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 2010  agosto 31 Martedì calendario

I GIORNALI LA PRIMA STORIA NERA A “LUCI ROSSE”

Nono capitolo. Eccolo, alla fine, il palcoscenico della celebrità che Anna ha sognato per una vita, eccolo, come un appuntamento postdatato. Ecco - mentre ancora si indaga sulla dinamica dell’omicidio - il corpo di Anna su tutti i giornali, in tutte le pose. Ecco la copertina di Men “Settimanale per soli uomini”, con lo strillo che grida: “Il diario segreto della Marchesa – Un milione di copie”, e lei in posa, a gambe divaricate. È una violenza, questa, l’ennesima subita da Camillo? Oppure il trionfo atteso per una vita, che arriva per vie impescrutabili? Ecco il settimanale scandalistico, Stop, che promette in copertina “Mille nomi nel giallo della marchesa”. In una Italia che non conosce ancora la liste nere degli scandali, le piddue e le vallettopoli che verranno, i “Mille” (nientemeno!) partner coinvolti nei giochi di coppia dei Casati Stampa.
Sulla copertina di Stop, Anna appare in primo piano, con gli occhi bassi e un’aria vagamente imbronciata, una foto in bianco e nero sgranata. Per quanto possa sembrare incredibile, nella parte bassa della pagina c’è persino una foto di Pippo Baudo con una sigaretta in bocca e uno strillo che assicura: “Ma Pippo non c’entra”. Uno strano modo di scagionarlo, quello di inserirlo nella telenovela. Pippo non c’entra davvero nulla: è solo uno dei tanti nomi celebri che Anna cita nel suo rendiconto di cose lette o viste in tv. Già, perché i giornali, all’inizio titubanti, hanno visto improvvisamente lievitare le loro tirature, e adesso non si accontentano più dei brandelli di diario che scappano fuori di qui e di là, delle riproduzioni anastatiche di lettere vere o presunte, di brani autografi, di memoriali della servitù. La rilettura di questa sterminata produzione sembra una risposta per tutti coloro che in anni posteriori si lamenteranno per l’irruzione del gossip nel giornalismo. Il caso Casati Stampa è la madre di tutte le battaglie, l’irruzione del melodramma nella cronaca bianca e nera. E’ in modo consapevole che la stampa alimenta il mito di una storia che ad un tratto sembra essere la chiave di tutte le storie, un unico filo erotico che lega con la sua imbastitura tutto il jet set della classe dirigente nazionale.
MA, OVVIAMENTE, per la prima volta, sono le riviste proibite che escono dalla nicchia della clandestinità notturna, perché sono le uniche che possono permettersi di pubblicare i materiali più scabrosi: una seconda copertina di Men, con il celebre logo dei due sessi incrociati vicino alla testata, grida un titolo rosso: “Nudi!”. E aggiunge, vicino al sommario: “Le incredibili foto dei Marcehesi Casati Stampa, e dei loro ospiti illustri, scattate nell’isola segreta di Zannone, a pochi chilometri da Roma”. Anche stavolta, a parte due immaginette coperte dal bollino nero dell’autocensura all’altezza dei genitali, a dominare la copertina è una foto di Anna nuda, con gli occhialoni da sole, e i capezzoli coperti da un quadratino nero così ipocritamente succinto che più che celare sottolinea. E’ fantastico anche l’occhiello: “Esclusiva mondiale!”. Di certo c’è che, ancora una volta, in edicola va a ruba, al punto che la rivista si vede costretta a pubblicare un terzo fascicolo. Fondo nero circondato di giallo, Casati dossier numero 2, a caratteri cubitali e niente altro di più. Uno scontornato di Anna nuda, sdraiata sul divano con il collo riverso all’indietro, e due piccole pose, in alto: in una, che farà il giro del mondo, lei è tutta nuda, con una grossa cravatta dai colori sgargianti, col nodo largo, che dal collo le arriva fino al pube (ma senza velarlo affatto). Nell’altra è appoggiata a una spalliera, e mostra le natiche all’obiettivo. E’ la visionarietà voyeuristica di Camillo ad aver costruito tutte queste pose. E’ la forza del delitto che fa saltare i paletti e le autocensure abituali dell’informazione.
