberi come i propri figli, e che devono chiudere i verbali in sei mesi. Insomma, la palla passa ora al Tar ma le argomentazioni sembrano davvero traballanti.