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 2010  agosto 29 Domenica calendario

POLVERINI: «IO, PAZIENTE E TESTARDA, LA MIA VITA È UNA SFIDA SENZA FINE»

[Intervista a Renata Polverini]
Ognuno ha la sua lady d’acciaio. Quella capitolina, e non solo capitolina, si chiama Renata Polverini.
Viene dal sindacato, ma potrebbe venire da qualunque parte. Non vorrei averla né come moglie, né come amante: mi costringerebbe a fare come mia moglie, ciò che vuole. E io lo farei con timore, ma anche con rispetto perché ciò che vuole, come quello che vuole Vittoria, è giusto farlo.
Se ami il potere (ma dubito che non lo ami, come lo amano tutti), non so. Come non so fino a che punto, se lo ama, lo ami. Ciò che so è che quello conquistato dopo una grottesca campagna elettorale (la discutibile esclusione di una lista), lo esercita come meglio non potrebbe. O, comunque, con la coriacea volontà di non dissiparlo o inquinarlo con cabale e intrighi, con compromessi disonorevoli o obliqui e ambigui cedimenti.
È un nocchiero di cui fidarsi che, se non saboteranno il vascello di cui è al timone, approderà in porti sicuri, dopo una navigazione procellosa, su un mare pieno non solo di marosi, ma anche di mine. Nemiche e amiche.
Meglio prima al timone dell’UGL o oggi sul ponte di comando della Regione Lazio?
«È un viaggio che continua».
La meta?
«Nuovi traguardi e nuove sfide».
Aveva più gatte da pelare prima o ora?
«Oggi sono decisamente aumentate».
Le più grosse oggi?
«Rimettere in sesto la sanità e snellire una macchina burocratica elefantiaca».
Chi le mette i bastoni fra le ruote?
«Qualcuno ci prova».
E ci riesce?
«Ne dubito. Sono un osso duro».
E lei, a chi rompe di più le uova nel paniere?
«Non dovrebbe chiederlo a me…».
E a chi?
«A chi eventualmente le rompo».
Perché così poche donne nei sancta sanctorum del Palazzo?
«È un vecchio vizio del Paese. In Italia a comandare sono stati per lo più gli uomini e questo non ha aiutato le donne».
Con lei, molte donne?
«Ci sono, eccome».
Le “quote rosa”: un riconoscimento o un contentino?
«Purtroppo, né l’uno né l’altro. Una necessità».
È più “animale politico” l’uomo o la donna?
«L’arte di governare non è una questione di genere. Nello “zoo politico” c’è un po’ di tutto».
Cos’ha la donna più dell’uomo?
«È più pragmatica».
Perché?
«È chiamata a svolgere più ruoli contemporaneamente».
E questo?
«L’aiuta ad essere più concreta, più rapida nelle decisioni».
Anche in politica questo può fare la differenza?
«Anche in politica».
Ha più grinta la donna o l’uomo?
«La donna, non c’è dubbio».
Perché?
«Per il semplice fatto che deve faticare di più di un uomo se vuole affermarsi».
Si collabora meglio con un uomo o con una donna?
«Dipende».
Da che cosa?
«Dall’uomo e dalla donna. Dalla loro volontà e dalle loro capacità».
C’è in lei più la leonessa o la volpe?
«Dipende dalle circostanze».
Gli altri cosa dicono?
«La leonessa, ma a volte…».
La politica ha migliorato il suo carattere o l’ha peggiorato?
«Cerco di essere sempre me stessa».
E ci riesce?
«Direi proprio di sì».
La politica è più un’arte o una scienza esatta?
«Un’arte».
In che senso?
«Non c’è infallibilità».
Quando un politico diventa un leader?
«Quando riesce ad essere autorevole».
E come diventa autorevole?
«Ottenendo la fiducia di chi gli sta intorno».
Quando un politico diventa uno statista?
«Quando deve prendere decisioni difficili che riguardano gli interessi comuni. Decisioni che spesso prende in solitudine».
Non pensa che la solitudine generi altra solitudine?
«Lo diceva anche Francis Scott Fitzgerald in “Tenera è la notte”».
C’è politica senza audacia?
«No. Fra i miei motti c’è anche quello latino “memento audere semper”, ricordati di osare sempre».
I limiti del compromesso in politica?
«Il compromesso non deve mai superare i confini della legalità e deve anche essere la visione razionale dei fatti».
È vero che un politico al potere non deve mai dire le cose che diceva all’opposizione, rischiando di fare quello che altri hanno trovato impossibile?
«No, anzi. Deve cercare in tutti i modi di realizzarle».
La politica è fatta più di convinzioni o convenienze?
«Nasce piena di convinzioni, ma corre un rischio».
Quale?
