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 2010  agosto 31 Martedì calendario

Intervista a Edoardo Molinari - «La Ryder Cup? Era il nostro sogno fin da bambini...» - Però, questi fratelli Moli­nari! Stanno dominando lo European Tour manco fos­se una banale Coppa Fami­glia di club e stanno anche rendendo i golfisti italiani dei «lieto-fine dipendenti»

Intervista a Edoardo Molinari - «La Ryder Cup? Era il nostro sogno fin da bambini...» - Però, questi fratelli Moli­nari! Stanno dominando lo European Tour manco fos­se una banale Coppa Fami­glia di club e stanno anche rendendo i golfisti italiani dei «lieto-fine dipendenti». Non bastava il trionfo in cop­pia nella World Cup. E nep­pure quello di Edoardo nel prestigioso torneo di Loch Lomond nel luglio scorso. E nemmeno la storica convo­cazione di Francesco nel te­am europeo di Ryder Cup. No. Perché, per dimostrare che sono due campioni in grado di riuscire in tutto, ma­gari anche di costruire sulla casella degli Imprevisti del Monopoli, la coppia è vola­ta fino in Scozia e lì, nel ven­to e nel freddo di Glenea­gles, ha siglato un ennesimo miracolo. Un miracolo golfi­stico, naturalmente, per il quale persino Colin Montgo­merie, capitano di Ryder Cup, stentava a trovare ag­gettivi. «In venticinque anni di carriera - spiegava in con­ferenza stampa - non ho mai assistito a qualcosa del genere». Dunque, questa la crona­ca: a Gleneagles, se domeni­ca Francesco si è piazzato terzo, Edoardo ha vinto in pieno Tiger-style con a tre birdies finali, che, oltre al successo, gli hanno anche garantito l’ultimo dei posti disponibili per allinearsi a Chicco nella squadra euro­pea di Ryder. Per il golf italia­no la presenza di due gioca­tori nella rappresentativa del vecchio continente rap­presenta un momento stori­co: mai nella storia due fra­telli avevano preso parte al­la sfida tra i pro europei e quelli degli Stati Uniti, mai due azzurri avevano con­temporaneamente parteci­pato alla manifestazione golfistica più importante del pianeta. Due fratelli e per di più due italiani nel team: che si può volere di più dalla vi­ta? «Magari festeggiare! - ri­sponde un raggiante Edoar­do, mentre in macchina viaggia alla volta di Crans sur Sierre e dell’ennesimo torneo - . Dopo l’ultima bu­ca di domenica ho perso di vista Francesco. Non l’ho più incontrato, così non sia­mo riusciti a festeggiare, ma di certo ci rifaremo alla gran­de ». Per qualificarti nel team di Ryder Cup, serviva una vittoria. Ma in uno sport co­me il golf nel quale esisto­no mille variabili indipen­denti, come si fa a vincere proprio quando si deve? «Ci vuole un pizzico di for­tuna, naturalmente. Ma so­prattutto è obbligatorio cre­dere al 100% in quello che si sta facendo». In una scala da zero a die­ci, quante erano allora le tue motivazioni? «Millecinquecento!» Avere dei pezzi da novanta come Harrington, Casey, Rose e Donald in lizza con te per un posto in squadra, ti ha tolto o piuttosto ti ha aggiunto pressione? «Direi un po’ e un po’. Dal canto mio, poi, per alleggeri­re la tensione, ho solo cerca­to di non pensarci, anzi, di pensare che era impossibile centrare la convocazione». Dì la verità: quante volte da bambini, tu e France­sco, avete finto di trovarvi in una situazione come do­menica scorsa, appaiati in testa a un torneo? «A dire la verità, abbiamo giocato mille volte immagi­nandoci nel team europeo. Ed esserci riusciti veramen­te, beh, è pazzesco». Costantino Rocca era fino a ieri l’unico italiano ad aver giocato la Ryder Cup. Che ricordi hai di lui in quelle occasioni? «Mi vengono in mente l’edizione giocata a Valder­rama quando stracciò Tiger Woods e la famosa buca in uno realizzata in America. Ecco, di Rocca vorrei avere la tranquillità nei momenti delicati». Lo hai sentito? «Si, mi ha telefonato do­menica sera per farmi i com­plimenti. Forse verrà a se­guirci in Galles. Sarebbe fan­tastico ». E Colin Montgomerie, il ca­pitano, cosa ti ha detto? «Solo questo: mi vuoi aiu­tare a vincere la Ryder Cup?» Scontata la risposta. Dunque, appuntamento in Galles all’inizio di ottobre per la Ryder Cup, dove il golf di Francesco, più costante della costante di Hubble, e quello di Edoardo, più estro­so dell’estro armonico di Vi­valdi, saranno le armi in più a disposizione dell’Europa.