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 2010  agosto 29 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

9 marzo 1955
Bum Bum
Il Pil cresce ogni anno a ritmi vertiginosi, la manodopera costa poco, i sindacati non disturbano, le campagne si svuotano, le città si allargano, il benessere si diffonde. Stiamo parlando della Cina di oggi, o dell’India, o del Brasile? No, siamo nell’Italia degli anni 50, un periodo che sarà poi chiamato miracolo italiano, boom, seconda rivoluzione industriale. La catastrofe della guerra è ancora vicina, ma gli italiani riescono a convincere grandi banche straniere, enti governativi, potentissime multinazionali, che vale ancora la pena di scommettere sulla loro capacità di ripresa. A capo della Fiat c’è il genovese Vittorio Valletta, il Professore, un uomo duro, geniale, gran lavoratore. Va continuamente negli Stati Uniti dove strappa commesse per motori d’ogni tipo, aerei militari, prestiti cospicui e la fabbrica torinese di Mirafiori diventa una sorta di calamita urbanistica. I contadini preferiscono lavorare lì piuttosto che spaccarsi la schiena nei campi e da tutta Italia, specie dal Mezzogiorno, arrivano masse di uomini e donne che sognano la tuta blu.
È una migrazione quasi biblica con molti risvolti penosi di tipo etnico, ma non ci sono morti e feriti. Le grandi fabbriche che costruiscono interi quartieri operai tentano di dare un minimo di sollievo alle nuove famiglie. L’industriale utopista Adriano Olivetti, che sogna un’Italia fatta di tante piccole comunità solidali, costruisce a Ivrea per le sue macchine da scrivere una fabbrica tutta vetrate e cespugli di rose e attira intorno a sé letterati e intellettuali di alto rango. Entrano in scena i vespisti e i lambrettisti, in sella a motorini che fanno i 60 chilometri all’ora e che in breve inondano l’intera penisola con raduni, feste, cortei. E infine la Fiat, al salone di Ginevra del 9 marzo 1955, mette sul mercato la 600, vetturetta quasi alla portata di uno stipendio medio, e due anni dopo la 500 cui, secondo certi sondaggi, si deve un gran balzo demografico del Paese. Ma tutte queste ruote che girano su e giù per il paesaggio italiano hanno bisogno di strade e comincia allora la costruzione più o meno incontrollata dei nuovi percorsi, a due, quattro corsie. Tutti si spostano dappertutto, tutti fanno di tutto e le industrie straniere accorrono perché lavoriamo di più, costiamo poco, siamo più bravi. L’oggettistica italiana è presente in ogni vetrina, spesso anche nei musei. Bei tempi! rimembra qualcuno. Tempi amari, ricordano altri. Ma una situazione del genere è ovviamente destinata a durare poco e oggi sembra impossibile credere che per una breve parentesi la Cina, l’India, il Brasile siamo stati noi.