Danilo Taino, Corriere della Sera 29/08/2010, 29 agosto 2010
IL LIBRO ANTI-ISLAM DEL BANCHIERE DI SINISTRA FA INFURIARE LA MERKEL
Donne con il velo, o almeno con un fazzoletto sulla testa. Scuole islamiche da Monaco ad Amburgo. Muezzin invece di campane. Nudismo sui laghi vietato. Scienza e tecnica all’ ammasso. Ricchezza in crollo. Odore di kebab. E’ la Germania tra qualche decennio immaginata da un importante socialdemocratico tedesco, membro del consiglio della Bundesbank (la banca centrale), che sta scuotendo violentemente l’ albero delle politiche nazionali sull’ immigrazione. Thilo Sarrazin, 65 anni, è un cocciuto tipico: alla fine, con ogni probabilità, sarà lui a pagare le conseguenze delle sue uscite, politicamente scorrettissime, verbalmente accese, confinanti con il razzismo secondo partiti e organizzazioni sociali. Fatto sta che domani manda in libreria un suo volume sul tema. Oltre a sostenere che non esiste religione che come l’ Islam favorisca «la violenza, la dittatura, il terrorismo», ritiene che gli immigrati arabi e turchi, e il modo in cui vengono accettati in Germania, finiranno con il distruggere il Paese. Perché approfittano dello Stato sociale, non lavorano se non per vendere frutta, non parlano tedesco, «producono costantemente ragazzine con il foulard in testa», non si istruiscono e rendono la Germania «ottusa». La politica tedesca sa che i suoi argomenti possono raccogliere consenso ed è in armi per metterlo fuori gioco. Esponente berlinese della Spd, nel partito Sarrazin ha provocato dichiarazioni di massa a favore della sua espulsione. La segretaria generale socialdemocratica, Andrea Nahles, l’ ha accusato di avere «abusato del nome della Spd» e di avere «sostenuto un gioco perfido e velenoso con la paura e il pregiudizio». Il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, ha detto di non sapere se Sarrazin vuole «ancora essere membro del nostro partito». La cancelliera Angela Merkel ha fatto sapere di essere preoccupata, di ritenere le sue posizioni «estremamente ingiuriose, diffamatorie e molto polemiche». I Verdi e la Linke (Sinistra) pretendono che venga licenziato dalla Bundesbank. Richiesta che ieri è stata avanzata anche dal presidente della Comunità turca di Germania, Kenan Kolat. Il Consiglio centrale degli ebrei l’ ha invitato a iscriversi, per chiarezza, al partito neonazista. Nel volume - Deutschland schafft sich ab, La Germania si auto abolisce - Sarrazin sostiene che le famiglie musulmane hanno approfittato del Welfare State tedesco più di quanto abbiano contribuito alla prosperità. E disegna lo scenario di una Germania che tra cento anni sarà dominata dalla popolazione musulmana, molto più prolifica di quella «autoctona». Calcola che la popolazione indigena scenderà a 20 milioni nel giro di tre o quattro generazioni. Mentre «è assolutamente realistico che la popolazione musulmana (...) possa crescere a 35 milioni entro il 2100». Aggiunge: «Non voglio che il Paese dei miei nipoti e dei miei pronipoti sia largamente musulmano, o che il turco e l’ arabo siano parlati in grandi aree, che le donne indossino foulard e che i ritmi della giornata siano stabiliti da muezzin». Quindi disegna uno scenario in cui l’ islamofobia è messa fuorilegge, le chiese e i musei deperiscono, l’ obbligo del sapere parlare il tedesco è abolito, i fondi pubblici non sono usati per le librerie ma per costruire moschee, i nativi che possono lasciano il Paese, la bandiera viene cambiata in uno sfondo nero con mezzaluna rossa e stelle oro. Il libro è scritto con linguaggio forte, provocatorio, come quando sostiene che gli immigrati musulmani preferirebbero lavorare sotto un tavolo piuttosto che legalmente e che la Germania sta diventando un Paese «stupido» perché i troppi immigrati non studiano. Sarrazin rifiuta di essere definito razzista, dice che le sue sono considerazioni sulle differenze culturali, non etniche. Fatto sta che il libro è oggetto di scontro politico su uno dei temi, quello delle differenze razziali, più delicati per la Germania. Difficilmente il politico e banchiere socialdemocratico ne uscirà intero.
Danilo Taino