Roberto Bertinetti, Il Sole 24 Ore 29/8/2010, 29 agosto 2010
COME TI DISTRUGGO DICKENS - A
lungo furono amici e compagni di lavoro, poi il legame tra loro si allentò nonostante continuassero a mantenere buoni rapporti sul piano formale. All’origine della freddezza di Charles Dickens verso Wilkie Collins, ipotizzano alcuni esperti di narrativa vittoriana, c’era l’invidia. A partire dal 1860, quando uscì La donna in bianco, Collins aveva iniziato a ottenere un crescente successo di pubblico con i suoi romanzi imperniati su un enigma, gettando così le basi del genere poliziesco nel Regno Unito, e Dickens avrebbe temuto di perdere lettori nonostante un evidente divario li separasse sul piano della qualità artistica. Proprio per questo motivo, aggiungono gli studiosi, decise di sfidare il rivale componendo a sua volta un giallo. Si trattava di Il mistero di Edwin Drood, rimasto incompiuto per l’improvvisa morte dello scrittore il 9 giugno 1870 e di cui aveva dato alle stampe su una rivista solo sei delle dodici puntate previste senza lasciare alcuna indicazione sullo sviluppo della trama. Da allora un gruppo sempre più nutrito di "droodisti", come vengono definiti, prova a chiarire in qual modo Dickens avesse intenzione di svelare le cause della misteriosa scomparsa del protagonista dalla cittadina dove vive. Già centotrenta ipotesi erano state avanzate entro la seconda decade del secolo scorso, cresciute poi sino all’abnorme numero di duecento. Ora l’americano Dan Simmons prende spunto proprio dal testo non concluso da Dickens per proporre un thriller e una libera ricostruzione della genesi del contrasto tra i due narratori inglesi dell’Ottocento.Benché zavorrato da una lunghezza a dire il vero eccessiva, il romanzo appare gradevole e ricostruisce con precisione la nascita dell’industria editoriale di massa, il clima della Londra dell’epoca e l’idolatria del pubblico nei confronti di Dickens, capace di attrarre nei teatri in America o nel Regno Unito migliaia di persone disponibili ad ascoltarlo per ore mentre legge alcuni episodi tratti dai testi più noti.
Nel libro di Simmons è Collins a parlare in prima persona in un memoriale preparato per i posteri («è mia volontà che questo documento appaia solo cent’anni dopo la mia dipartita») nel quale sostiene di voler offrire «la storia vera degli ultimi anni della vita di Dickens e della sua crescente ossessione per un uomo, se di uomo si trattava, di nome Drood ». L’individuo che afferma di chiamarsi Drood irrompe in scena in circostanze drammatiche, subito dopo il deragliamento del treno sul quale Dickens viaggia durante l’estate del 1865 insieme all’amante, l’attrice Ellen Ternan, e alla madre di lei. Drood è uno dei soccorritori, poi svanisce d’incanto e il suo aspetto sinistro e inquietante suscita subito la curiosità del narratore, deciso a rintracciarlo a ogni costo appena rientrato nella capitale.
La caccia, in cui anche Collins viene coinvolto, li porterà entrambi a esplorare a più riprese il sottosuolo di Londra, scoprendolo abitato da strane creature e da adepti di culti esoterici che prevedono delitti rituali. Per certi aspetti Simmons sembra riprendere la formula che ha favorito il successo planetario di Dan Brown – anche qui ci sono sette, complotti e organizzazioni segrete pronte a tutto pur di conquistare il potere – ma la sua trovata consiste nel sovrapporre senza sosta elementi reali e ben documentati sulla vita di Dickens e Collins con altri frutto della fantasia galoppante (e perversa) dello stesso Collins, alle prese con disturbi fisici sempre più gravi e dolorosi curati ricorrendo al massiccio uso di oppiacei che provocano allucinazioni.
Al lettore, insomma, non viene consentito di distinguere con assoluta sicurezza se ciò che la voce narrante gli rivela sul conto dell’ambiguo legame tra Dickens e Drood è vero o se,invece,Collins inventa di sana pianta calunnie su un avversario sul piano artistico con il quale si sforza all’apparenza di mantenere buoni rapporti nonostante lo ritenga «tra i peggiori ipocriti mai apparsi sulla faccia della terra». In tema di moralità, va però aggiunto a onor del vero, Collins aveva ben poco da insegnare a Dickens, rimproverato per aver messo alla porta la moglie Catherine dopo l’incontro con Ellen Ternan dalla quale ebbe forse un figlio morto in fasce. Collins, infatti, manteneva contemporaneamente in case diverse due donne che non sposò mai, senza per questo disdegnare le attenzioni delle signore entusiaste per l’abilità mostrata nel costruire storie piene di misteri. Anche chi sa poco o nulla dell’epocavittoriana e dei protagonisti della scena letteraria apprezzerà Drood perché Simmons si mostra assai abile nel proporre una perfetta sintesi degli ambienti intellettuali del periodo e un accuratissimo ritrattodell’ underworld londinese pieno di individui trasformati dalla povertà in folli e in criminali. Il libro è, dunque, un eccellente romanzo storico capace di intrattenere e divertire, composto imitando con grande abilità lo stile della prosa dell’Ottocento inglese. Un consiglio, infine, per chi lo apprezzerà: terminato il testo di Simmons procuratevi La verità sul caso
D. di Fruttero & Lucentini, uscito per la prima volta da Einaudi nel 1989, dove troverete un resocontodel contrasto sorto tra Dickens e Collins con un finale ancora più sorprendente di quello ora offerto dal brillante narratore statunitense.