«Di morire per troppe convenienze».
Come non farsi mai cogliere di sorpresa in politica?
«Con l’esercizio della lungimiranza».
Cioè?
«Bisogna sempre farsi una domanda in più sulle possibili conseguenze».
Anche per lei, come per Talleyrand, “il tradimento è solo una questione di date”?
«Mi piace fidarmi delle persone».
E se non sono fidate?
«Prima o poi lo scopro».
Anche per lei, come per Mounier, “la più grande virtù politica è non perdere il senso dell’insieme”?
«È quello che ho detto ai miei assessori quando ho insediato la mia squadra».
Citando Mounier?
«No».
E con Kraus: “La politica sociale è la disperata decisione di operare i calli di un malato di cancro”?
«Sono determinata a cambiare questo stato di cose».
Quali, soprattutto?
«Le politiche sociali saranno la stella polare con cui mi impegno a modificare il sistema».
Non le sarà facile ridurre le iniquità.
«Ci proverò e ci riuscirò».
La sua più eroica virtù?
«La pazienza».
La sua più scomoda virtù?
«La testardaggine».
Il suo più amabile difetto?
«La schiettezza».
Il più insopportabile?
«La schiettezza».
Ma cos’è la schiettezza?
«Il mezzo più drastico e diretto di comunicare la verità».
Concorda con Simone de Beauvoir: “Non si nasce donna. Si diventa”?
«Sì».
E con Valery: “Dio creò l’uomo e, trovando che non era abbastanza solo, gli mise al fianco la donna”?
«Battuta cinica e maschilista».
Si fida di più del giudizio di un uomo o di una donna?
«Mi fido del giudizio di poche persone».
E chi sono queste poche persone?
«Sia uomini che donne».
Le donne sono più amiche o più complici?
«Non sono ancora abbastanza complici».
Cosa rende una donna affascinante?
«La femminilità».
E in che cosa consiste?
«Nel saper valorizzare la propria personalità».
Cosa rende un uomo interessante?
«L’intelligenza».
La voce dell’intelligenza – diceva Freud – è una voce sommessa.
«Sì, ma che non tace finché non ha trovato ascolto».
Diceva Chamfort: “Per quanto un uomo possa pensare male delle donne, non c’è donna che non ne pensi ancora peggio”. Lo direbbe anche lei?
«L’ho pensato anch’io».
Spesso?
«No. In alcuni momenti della mia vita».
Nella donna è più forte la vanità o la passione?
«La passione. Ma c’è un ma».
Che ma?
«Senza un pizzico di vanità che donne saremmo?».
“Che l’amore è tutto è davvero tutto quello che sappiamo dell’amore”?
«No».
E che cos’è l’amore?
«È un desiderio irresistibile di essere irresistibilmente desiderati».
Sua?
«No: di Robert Frost».
C’è più lealtà nell’amore o nell’amicizia?
«Nell’amicizia».
C’è amicizia senza stima?
«No».
E amore?
«Ci può essere».
Cosa fa quando non presiede?
«Dormo».
Come, dorme?
«Sì, dormo. Visto che quando smetto di presiedere è di fatto notte».
Fonda?
«Quasi».
Cosa legge, oltre alle ordinanze e ai bilanci?
«Proposte di legge…».
Solo proposte di legge?
«No. Anche vite di uomini o donne che hanno segnato la storia».
Ascolta la musica?
«Quando posso».
E quando può?
«In macchina, fra uno spostamento e l’altro».
Va al cinema?
«Sa quando sono andata l’ultima volta?».
Quando?
«Il giorno delle elezioni».
Il film le ha portato fortuna.
«Mi ha portato fortuna».
Cos’è stata, e cos’è, per lei sua madre?
«Tutto».
Tutto che cosa?
«La mia maestra, la mia migliore amica, il mio faro».
E lei per sua madre?
«La realizzazione di qualche sogno».
Quale sogno?
«Quello cui ha dovuto rinunciare per far crescere me».
La sua fede ha mai vacillato?
«No».
Mai?
«Mai».
Nemmeno nei momenti difficili?
«Soprattutto nei momenti difficili».
La morte: un ponte o un abisso?
«La conclusione naturale della vita».
È più vedova bianca lei o più vedovo bianco suo marito?
«Non lo so».
Quando indosserà i panni della Thatcher?
«Sto bene nei miei».
E quando le andranno stretti?
«Quelli che indosso non mi andranno mai stretti».
Come fa a dirlo?
«Mi conosco bene».
Cosa farà quando non farà più politica?
«Lo scopriremo solo vivendo».
Non ci ha mai pensato?
«No: vivo nel presente».
Cosa leggeremo fra un secolo sulla sua tomba?
«“Fece il suo dovere”».