FRANCESCO SPINI, La Stampa 31/8/2010, pagina 30, 31 agosto 2010
Gli 80 anni di Buffett “Lavorerò oltre i 100” - Al traguardo dei suoi primi 80 anni - compiuti ieri - si presenta con una fortuna calcolata, l’anno scorso, in oltre 47 miliardi di dollari: ben oltre l’ultima manovra correttiva varata dallo Stato italiano
Gli 80 anni di Buffett “Lavorerò oltre i 100” - Al traguardo dei suoi primi 80 anni - compiuti ieri - si presenta con una fortuna calcolata, l’anno scorso, in oltre 47 miliardi di dollari: ben oltre l’ultima manovra correttiva varata dallo Stato italiano. Nonostante gli anni, il «leggendario investitore» come pure lo omaggia il Wall Street Journal ha detto al blog del giornale americano, il Deal Journal, che alla pensione non ci pensa proprio: «Voglio lavorare oltre i cent’anni, ma per questo devo imparare a pensare fuori dalle convenzioni». Dopotutto il suo sesto senso per gli affari è parte determinante per il successo della sua holding, la Berkshire Hathaway. I cui azionisti, ogni anno, affollano per un week end la cittadina dove Buffett, anche da ultra miliardario, ha continuato a vivere senza lussi con uno stipendio da 100 mila dollari l’anno: Omaha, nel Nebraska. Tutti, nel corso di queste assemblee-scampagnata, la Woodstock della finanza, come la chiamano, gli fanno domande e lui, magnanimo, non si nega. Ha una parola per tutti, ma gli investimenti più ricchi li riserva alla sua holding. Cosa sarebbe la Berkshire senza Buffett? Se l’è chiesto anche Goldman Sachs, secondo cui la successione rappresenta il rischio principale per il futuro valore della holding e per la sua capacità di generare guadagni eccezionali. Grazie a Buffett e alle sue scelte di investimento, infatti, il patrimonio netto per azione della holding è cresciuto a un tasso annuo composto del 20,3% contro il 9,3% medio dei titolo dell’indice S&P 500. Le statistiche che riguardano questo incredibile uomo d’affari, figlio d’arte (anche suo padre si occupava di finanza), sono impressionanti. Se qualcuno, tanto per fare un esempio, avesse affidato a questo signore - oggi terzo uomo più ricco del mondo - anche solo mille dollari nel 1965, oggi si ritroverebbe in tasca 3,6 milioni. Dai risparmi di un porcellino, si ritroverebbe oggi con un deposito da Zio Paperone. Forte di questi record, la Berkshire è un piccolo impero fatto di una cinquantina di società. Dai piccoli giornali, come The Buffalo News, fino alle ferrovie Burlington Northern Santa Fe. È primo azionista dell’agenzia di rating Moody’s, tanto per non farsi mancare nulla. Il signor Buffett, dunque, ha un valore tangibile per la sua società, difficilmente sostituibile. Anche se il 99% della sua eredità, come ha già stabilito, andrà in beneficenza, gli investitori pensano al futuro della holding. Chi potrebbe essere il successore di un oracolo, di un mito della finanza? Di ipotesi ne sono state formulate diverse nel corso degli anni. Qualcuno dei papabili storici, come il vice presidente Charlie Munger, è ormai decaduto per le stesse ragioni che spingono a considerare la successione di Buffett: l’età. Munger, suo socio storico, ha nientemeno che 86 anni. E allora largo a Louis Simpson, che guida il portafoglio degli investimenti di Geico, assicurazione controllata dalla Berkshire. Niente, nemmeno in questo caso: Simpson che coi suoi 73 anni anni è un giovane virgulto, ha la malaugurata intenzione di andarsene ai giardinetti a fine anno. Anche lui, dunque, è fuori gioco. Non resta che l’outsider. Si chiama Li Lu, ha 44 anni e una storia straordinaria che parte dalle mille traversie familiari e personali vissute nel suo paese d’origine, la Cina, per ritrovarsi - dopo una laurea in fisica a Nanchino - tra i leader della protesta di Tienanmen. Quindi la fuga negli Usa, con tre nuove lauree e la guida di un fondo hedge che dal 2004 a oggi guadagna oltre il 300%. Forse il curriculum di questo manager non basterà per diventare il nuovo oracolo della finanza mondiale. Ma per far parte della futura squadra di comando della blasonata Berkshire, certamente sì.