Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 30/8/2010, pagina 80, 30 agosto 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
31 gennaio 1958
Sanremo, oh oh
Nel Salone delle Feste, che è anche un ristorante, hanno appena applaudito Nilla Pizzi «avvinta come l’edera». Vincerà ancora lei, mormorano i veri esperti, i camerieri. Ma ecco che un giovanotto pugliese con il farfallino storto sale sul palco, avvicina i baffi tristi al microfono e spalanca le braccia avvolte nello smoking… Volareeeee… Di colpo cambia tutto: la musica, il costume, persino Sanremo. Il festival della canzone italiana è nato agli inizi del decennio. Il direttore del Casinò ligure è in cerca di un evento che faccia parlare della sua sala da gioco e la gara musicale si presta subito all’uso, grazie all’apporto della Rai e di un’influenza che mette a letto la metà degli italiani, inducendoli ad accendere la radio per farsi cullare dalla voce del presentatore Nunzio Filogamo: «Cari amici vicini e lontani…». I giornali si schierano all’opposizione e nei rari articoli dedicati al concorso canoro bollano come «orgia di musica negroide» le melodie soporifere che i cantanti gorgheggiano fra rumori di posate e vocio di commensali. Nilla Pizzi vince la prima edizione con «Grazie dei fior», ma soprattutto vende 40.000 copie, trasformando Sanremo nella missione esistenziale di ogni discografico. Per anni si va avanti fra colombe che volano e casette in Canada. Poi arriva la televisione e dà un volto ai nuovi divi: il più amato è Claudio Villa, il Reuccio, che ha 160 club di tifosi disseminati lungo la penisola e minaccia di farli marciare compatti su Sanremo per difendere il suo primato dalla minaccia di quell’usurpatore coi baffi. «Nel blu dipinto di blu» è passato anche sopra di lui come un trattore.
Il testo, intanto. Uno dei due autori, Migliacci, sostiene di essersi ispirato a un quadro di Chagall. L’altro, lo stesso Modugno, rivela che il primo Volareeeee gli è esploso dai polmoni una mattina, mentre spalancava la finestra del salotto. Ma poi entrambi si contraddicono, affermando che la canzone è nata durante una passeggiata a Ponte Milvio. Migliacci offre l’ultima versione. Un pomeriggio si è addormentato sul divano e ha avuto un incubo: si dipingeva le mani e la faccia di blu. La musica, quella è di Modugno e non si discute. Risuona da più di mezzo secolo in tutto il mondo, vero inno nazionale-ombra, anche se sul palco di Sanremo il direttore d’orchestra Gorni Kramer storce la bocca: «Ma che razza di pazzia senza stile è questa?» La rivoluzione, maestro. Modugno è il primo urlatore e il primo cantautore. Da Celentano a Vasco, tutti gli devono qualcosa. Dopo di lui il festival comincia a precipitare, ma nonostante mezzo secolo di scandali e baracconi televisivi non ha ancora toccato il fondo. Forse volava davvero alto, quella sera.