PERSINO un quotidiano serio come Il Corriere di Informazione (quotidiano gemello del Corriere della sera) deve gettarsi sulla preda, pubblicando le foto in negativo pur di aggirare, in qualche modo, il filtro della censura. “Venduto a 30 milioni il diario verde del marchese”, recita il titolo. Mentre una nuova lista di vip viene inserita nell’occhiello, promettendo chissà quali implicazioni. E’ un effetto-valanga, una piccola follia mediatica: “Citati fra gli altri – scrive Il Corriere – Helenio Herrera, Luciano Salce, Pierre Cardin, Ugo Tognazzi, Biki, Giorgio De Chirico”. Una sequenza immaginifica in cui si cerca di contrabbandare, ancora una volta come se fossero partner del triangolo erotico dei Casati Stampa, personaggi che hanno avuto l’unica sfortuna di entrare in qualche modo nello zibaldone della Marchesa. Ma il vero colpo grosso lo fa l’editore che riesce a mandare in edicola una ennesima “esclusiva mondiale”, il vero Diario della Marchesa Annna Casati Fallarino, corredato di ben 212 pagine e di 150 foto, sia in bianco e nero che a colori. In copertina c’è uno di quegli inconfondibili puzzle fotografici che andavano tanto di moda negli anni Settanta: Al centro un ovale con lei ancora una volta nuda, con occhiali e cappellone con nastro. Poi degli spicchi a corona intorno alla foto principale, l’ormai notissima posa di lei nuda in cravatta, un’altra di lei, ovviamente anche qui nuda, inquadrata dal basso mentre si sorregge il seno con l’avambraccio e i capelli al vento. Poi un ennesimo mezzobusto della serie nuda-con cravatta e una foto in bianco e nero con Anna e Camillo in abito da sera ad un ricevimento.
MA IL BELLO è quello che si trova all’interno, dove l’editore si fa coraggio, pubblicando persino inquadrature genitali, una frontiera che allora era temeraria anche nelle riviste per soli adulti. Il punto non è il destino di questo libro, che brucia l’intera sua tiratura prima che sulle edicole si abbatta il sole della sera (oggi il volume è un pezzo di valore inestimabile al mercato antiquario). E nemmeno che il diario non è un vero diario, ma un insieme di brani tratti dalle lettere, e montati per fare da contraltare alle memorie di Camillo. Il punto è che il sottotitolo, “la donna dei due volti”, coglie uno dei motivi del successo. L’ambivalenza , la trasversalità: il delitto Casati Stampa unisce miseria e nobiltà, politica e costume, la cronaca e l’erotismo. In una parola: è il primo caso di cronaca nera a luci rosse. C’è qualcuno che prova ad andare controcorrente, come Remo, il macellaio romano che era stato il suo primo amore, appena Anna era arrivata dalla provincia: “Siamo stati fidanzati tre anni. Avremmo dovuto sposarci – ricorda – non se ne fece più niente. Non riesco a credere che sia finita così. I giornali parlano tutti di orge, perversioni, di cose strane che avrebbe fatto con il marchese. Io la ricordo come era allora: una ragazza semplice, capace di badare a se stessa. Io posso ricordarla solo in questo modo, e voglio dirlo a tutti, adesso che ognuno parla di lei come l’ultima delle donne. Anna non sarebbe mai diventata così – conclude l’ex fidanzato – se qualcuno non l’avesse traviata”. Dunque tutto è lineare, per lui: colpa del marchese. Eppure per il pubblico no: a far esplodere la curiosità degli italiani, di ogni sesso ed età, non è solo il corpo tornito della marchesa; non è solo la sua innegabile sensualità; non è solo la visionarietà pornografica del suo amante-fotografo, ma l’idea che per la prima volta sia ben chiara la sincreticità di un potente, sorpreso nel suo delicato confine tra pubblico e privato. Anche nella sintesi estrema delle copertine, la storia della marchesa è un romanzo che conosce un prima e un dopo, un lato pubblico integerrimo e irreprensibile, una lato privato osceno e disinibito. La Fallarino è per gli italiani la prima donna che esce da ogni cliché, per accreditare due personaggi che sono entrambi irreali, da favola: la nobile in lamè e l’erotomane pregiudicata. I giornali impazziscono, i moralisti si scandalizzano per entrambi, i puritani e gli amici vorrebbero ridurre le due figure contraddittorie a una sola, più angelicata: ma forse questa notorietà postuma, per quanto morbosa, è il vero, unico regalo che Camillino fa a sua moglie. Pensava di consacrarla a sé, e invece senza volerlo le ha regalato una ribalta pubblica di massa. Per sempre.
