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 2010  agosto 29 Domenica calendario

La transumanza Strasburgo-Bruxelles costa 250 milioni l’anno - Contenere gli sprechi. Impera­tivo inflazionato e snobbato soprat­tutto da chi avrebbe il potere di ta­gliare le spese inutili e non ci tenta nemmeno

La transumanza Strasburgo-Bruxelles costa 250 milioni l’anno - Contenere gli sprechi. Impera­tivo inflazionato e snobbato soprat­tutto da chi avrebbe il potere di ta­gliare le spese inutili e non ci tenta nemmeno. Prendiamo gli europar­lamentari. Spendono tanto denaro dei contribuenti per scorrazzare su e giù tra Bruxelles e Strasburgo inse­guendo commissioni e sedute ple­narie. Ma se qualcuno tenta timida­mente di fare obiezioni viene subi­to zittito. Com’è successo nello scorso maggio quando la maggio­ranza dei parlamentari ha sdegno­samente votato contro l’accorpa­mento delle due prossime sedute di settembre al Parlamento di Stra­sburgo. Con un aggravio di spesa collettiva di ben 17 milioni di euro. Noccioline direbbero alcuni. Un te­soro penserebbero i comuni morta­li. Ma perché questo ostruzioni­smo? Difficile spiegarlo se non si pensa male. Facciamo due conti. Il Parlamento vanta due sedi: una a Bruxelles con tanto di emiciclo che può contenere tutti i rappresentan­ti dei Paesi membri, l’altro a Stra­sburgo che ospita le sedute plena­rie. Ma gestire la sede staccata fran­cese diventa un’odissea perché due volte al mese, tutti, ma davvero tutti, emigrano. Dipendenti, uscie­ri, assistenti, parlamentari, docu­menti. Già, i documenti, rigorosa­mente cartacei, vengono trasferiti con dei tir da Bruxelles a Strasbur­go. Questo trasloco in pompa ma­gna, assieme ai costi di manuten­zione della sede di Strasburgo, co­sta circa 250 milioni di euro all’an­no. Vale a dire un miliardo di euro in quattro anni. Ma il valore dei sol­di è un optional per la burocrazia europea che si trincera dietro il (ve­tusto) Trattato di Lisbona. Lì c’è scritto che il Parlamento debba ave­re due sedi, una per le commissio­ni, un’altra per le riunioni generali. Si potrebbero modificare le regole? Certo, ma è troppo complicato. Me­glio lasciare tutto com’è. Neppure in via eccezionale si evita la doppia transumanza da 450 km di 733 par­lamentari, 3.000 assistenti e porta­borse, più la montagna di docu­menti. Neppure in nome del bistrat­tato Ambiente, tutelato solo a paro­le, si tenta di mitigare i danni. Infat­ti - altro dato poco conosciuto - il massiccio e ripetuto spostamento dell’Europarlamento provoca l’emissione nell’aria di 20.000 ton­nellate di anidride carbonica. Non male per un’assemblea di soloni che approva in continuazione ap­pelli e risoluzioni invitando gli Stati a risparmiare denaro e a contrasta­re l’inquinamento. Ma ci sono anche quelli che non ci stanno. E i loro appelli verbali, ora si mettono nero su bianco. Per vedere che effetto che fa. La provo­cazione numero uno è partita da una donna,l’onorevole Amalia Sar­tori. La signora ha preso carta e pen­na e ha scritto una bella letterina al presidente francese, Sarkozy, invi­tandolo a mettere da parte le ambi­zioni pol­itiche personali e conside­rare seriamente l’ipotesi di trasferi­re a Bruxelles le sedute plenarie di Strasburgo per contenere gli spre­chi. «Tutti sanno che solo lei può consentire che le tre sedi della Ue possano svolgere i propri lavori in un’unica città che è ormai per tutti Bruxelles - scrive Sartori - . Assuma la difficile e storica decisione di ri­nunciare alle 12 sessioni annuali di Strasburgo». Insomma, un invito al presidente francese a fare un passo indietro e riqualificare Strasburgo in altro modo. Come? «Destinando – suggerisce Sartori - i 1000 uffici, le 29 saleriunioni,l’emiciclo per 1400 persone alla scuola di formazione per amministratori pubblici euro­pei ». La parlamentare invoca «reali­smo politico» e «rigore e risparmio da parte di tutti». La lettera, condivi­sa e sottoscritta da altri europarla­mentari, è arrivata a destinazione. La risposta verrà data (forse) al­l’apertura del Parlamento il 6 set­tembre prossimo. Ma pochi spera­no che sia positiva. Per ora la Ue si sente al di sopra di ogni problema economico visto che lo stesso Bar­roso pretende un aumento per la gestione complessiva della Ue, mentre di tagli non se ne parla nep­pure. Del resto, prima di chiudere per l’estate, l’Europarlamento ha vota­to l’aumento dei fondi a disposizio­ne dei parlamentari per pagare lo staff (1.500 euro a testa in più al me­se) facendo lievitare il bilancio 2010 di 9,4 milioni di euro. L’unica voce di sdegno di questo colpo di mano collettivo? Quella del neo mi­­nistro dell’economia inglese, Geor­ge Osborne, che ha bollato l’aumen­to come «inaccettabile».