Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 29 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

31 luglio 1954

La donna del K2
Otto chilometri e mezzo sopra il livello del mare, sull’inviolata piramide di cristallo del K2, si intravedono dei puntini in movimento. Sono Compagnoni e Lacedelli, i due scalatori che il geologo Ardito Desio, capo della spedizione italiana, ha designato per l’assalto alla vetta. L’ossigeno delle bombole viene di colpo a mancare, ma i rocciatori decidono di proseguire, anche se a quelle altitudini l’ozono brucia la gola e altera le percezioni. Compagnoni e Lacedelli avvertono uno strattone alla corda di nylon: c’è un essere invisibile accanto a loro. Una donna, ne sono sicuri, che li scorta fino alla cima e poi scompare. Ma non hanno tempo di rimpiangerla, devono ammirare il panorama. Sotto, un abisso di inchiostro. Sopra, una luce totale. Compagnoni è in crisi estatica: lasciami qui, urla a Lacedelli, che in qualche modo riesce a convincerlo a intraprendere la discesa. Prima però va documentata la storica conquista. La cinepresa è inceppata, Compagnoni si toglie un guanto per sistemarla e il freddo gli deforma due dita. È il prezzo da pagare per l’apoteosi che lo aspetta in Italia. L’impresa del K2 diventa il simbolo della rinascita postbellica. Evviva, evviva.
Evviva un corno. Le cose non stanno come sembrano. Ardito Desio ha concesso l’onore della vetta al fedele Compagnoni, discriminando il vero talento della spedizione, Walter Bonatti, che si è dovuto accontentare del compito gregario di portare le bombole d’ossigeno all’ultimo campo, oltre quota ottomila. Verso sera Bonatti si presenta puntuale all’appuntamento, ma Compagnoni non c’è. Senza avvertirlo, ha spostato il campo 150 metri più in alto. Bonatti non può più raggiungerlo e neanche tornare indietro. Sopravvivrà a una notte da incubo: 40 gradi sotto zero, senza tenda né sacco a pelo. La guida pakistana che è con lui ci rimette mani e piedi. All’alba Compagnoni scende a prendere le bombole, che però si esauriscono prima della cima. Come mai? Secondo un giornalista è Bonatti che vi ha attinto, durante la nottataccia. Scattano le querele e in tribunale la verità viene a galla: Bonatti non può aver utilizzato l’ossigeno perché gli mancava la maschera per respirarlo. E Compagnoni, con la decisione scriteriata di spostare l’ultimo campo, ha messo a repentaglio la vita del collega-rivale. Soltanto Desio difende ancora il proprio pupillo, forse per difendere se stesso. Restano gli interrogativi: perché Compagnoni ha commesso un’imprudenza simile? Temeva forse che Bonatti volesse passargli sopra la testa e arrivare da solo in cima? E se le bombole erano piene di ossigeno fino all’orlo, perché Compagnoni e Lacedelli hanno sempre dichiarato che si esaurirono prima della vetta? L’unica che conosce le risposte è la donna del K2.