Elvira Serra, Corriere della Sera 31/08/2010, 31 agosto 2010
PROSTITUTE IN STRADA, IL FEDERALISMO DELLE MULTE —
In attesa di quello fiscale, si radica il federalismo etico. Sempre più trasversale. Oggi a Genova sarà presentata l’ordinanza che vieta di «esercitare con qualunque modalità l’attività di meretricio» firmata dal sindaco Pd Marta Vincenzi. A giorni l’omologo Pdl Franco Tentorio darà il via al provvedimento contro prostitute e clienti di Bergamo.
Era trasversale anche l’asse dei Comuni di Milano, Rimini, Modena, Bologna, Verona, Padova, Olbia e Vicenza che nel 1998 cominciò a studiare iniziative antesignane del decreto 5 agosto 2008 di Roberto Maroni contro «i comportamenti che possono offendere la pubblica decenza».
L’ultima, dunque, è Marta Vincenzi. Dal 25 settembre multerà uomini e donne, fino a 500 euro ciascuno, all’insegna della tutela del decoro urbano. «Ci muoviamo in assenza di una legge. Il disegno del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ancora giace in Parlamento. La prostituzione in Italia non è un reato. Non pensiamo di risolvere noi il problema, ma speriamo almeno di arginarlo, come è successo ad altre amministrazioni che hanno preso l’iniziativa» spiega l’assessore alla Città sicura di Genova Francesco Scidone.
Tra i pionieri, dodici anni fa, c’era Flavio Zanonato (Ds), oggi di nuovo sindaco di Padova con il Pd, che è anche il delegato dell’Anci sulle questioni di sicurezza urbana ed è stato ovviamente tra i primi a convertire le misure antitraffico con cui si mascheravano gli interventi per le prostitute nell’ordinanza contro chi offende la pubblica decenza. Dice: «L’obiettivo non è tanto colpire la prostituzione, perché è un fenomeno contro il quale spero intervenga lo Stato, quanto il disturbo e il degrado che crea. Noi sanzioniamo entrambi, clienti e meretrici, con una pena pecuniaria massima di 500 euro, che si riduce a 200 se si paga entro tre giorni. Il fenomeno è stato ridotto perché il timore di ricevere a casa una notifica si è rivelato il miglior deterrente».
L’Associazione nazionale dei Comuni italiani ha calcolato che un anno dopo l’approvazione del decreto Maroni sono state emesse 788 ordinanze in materia di sicurezza urbana. Il 13% ha disciplinato proprio la prostituzione, che è risultata il tema prevalente delle delibere in Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania e Calabria.
Peraltro, è proprio perché i Comuni dell’hinterland cittadino avevano già preso provvedimenti che il sindaco di Bergamo ha dovuto decidere di firmare a sua volta un’ordinanza ad hoc. «Ormai i clienti venivano tutti qui. Bisognava ridurre questo via vai. L’ufficio competente sta elaborando il testo, appena è pronto lo firmerò» spiega.
A Milano, dove ogni notte tre pattuglie hanno il compito di vigilare sui marciapiedi, da gennaio a oggi sono stati multati dai «ghisa» 1.161 clienti e 4.648 prostitute. «Ma non è possibile che siamo ancora fermi alla legge Merlin» protesta il vicesindaco Pdl Riccardo De Corato.
Più che un modo di fare cassa, le ordinanze non sono altro che un tentativo, dal basso, di contenere la diffusione del mestiere più antico del mondo. A Brescia c’è «divieto di contrattare o concordare prestazioni sessuali su tutto il territorio comunale» (sanzione 500 euro). A Parma 300 euro di multa a chi «arreca disturbo ai condomini, ha comportamenti che turbano la convivenza civile e offendono la pubblica decenza» (vale pure per i clienti). A Zola Predosa, 18 mila abitanti alle porte di Bologna, il sindaco Pd Stefano Fiorini ha proibito di «prendere contatti verbali con dette persone» (le «lucciole»), la multa è di 300 euro. Venezia, Vicenza: la tolleranza verso è la stessa, zero. Prima abbozzata con i 36 euro di multa previsti per «divieto di fermata», diventati ora 500 per chi «offende la pubblica decenza».
Elvira Serra