MARK FRANCHETTI, La Stampa 31/8/2010, pagina 15, 31 agosto 2010
Nella Cecenia delle faide meglio uccidere gli amici - Questa storia è tipica della Cecenia, la piccola regione del Caucaso russo devastata da due atroci guerre tra i militanti islamici e l’esercito di Mosca
Nella Cecenia delle faide meglio uccidere gli amici - Questa storia è tipica della Cecenia, la piccola regione del Caucaso russo devastata da due atroci guerre tra i militanti islamici e l’esercito di Mosca. Da un lato c’è Ramzan Kadyrov, il brutale presidente della regione. Dall’altra i fratelli Yamadayev, uno dei clan più potenti della Cecenia. Per anni i Kadyrov e la famiglia Yamadayev sono stati stretti alleati. Prima hanno combattuto i russi. Poi, con un sorprendente colpo di scena, quando Vladimir Putin ha lanciato la seconda guerra cecena entrambi si sono schierati con la Russia contro i loro ex compagni ribelli. Kadyrov è stato scelto personalmente da Vladimir Putin come leader della Cecenia e da allora ha costruito un formidabile esercito di brutali forze di sicurezza. I fratelli Yamadayev sono stati messi a capo di un letale battaglione d’elite sostenuto dai servizi segreti militari russi per dare la caccia ai ribelli islamici. Le due famiglie non hanno mai perso l’occasione per lodarsi a vicenda in pubblico. Poi, con la crescita del potere di Kadyrov, tutto è andato storto. Il presidente ha voluto mettere sotto il suo controllo le milizie armate di Yamadayev, incontrando la loro resistenza. I nodi sono venuti al pettine in un modo spettacolare due anni fa, quando un convoglio di 50 veicoli di scorta a Kadyrov, che tiene un leone e una tigre come animali da compagnia, ha incontrato una colonna di soldati e guardie del corpo guidati da uno dei fratelli Yamadayev. Con i veicoli dei gruppi rivali che bloccavano la strada, entrambe le parti si rifiutavano di cedere il passo. Decine di muscolosi soldati in tuta mimetica armati di fucili semi-automatici AK-47 e bombe si scambiavano minacce. Si arrivò allo scontro, il cielo era solcato dai traccianti delle mitragliatrici. Alla fine Kadyrov, ansioso di evitare un immediato bagno di sangue, si avvicinò a Yamadayev e, dopo una breve chiacchierata, i due si abbracciarono. Ma in Cecenia è un gesto ingannevole. Due ore dopo l’incidente, conclusosi con i due convogli ripartiti a tutta velocità in direzioni opposte, Kadyrov inviò centinaia di soldati alla base degli Yamadayev, tenendola sotto assedio per tre giorni. Da allora le fortune degli Yamadayev sono entrate in una spirale discendente. Prima è stato ucciso il fratello maggiore, Ruslan, un potente ex comandante e membro del Parlamento russo, preso a fucilate da un killer nel centro di Mosca. Poi è stata la volta di Sulim, tosto comandante delle milizie che avevo incontrato diverse volte in Cecenia. Dopo aver accusato Kadyrov per la morte del fratello si era rifugiato a Dubai. Ma non è bastato a salvarlo e anche lui è stato ucciso. In relazione all’omicidio la polizia di Dubai ha arrestato due uomini legati a Kadyrov. Hanno anche detto che un cugino del leader ceceno ha organizzato l’assassinio ma il Cremlino non ha concesso l’ estradizione. Putin aveva nominato entrambi i fratelli Yamadayev eroi della Russia per il sostegno dato alla Russia nella seconda guerra, ma il governo russo non ha speso una parola quando sono stati assassinati. Da allora Isa Yamadayev, l’altro fratello, è comprensibilmente molto nervoso. Quando andai a trovarlo l’anno scorso non lasciava mai il suo appartamento a Mosca ed era costantemente seguito da guardie del corpo armate. «Sono il prossimo della lista» mi disse. «C’è Kadyrov dietro la morte dei miei fratelli». In effetti, il suo turno è arrivato quando una delle sue guardie ha tentato di sparargli ma è stato arrestato. Al processo il mancato assassino ha fatto una dichiarazione sensazionale: che Kadyrov in persona gli aveva