Maurizio Porro, Corriere della Sera 22/8/2010, 22 agosto 2010
I CLASSICI DELL’ESTATE
La celebre lettera di Totò e Peppino -
Pagato lo scotto estivo dei musicarelli che, zum zum zum, impazzano al mattino, Raitre ci propone nell’ ora della pennichella un cult di Totò e Peppino (per i classici veri, metti Chaplin, Sky classics; per il cinema d’ autore, Olmi col Mestiere delle armi, Raimovie), di quelli che pure alla centesima visione si portano a casa una fetta di audience felice che ripete le battute come il Rocky horror show. Alcuni Totò movies (alcune scene) sono ormai socio-citazione quotidiana. In questo film pop di Camillo Mastrocinque, un fidatissimo del comico anni 50 che aveva creato la coppia nella Banda degli onesti, almeno due sequenze sono passate dal 1956 all’ eternità: quella di Totò e Peppino che arrivano a Milano vestiti da cosacchi immaginando un freddo polare e fermano il ghisa (uno vero) in Piazza del Duomo, scambiandolo per generale austriaco; e la celeberrima dettatura della lettera (viene da Miseria e nobiltà di Scarpetta), diventata poi sketch a sé, spot, imitazione di Benigni con Troisi poi con Celentano in tv. Il soggetto di Nicola Manzari figura tratto dalla canzone «Malafemmina» scritta da Totò deluso in amore dalla Pampanini (canta Teddy Reno), ma riguarda in realtà una «buona femmina» che fa il varietà a Milano, conquistando un giovane provinciale che gli zotici zii Totò e Peppino cercano di salvare salendo al Nord. Dorian Gray, quasi nel ruolo di se stessa, era la bellissima soubrette di Tognazzi, breve ma mitica carriera: ancora oggi i fan, fra cui Gianni Amelio, ne cercano ovunque le tracce. Film arrangiato con 4 sceneggiatori ma soprattutto con l’ improvvisazione e la memoria teatrale dei due inimitabili protagonisti, quell’ anno in palcoscenico: Totò stava per affrontare l’ ultimo varietà, A’ prescindere, e Peppino partiva per la classica tournée in Sud America. Il film fu girato in risparmio e in fretta, nessuno pensava, viste le cattiverie scritte dai vice e dagli anonimi sui quotidiani, che sarebbe diventato il massimo successo tra i 14 titoli della coppia, 678 milioni e 538.000 lire. Nel cast si trovano la classica «spalla» Giacomo Furia, il neo diplomato Nino Manfredi, Memmo Carotenuto e Giulia Rubini, affetti perduti di quel cinema popolare povero ma bello.