JACOPO IACOBONI, La Stampa 31/8/2010, pagina 9, 31 agosto 2010
Mentana su La7, esordio da “Cappuccetto rosso” - Enrico Mentana ha sforato, lanciato un’interruzione pubblicitaria che però non arrivava («a tra poco
Mentana su La7, esordio da “Cappuccetto rosso” - Enrico Mentana ha sforato, lanciato un’interruzione pubblicitaria che però non arrivava («a tra poco... spero»), duettato alquanto emozionato con Lerner e Feltri, «il gatto e la volpe» (ospiti del talk show «In onda», subito dopo il tg, un po’ come se stesse nascendo in diretta una specie di terzo polo). Ma per come siamo messi in tv basta scegliere le notizie con criterio, spiegarle, fornir loro un contesto, per compiere un’operazione semplice e astuta. Se poi hai anche un’intervista buona (al marito della partoriente di Messina), un’idea discreta (mandare due giornaliste tra le hostess di Gheddafi), un piglio meno ingessato nella politica, sei già oltre la media imposta dallo Zeitgeist. È partita ieri l’èra di Mentana direttore del tg di La7, una stagione in cui Mitraglia - che tornava in video - s’è ribattezzato «Cappuccetto Rosso» («con tutti gli “in bocca al lupo” che mi sono arrivati...») tradendo così la vera ambizione, farlo lui, il lupo che si mangia i rivali del tg1 e del tg5, chiagnere e fotterli. E naturalmente ieri Enrico ha esordito (in anticipo su tutti, alle 19.57) premettendo «non è che le cose cambiano da ieri a oggi», ma il suo tg è già interessante - errori e lentezze a parte. Col tempo è destinato a esser migliore. Mentre Minzolini e Mimun aprono con Gheddafi e Berlusconi, raccontati con ampio corredo di immagini sgargianti, Mentana ha aperto con lo scandalo della sala parto dell’ospedale di Messina, corredando il servizio con mini editoriale diretto ai telespettatori, stile-casta, «ma chi pagherà? Alla fine non bastano le sospensioni, che spesso sono solo cautelative». Il tg1 proseguiva con la storia dell’italiano morto in carcere in Francia, e poi col dramma di Messina, Mentana si è lanciato invece sulla politica. È, questa, una delle sorprese del suo tg rispetto all’età Mediaset. Se l’apertura col caso di cronaca poteva esser prevedibile, è nettamente aumentata l’attenzione che Cappuccetto rosso dedica alla politica, e la ragione è lampante: può toccare temi che i rivali, diciamo, eludono. Per esempio il processo breve viene titolato «quel cinque per cento potrebbe essere fatale», con riferimento all’accordo quasi totale tra finiani e berlusconiani sui cinque punti, ma il problema è appunto quel «quasi». Il tg1, per capirci, titola «processo breve, continua il confronto». Mentana tra l’altro può spiegare - vero scoop per chi guarda solo la tv - che quella norma ha a che fare coi timori del premier per il processo Mills. Subito dopo scorre un’intervista alla maniera delle Iene a Facci e Travaglio: cosa dovrebbe fare il presidente della Camera? E via così: sul tg5 parlano di cani randagi, Mentana manda le sue inviate tra le «gheddafine», come ha ribattezzato le hostess col Corano per il Colonnello. Da Messina su La7 parla il marito della donna a cui è stato asportato l’utero dopo la rissa tra i medici in sala parto, sul tg1 alle 20.23 stanno già andando le previsioni del tempo, poi un servizio sul Titanic in 3d, quindi uno su Cecina e le palme made in Italy. Il catalogo è questo. Mentana, va detto, sfora, non gli bastano 42 minuti per chiudere, e deve praticamente far saltare il servizio sulla sparatoria di Bratislava. Ma anche Feltri, collegato da Luisella Costamagna, gli vaticina che «farà il botto». È un attaccante veloce, e davanti ha delle praterie.