Alessandro Alviani, La Stampa 31/8/2010, pagina 1, 31 agosto 2010
Turchi ed ebreisono diversi - Starà arrivando una star hollywoodiana o un potente capo di Stato estero? Ieri chi si fosse trovato a passare dalle parti del palazzo della stampa a Berlino si sarà posto questa domanda
Turchi ed ebreisono diversi - Starà arrivando una star hollywoodiana o un potente capo di Stato estero? Ieri chi si fosse trovato a passare dalle parti del palazzo della stampa a Berlino si sarà posto questa domanda. Una coda lunghissima di reporter, come non se ne vedono neanche in occasione delle conferenze della cancelliera Merkel, un esercito di fotografi, una distesa di telecamere pronte a trasmettere l’evento. Ieri mattina, però, al palazzo della stampa non era attesa né un’Angelina Jolie, né un Barack Obama, bensì un ex ministro delle Finanze della città-Stato di Berlino e attuale membro del consiglio direttivo della Bundesbank, Thilo Sarrazin. Il suo libro, «Deutschland schafft sich ab» (La Germania si distrugge da sola), ha infranto più di un tabù e ha finito col dividere il Paese prima ancora di arrivare, ieri, sugli scaffali delle librerie. Sarrazin si scaglia contro gli immigrati islamici: non vogliono integrarsi, hanno ottenuto dal welfare tedesco più di quanto abbiano dato, sono poco istruiti e, riproducendosi in maniera superiore alla media, contribuiscono all’impoverimento intellettuale della Germania, spiega. E non solo: Sarrazin ha scandalizzato il Paese dichiarando che «tutti gli ebrei condividono un determinato gene». Una frase che ieri ha cercato di correggere: mi riferivo ad alcuni nuovi studi citati anche sul New York Times, ma «mi sono espresso in modo poco preciso», ha sostenuto. Troppo tardi: la Spd, il partito in cui Sarrazin milita da decenni, ha deciso di avviare ieri un procedimento per espellerlo. La cancelliera Merkel l’ha criticato per l’ennesima volta, chiedendo indirettamente ai vertici della Bundesbank di metterlo alla porta. E nel pomeriggio, dopo giorni di silenzio, si è mossa anche la Banca centrale tedesca. «Il consiglio direttivo prende le distanze in modo deciso dalle affermazioni discriminatorie del suo membro Thilo Sarrazin», che «danneggiano la reputazione della Bundesbank», si legge in una nota. Per ora, comunque, la Bundesbank ha evitato di cacciarlo, limitandosi ad annunciare «un immediato colloquio» con lui. In fin dei conti soltanto il presidente federale potrebbe licenziare un membro dei vertici della Bundesbank, cosa che finora non è mai successa. Il diretto interessato, dal canto suo, non cede. E davanti a oltre 200 giornalisti snocciola con voce monotona le sue argomentazioni. Esistono migranti e migranti, spiega: ci sono quelli provenienti dall’India, dall’Est Europa, dalla Cina o dal Vietnam, che si integrano e «arricchiscono la Germania dal punto di vista sociale, culturale e sociale»; e poi ci sono gli immigrati arrivati dai Paesi musulmani, che Sarrazin stima in 4-6 milioni. «La maggior parte dei problemi culturali ed economici legati all’integrazione riguarda proprio loro: solo il 3% degli immigrati turchi di seconda generazione sposa un partner tedesco, contro una quota del 70% tra i tedeschi di origini russe», ricorda. E ciò non ha a che fare con le loro origini etniche, bensì con «la loro provenienza dalla cultura islamica». Il problema, inoltre, non si risolve solo con l’istruzione, visto che «per il 50-80% l’intelligenza umana è ereditaria». Fuori dal palazzo della stampa un centinaio di persone protesta, accusando Sarrazin di razzismo. Un’accusa che non tutti condividono: presentando il libro Necla Kelek, una sociologa di origini turche da sempre critica con l’Islam, l’ha difeso, definendolo «un cittadino responsabile che ha pronunciato delle amare verità». Sarrazin, sempre più al centro della bufera, annuisce e lancia la sua sfida: chi mi critica, compresa la cancelliera, dovrebbe prima di tutto leggersi il mio libro.