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 2010  agosto 29 Domenica calendario

Intervista a Enzo Palmesano - «Aspetto soldi da Bocchino da 14 anni» - Enzo Palmesano, ex diretto­re del quotidiano partenopeo il Roma , ha scritto una lettera a Fi­ni, Schifani e i presidenti dei grup­pi parlamentari

Intervista a Enzo Palmesano - «Aspetto soldi da Bocchino da 14 anni» - Enzo Palmesano, ex diretto­re del quotidiano partenopeo il Roma , ha scritto una lettera a Fi­ni, Schifani e i presidenti dei grup­pi parlamentari. Perché? «Per dire che il prossimo dicembre sono 14 anni che aspetto che Bocchi­no mi paghi lo stipendio». Sta dicendo che l’editore non l’ha mai pagata? «Certo. Sono stato licenziato dal Ro­ma il 15 dicembre 1996 e da allora non mi è stato retribuito un solo gior­no di stipendio e neppure il tratta­mento di fine rapporto». Racconti. «Ero in forza al Secolo d’Italia ,capo del politico. Un giorno mi proposero di andare a dirigere il Roma , che l’ex ministro delle Poste Pinuccio Tatarel­la voleva rilanciare». Come direttore responsabile? «Sì. Direttore politico Tatarella; edi­tore il suo factotum Italo Bocchino». E lei accettò? «Accettai con un accordo politico: tu vai al Roma ma continuerà a pagar­ti il Secolo ». E così è stato? «Fino ad agosto sì. Smaltisco ferie, giorni di riposo arretrati e poi il primo settembre attacco al Roma ». Pagato? «Fino al 30 settembre sì. Dal Secolo . Poi dal primo ottobre avrebbe dovu­to pagarmi Bocchino. Solo che intan­to mi arriva una lettera di licenzia­mento p­er abbandono del posto di la­voro dal Secolo firmata da Franco Ser­vello ». E lei sente puzza di bruciato... «No perché Tatarella e Bocchino mi rassicurano immediatamente: “Stai tranquillo - dicono - è come se la lettera non fosse mai stata inviata. Siamo nel partito, no? È solo un di­sguido” ». E lei si mette il cuore in pace? «Sì. Solo che a fine mese non vengo pagato. Aspetto il mese successivo ma niente. Succede qualcosa il 15 di­cembre, invece... Licenziato!». E perché? «Perché mi sono opposto al licen­ziamento di un giovane collega, Alfre­do Romano, poi diventato direttore della Discussione ». Una ritorsione? «Ma certo. Soltanto che a quel pun­to ho preteso che almeno mi venisse­ro pagati gli stipendi e la liquidazio­ne ». E fa causa? «Mi sono rivolto al sindacato, al­l’Associazione della napoletana del­la stampa a cui ero iscritto e la pratica viene seguita da due avvocati: Porzio e Pulcinaro». Risultato? «Dopo anni il giudice mi dà ragio­ne: dal 1 ottobre al 15 dicembre ’96io ero in forza al Roma di Bocchino e quindi mi spettano, stipendi, liquida­zione e mancato preavviso del licen­ziamento ». Ma di soldi niente? «Macché. Non ho visto una lira. Co­sì ho scritto ai presidenti di Camera e Senato lamentando la situazione». Risposte? «Zero. Da Fini, che mi conosce be­ne, me la sarei aspettata. Soprattutto adesso che si fa alfiere della legalità». Chi l’ha epurata? «Bocchino e Ugo Benedetti, quello dello scandalo Italsanità, di cui Boc­chino era amico e che faceva l’ammi­nistratore del Roma ». Ma lei ha in mano una sentenza? «Ma certo. E grazie a questo posso affermare che Bocchino è l’invento­re del legittimo impedimento». In che senso? «Perché quando iniziò la causa, da­vanti al giudice, arrivò un documen­to con carta intestata della Camera dei deputati in cui si diceva che Boc­chino non poteva intervenire perché impegnato». E adesso cosa intende fare? «Scrivere a Napolitano. L’ho visto giustamente molto sensibile ai licen­ziamenti degli operai di Melfi».