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 2010  agosto 29 Domenica calendario

LA FINE D’ESTATE? UN CAPODANNO

Crolla la produzione di vino in Sicilia e Sardegna, arretra in Toscana. Risultati compensati però dal trend positivo di Veneto, Piemonte e Puglia che porteranno la vendemmia 2010 a ripetere il risultato quantitativo dello scorso anno (45,5 milioni di ettolitri nel 2010 contro i 45,4 dello scorso anno). Sono i principali risultati delle previsioni produttive realizzate da Assoenologi (l’associazione degli enologi ed enotecnici italiani) sulla base di una proiezione statistica effettuata sulle prime uve giunte in cantina. Stima che in media si discosta dai dati ufficiali per non più del 2 per cento.
Sotto il profilo qualitativo, «la situazione è complessivamente buona con diverse punte di ottimo- spiegano ad Assoenologi- il che ci fa concludere che la vite è più forte del clima impazzito. Nonostante le bizzarrie del tempo, infatti, e a differenza di altre colture che spesso ne risultano compromesse, le chance di arrivare a firmare un ottimo millesimo ci sono tutte, se il mese di settembre trascorrerà con giornate ricche di sole, con poca pioggia ed escursioni termiche marcate fra il giorno e la notte».
Al momento infatti in cantina c’è poco più del 10% delle uve prodotte. Le prime regioni a tagliare i grappoli sono state la Sicilia, la Lombardia con la Franciacorta e la Puglia. La raccolta infatti è cominciata solo da qualche giorno e per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot e Sauvignon). Il clou è previsto per la terza decade di settembre, mentre la vendemmia si concluderà solo a metà novembre con gli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico in Campania e dei vitigni autoctoni sull’Etna.
Altro elemento che emerge in maniera chiara dai dati è come nella produzione italiana continui un profondo restyling. Un riposizionamento legato ai trend di mercato. «Il consumo pro-capite in Italia è ormai sceso a quota 43 litri contro i 120 degli anni Settanta - spiega il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli - e prevediamo che entro il 2015 scenderà sotto quota 40 litri. In questa ottica la produzione italiana che già si è dimezzata negli ultimi 30 anni, continua il proprio processo di razionalizzazione. Mentre sul fronte del mercato appare chiaro come la strada obbligata sia quella dell’export che, dopo un 2009 difficile, nei primi 5 mesi del 2010 ha ripreso a correre».
Dalle cifre infatti emerge in particolare il ridimensionamento dell’offerta soprattutto da parte della Sicilia che negli scorsi anni era cresciuta in maniera vorticosa grazie ai grandi investimenti effettuati nella ristrutturazione dei vigneti. Ma la maggior offerta (soprattutto di vini da vitigni internazionali come Chardonnay e Sirah) aveva poi mostrato qualche difficoltà ad essere assorbita dai mercati per la presenza, su quelle stesse varietà, di un’elevata concorrenza internazionale. «Per questo - aggiunge Martelli- ora i viticoltori siciliani sono i principali utilizzatori degli incentivi comunitari all’estirpazione dei vigneti (sono stati "rottamati" circa 2mila ettari) e dei premi alla vendemmia verde (ovvero il taglio della produzione effettuato operando in campo con la distruzione anticipata dei grappoli), scelta effettuata su circa 9mila ettari di vigneto. Da qui ne è derivata una minore produzione regionale per circa 1,3 milioni di ettolitri».
Fra le singole regioni, va poi rilevato il calo del 15% atteso in Sardegna, il -10% previsto in Toscana e il meno 5% dell’Emilia Romagna. Al contrario, il Veneto si conferma ( con 8,5 milioni di ettolitri, più 5%), per il quarto anno consecutivo, la principale regione produttrice. Un incremento del 10% è poi previsto in Piemonte, Lombardia e Puglia, mentre del 5% in Friuli Venezia Giulia, Marche, Lazio, Abruzzo e Campania.
Ma se da un lato i viticoltori dimostrano di adeguarsi alle indicazioni che vengono dal mercato, la stessa cosa non sempre si può dire sul fronte del consumo. «È incredibile notare - aggiunge il direttore di Assoenologi - come anche in una congiuntura difficile come l’attuale, in cui le famiglie riducono i consumi alimentari, al ristorante o nell’enoteca i vini continuano ad essere venduti a prezzi 5 volte superiori ai listini praticati in cantina.I prezzi all’ingrosso infatti continuano ad essere ai minimi ». Secondo Assoenologi infatti un vino Doc in cantina costa in media circa 6 euro a bottiglia, mentre fra i 3 e i 4 un vino Igt. «Con prezzi al calice che variano fra i 6 e gli otto euro - spiega Martelli - e considerando che da una bottiglia da 75 cl si ricavano 4 calici, si giunge a quotazioni che sono tra le 4 e le 5 volte superiori a quelle praticate all’origine. E sorge così il dubbio che più che l’affermarsi di stili di vita contrari all’alcol, siano le dinamiche dei prezzi a modificare i consumi penalizzando il vino made in Italy ».