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 2010  agosto 31 Martedì calendario

IL PARTY PIÙ ANTICO DEL MONDO 40 INVITATI, DODICIMILA ANNI FA

Cacciatori di giorno, amanti del convivio la notte. La sola differenza è che gli uomini primitivi festeggiavano con bue e tartaruga al posto di champagne e tartine. Per preparare il cibo trascorrevano giorni e giorni a cacciare, e dai resti degli oltre 300 chili di carne che gli archeologi hanno ritrovato in una grotta in Galilea, si è dedotto che gli invitati alla più antica festa della storia umana fossero tra i 35 e i 40, tutti evidentemente molto affamati. Il party primitivo, ricostruito dalle archeologhe Natalie Munro dell´università del Connecticut e Leore Grosman dell´università di Gerusalemme, risale a oltre 11.500 anni fa. Non era affatto scontato che uomini abituati a una vita dura, fatta di caccia e guerre fra tribù per il possesso del territorio, sentissero il bisogno di ritrovarsi insieme per socializzare. Ma la scoperta raccontata oggi sulla rivista Pnas, frutto di una campagna di scavi decennale nella grotta di Hilazon Tachtit, a metà strada fra il Lago di Tiberiade e il Mediterraneo, getta luce su uno snodo della storia umana in cui la vita nomade stava lasciando il passo a quella sedentaria, la caccia cominciava a essere affiancata dall´agricoltura e oltre alla brutale gara per la sopravvivenza anche le prime forme di arte e decorazione stavano diventando ingredienti della vita dei primitivi.
La festa più antica era stata organizzata per uno scopo in realtà poco gioioso: la sepoltura di una donna. Si trattava di una vecchina molto particolare per quel gruppo di uomini dell´epoca natufiana, la stessa in cui monili e ornamenti diventano molto diffusi così come le rappresentazioni artistiche sotto forma di pitture rupestri e statuette, e i primi cani vengono addomesticati per fare compagnia a famiglie sempre meno nomadi. Zoppa, malforma, alta non più di un metro e mezzo e molto anziana per gli standard dell´epoca, la donna era la sciamana del villaggio (segno premonitore di una vita spirituale particolarmente intensa, in quell´area del medio oriente) e l´ultimo saluto ai suoi resti si trasformò in "evento".
Nella grotta di Hilazon Tachtit, situata a 200 metri sul livello del mare e con una buona vista sul Mediterraneo che si trova 14 chilometri più a ovest, le due archeologhe hanno trovato i resti di tre esemplari di uro - un enorme bovino oggi estinto con grandi corna, la cui caccia non era esente da pericoli - e di almeno 71 tartarughe greche. Questi rettili, solitari e non molto numerosi già all´epoca, erano evidentemente stati catturati dopo molti giorni di ricerche. Alcuni dei loro carapaci, alla fine della festa, sono stati ordinatamente sepolti nella tomba della vecchia sciamana insieme a un piede umano (troppo grande per appartenere alla donna), due crani di martora, la punta dell´ala di un´aquila, la coda di un uro, le ossa del bacino di un leopardo, una zampa di cinghiale e un corno di gazzella.
«Davanti ai nostri occhi - spiegano nel loro articolo Munro e Grosman - abbiamo una società umana che si fa sempre più complessa e si avvia a quella rivoluzione dell´agricoltura» che avverrà un migliaio di anni più tardi, nell´epoca neolitica. «Le feste già all´epoca servivano a consolidare le relazioni fra gli individui, a integrare le varie comunità di uomini e a mitigare lo stress di una società che stava profondamente cambiando». Gli enormi spazi che ciascun individuo aveva avuto a disposizione fino a quel momento si stavano restringendo. La densità degli abitanti aumentava, la vita nei villaggi rendeva sempre più importante la cooperazione fra gli uomini. La società umana aveva iniziato una corsa verso la complessità e la stratificazione che non si sarebbe mai più fermata. E mai, di certo, gli invitati al party primitivo avrebbero immaginato a quali generi di villaggi e di feste sarebbero arrivati i loro discendenti.