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 2010  agosto 29 Domenica calendario

L’ ITALIA IN CODA ALL’EUROPA NEL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE

Molte parole. Pochi fatti. Nella spesa in favore della famiglia l’ Italia è all’ ultimo posto dell’ Europa a 15, eguagliata solo da Spagna e Portogallo. Solo l’ 1,2% del Prodotto interno lordo, contro una media del 2,1% che in alcuni Paesi sale oltre il 3% fino ad arrivare, per la Danimarca, al 3,7%. Siamo fanalino di coda persino dell’ Unione Europea allargata ai 27: ci superano in welfare familiare anche Cipro, Estonia, Slovenia. Meno di noi spendono solo Malta e Polonia. A dirlo è un documento ufficiale del Ministero dell’ Economia: la relazione generale sulla situazione economica del Paese nel 2009. Anche se il ministro della Famiglia, Carlo Giovanardi, contesta la stima: «Non è affidabile. Me lo confermano gli esperti dell’ Osservatorio Famiglia che stanno preparando dati certi. Il problema è che la spesa è frammentata tra tutti gli enti locali. E poi vanno calcolate spese come la scuola gratuita, che sicuramente è a vantaggio delle famiglie, e in altri Paesi non c’ è». «Nel contesto della crisi che abbiamo vissuto, la famiglia viene indirettamente sostenuta anche dalla spesa per invalidità, per ammortizzatori sociali e pensioni», precisa il ministro del Welfare Sacconi. E la collega delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, aggiunge: «Nell’ ultimo anno abbiamo invertito la tendenza, stanziando 40 milioni di euro per famiglia e infanzia». Ma la notizia dell’ Italia Cenerentola della spesa familiare scatena polemiche. Il Pd, con Cecilia Carmassi, attacca: «Il governo non ha fatto nulla». E l’ Udc Lorenzo Cesa rincara: «I dati certificano il disinteresse del governo. Ora si dia il via al quoziente familiare». Della possibilità di dividere il reddito per il numero di componenti e determinare le imposte in base alla dimensione della famiglia si parla da anni. In una famiglia con un reddito complessivo di 30 mila euro l’ anno dove lavorano due persone, si pagherebbero tasse come se ci fossero due redditi di 15 mila euro ciascuno. Secondo uno studio Eurispes, una famiglia con due componenti risparmierebbe dai 200 ai 1.800 euro l’ anno. Mentre una monoreddito ne risparmierebbe fino a 3.000. Il premier Berlusconi lo ha introdotto tra i temi sui quali rilanciare la maggioranza. Ma finora le proposte si sono infrante sui costi stimati: si va dai 3 miliardi ai 12,7. Il modello è la Francia, dove il quoziente familiare è in vigore da molti anni. Lì un lavoratore dipendente con 36,5 mila euro l’ anno, con moglie e 4 figli a carico non paga tasse, mentre in Italia versa 5 .774 euro. Intanto nel 2009 la spesa per la famiglia si stima che crescerà dello 0,2%. Ma non si sa se ci farà salire di qualche gradino nella classifica europea. Siamo molto lontani dai livelli scandinavi, come anche da Germania (2,8%), Francia (2,5%) e Irlanda. Bassa pure la spesa per il welfare: il 4,7% contro la media dell’ 8%. Mentre più alta che negli altri Paesi è la spesa per le pensioni di invalidità e di vecchiaia (17,1%), contro una media del 14% per l’ Europa a 15, e del 13,7 per quella a 27. La quota di spesa per queste voci è pari nel nostro Paese al 67,1% del totale prestazioni, contro il 54% della media dei 15 Paesi. Dati che si aggiungono a quelli della ricerca dell’ Ires Cgil sul «Capitale sociale degli anziani» che sottolinea come non solo la spesa pubblica per la famiglia sia bassa, ma come i nonni contribuiscano per una cifra uguale, cioè l’ 1,2% del Pil, alle finanze familiari: 18,3 miliardi l’ anno, calcolati misurando quantità di tempo erogato per gli aiuti informali e volontari e costi orari per prestazioni equivalenti. I 7 milioni di nonni sono generatori di economie esterne positive, in favore delle famiglie e in particolare delle donne.
Virginia Piccolillo