Nono Capitolo
E’ UNO STRANO GIALLO a tempo, questo in cui la soluzione arriva sei anni dopo il delitto. Qui non si parla di cadaveri, però, ma di rogiti. La vendita dei terreni di Cusago e di quelli di Arcore - infatti - avviene nella primavera del 1974. Si dovrebbe dire così, ma in realtà non è così. Sono fuori dall’ordinario, infatti, tutti i presupposti delle normali transazioni, in un valzer da capogiro in cui nessuna tessera è al suo posto. Il primo è il prezzo fissato dall’avvocato Previti e dalla Edilnord per la cessione delle proprietà della Casati Stampa: viene stabilitonelpreliminare,ma-incredibilmente - sarà corrisposto ben sei anni più tardi, solo nel 1980 (!). Il secondo è il compratore: che ufficialmente è la società immobiliare, ma concretamente è un singolo, Silvio Berlusconi, che prende da subito dell’immobile, e ci va addirittura ad abitare, prima che il rogito sia compiuto. Il terzo paradosso è proprio lui, l’avvocato.
Ufficialmente è il legale rappresentante della marchesina, ma di lì a poco entrerà nel consiglio di amministrazione (insieme al padre) delle società del compratore. Esiste persino un’altra offerta, quella del signor Giuseppe Signorelli, rintracciato dal solito giornalista segugio, Giuseppe Ruggeri: avrebbe messo sul tavolo “600 milioni con termini di pagamento particolarmente brevi” che, come abbiamo visto, sono per sempre cento in più di quelli offerti da Edilnord. Però non c’è nulla da fare. L’8 aprile 1974 viene predisposto un ennesimo contratto a tempo, una “Convenzione di compravendita”, in cui, come si legge nel testo Anna Maria Casati offre in vendita all’Edilnord le proprietà di Arcore al prezzo di lire 750 milioni”. Come nei contratti preparati da Paperone nelle storie di Walt Disney, però, ci sono delle clausole che andrebbero lette con la lente di ingrandimento. Infatti, le teoriche modalità sono queste: “Lire 500 milioni alla stipulazione dell’atto notarile di compravendita , e lire 250 milioni entro sei mesi dalla stipulazione”. L’anomalia di questa scrittura salta subito all’occhio di chiunque abbia concordato un qualsiasi contratto.Non viene infatti fissato nessun termine entro il quale debba essere sottoscritto l’atto notarile, quello in cui viene versata la prima caparra. E di conseguenza, nemmeno uno entro cui versare la seconda caparra. Quindi Silvio Berlusconi prende possesso della villa senza saldare il conto con la Marchesina che - beffa nella beffa-continua a pagare le tasse di proprietà per un immobile che ha già smesso di essere suo. L’ultima beffa, però, è anche questa legata ad un meccanismo a tempo: quando gli atti saranno finalmente stipulati, infatti, ad Anna Maria non arriverà un solo centesimo in contanti, ma solo delle azioni in controvalore. Ottocento azioni di una delle tante società satellite del nascente impero berlusconiano. Si tratta della “Cantieri Riuniti Milanesi”, che valgono, secondo gli estensori del contratto preliminare, curato ancora una volta dall’avvocato Previti per conto dell’ereditiera, la bellezza di un miliardo e settecento milioni.
LA PRIMA sorpresa arriva quando le azioni vengono convertite su ordine della Marchesina. Nessuno, infatti, vuole comprarle al valore che è stato fissato nella scrittura della fantastica “Permuta”. Alla fine, infatti, l’avvocato Previti troverà un unico acquirente disposto a comprarle. Chi? Guardacaso è la stessa “Cantieri Riuniti Milanesi Spa”. E qui viene il bello.Perchè l’operazione può riuscire solo fornendo alla società un generorissimo sconto del 50 per cento. Quindi alla fine tutta l’operazione costa al compratore “solo” 850milioni. Tanto? Ilsolito, geniale Ruggeri fa un calcolo che rende bene le proporzioni: i terreni di Cusago sono costati 345 lire al metro quadro.
Ma il colpo di scena giunge solo alla fine. Quanto vale, davvero, la villa? Lo si scopre quando la Cariplo offrirà in cambio della garanzia di quel contratto, un finanziamento di 7miliardi e 300 milioni all’immobiliare Idra, l’ultima società berlusconiana che si vede intestate le proprietà. Se non è la moltiplicazione dei pani e dei pesci, poco ci manca.
(Continua)