Maurizio Porro, Corriere della Sera 25/8/2010, 25 agosto 2010
I CLASSICI DELL’ESTATE
Rosi racconta Mattei e i mali italiani -
Al Festival di Locarno dove pochi giorni fa ha ricevuto con generale ovazione il Pardo alla carriera, Francesco Rosi, classe ’ 22, generazione napoletana dei La Capria e Patroni Griffi, ribadiva, certamente inascoltato dagli organi e ministri competenti, come il corpus del cinema italiano, compresa la famosa commedia, formino un incredibile materiale di informazione didattica sulla storia del Paese. Cui egli ha contribuito in modo determinante con una serie di titoli che hanno dato una coscienza cinematografica civile, anticipando problemi che purtroppo sono rimasti insoluti, dalla camorra del primo memorabile La sfida a Salvatore Giuliano (di cui alcune scene son trattate come documentario) dalle Mani sulla città a Tre fratelli è un cinema preveggente, un cinema Cassandra che ha messo in luce grandi contraddizioni sociali, e ignobili ma resistenti connivenze con la malavita. Il classico che consigliamo di rivedere e ripensare oggi è Il caso Mattei del 1972, forse la più straordinaria tra le cinque storiche interpretazioni fornite a Rosi da Gian Maria Volontè (foto) che, col suo Metodo Actor’ s studio all’ italiana, si calava nei personaggi fino a identificarsi psicosomaticamente e ricopiando a mano tutta la sceneggiatura finché non fosse imparata a memoria. Mattei, la sua carriera all’ Eni e il tentativo di svincolare la nostra politica energetica italiana dal potere delle «sette sorelle» petrolifere: ma il 27.10.1962 a Bascapè, presso Pavia, il sogno finisce in un misterioso incidente aereo in cui muore Mattei. Il film è costruito come un cinema reportage da cui però non è mai avulsa la posizione critica e morale: una grande inchiesta con spezzoni, testi, giornalisti (lo stesso Rosi) allargando la visuale al sistema politico imprenditoriale «all’ italiana». Il baricentro è la figura del manager di cui Volontè fa un primo piano estroverso, oratorio più di quanto non fosse, amplificando il senso del racconto con la partecipazione di giornalisti illustri fra cui Furio Colombo nel ruolo dell’ assistente, Benedetti, Zatterin e i parlamentari Parri e Pantaleone. Fu Palma d’ oro a Cannes, non a caso ex aequo con La classe operaia va in Paradiso di Petri, sempre Volontè, nostalgia di un cinema che rifletteva sui nervi scoperti del Paese.