ordinato di uccidere Isa in cambio di un milione di dollari. Se avesse rifiutato il leader ceceno avrebbe fatto uccidere lui e la sua famiglia, così ha detto la guardia del corpo. Si potrebbe pensare che dopo una tale sanguinosa faida Isa Yamadayev e Kadyrov siano nemici giurati a vita. Ripensateci. Questa è la Cecenia. La scorsa settimana Isa ha sorpreso molti facendo pubblicamente la pace con Kadyrov – l’uomo che ha accusato di aver fatto uccidere due dei suoi fratelli e che ha cercato di farlo fuori. Per Isa la motivazione sembra ovvia. Vuole vivere. Ma per Kadyrov? La risposta è ciò che rende degno di essere raccontato questo conflitto bizantino e oscuro. Fin dal suo arrivo al potere Kadyrov ha fatto di tutto per fare affari con alcuni dei suoi più accaniti nemici e avversari. In alcuni casi i suoi emissari hanno usato le minacce, la violenza e anche rapito i parenti dei suoi critici per convincerli a schierarsi con lui. Anche denaro e promesse di potere sono state distribuite a volontà per far tornare le pecorelle smarrite. Perché? Perché questo legittima il potere di Kadyrov. Il risultato è che la minuscola Cecenia negli ultimi anni è diventata teatro di una ondata di rimpatri tra le più strane nel mondo. Nemici giurati che fino a poco fa si uccidevano a vicenda ora si abbracciano offrendo il più curioso degli spettacoli. Persone additate un giorno come terroristi e criminali quello successivo vengono accolte a braccia aperte. La maggior parte degli uomini che ora è con Kadyrov sono ex ribelli incalliti che combattevano contro i russi e uccidevano i ceceni che, come il presidente, si schieravano con Mosca. Ho incontrato molti di questi personaggi e sembrano non vedere alcuna contraddizione nel fatto che dopo aver combattuto contro i soldati russi mandati da Putin ora sono con Kadyrov. L’ironia è che, nonostante tutta la brutalità, o forse proprio grazie a questa, il Cremlino è riuscito a raggiungere in Cecenia un livello di stabilità e un’apparente riconciliazione che gli americani possono solo sognare in Iraq e in Afghanistan; certo, guerre diverse, ma tuttavia, immaginate il presidente Karzai e il Mullah Omah che si stringono la mano. Quel che resta da vedere, ovviamente, è fino a quando può reggere. Sia a Mosca sia in Cecenia è pieno di scettici che credono che la guerra potrebbe scoppiare nuovamente se accadesse qualcosa a Putin o a Kadyrov. Per il Cremlino, dicono gli allarmisti, potrebbe arrivare il giorno in cui pentirsi di aver armato ex ribelli che ora sostengono di essere fedeli alla Russia. Solo il tempo potrà dirlo. Ma l’infida storia delle mutevoli alleanze della Cecenia è così complessa da diventare spesso sconcertante. Meno di un anno fa ho incontrato Buhari Barayev. Nel 2002 suo figlio guidò il gruppo di terroristi ceceni che prese in ostaggio oltre 800 persone nell’assedio al teatro di Mosca. In totale ha perso 25 parenti, tra cui il figlio terrorista e due fratelli, nella guerra contro la Russia. Per cinque anni ha vissuto in esilio in Austria, da dove riversava disprezzo e odio su Kadyrov. Fino a quando il presidente ceceno ha parlato con lui al suo ritorno in patria. Kadyrov ha incontrato personalmente Barayev in aeroporto. Lo ha abbracciato, gli ha offerto un sontuoso banchetto, gli ha regalato un appartamento e un’auto nuova. Quando ho parlato con Barayev nella capitale cecena, a Grozny, mi ha detto di aver avuto torto su Kadyrov in tutti questi anni - il presidente aveva fatto più di chiunque altro per la nazione. Sul display del cellulare teneva una foto di lui e di Kadyrov abbracciati, il presidente vestito con una tuta da ginnastica con «Russia» stampato sul petto. «Mio figlio si sarebbe arrabbiato», mi disse. «Avrebbe disapprovato la mia decisione e non sarei mai riuscito a convincerlo che ho ragione. Ma penso che dopo tutta questa sofferenza si debba saper accettare la sconfitta con dignità».