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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

«Una legge anti burqa nel nome di Sakineh» - «Sono indignata, è una vergogna. Una donna sta per essere lapida­ta e qui nessuno dice o fa niente

«Una legge anti burqa nel nome di Sakineh» - «Sono indignata, è una vergogna. Una donna sta per essere lapida­ta e qui nessuno dice o fa niente. Ma che Paese è di­ventato il nostro? Dove sono tutti gli intellettuali, i fior fior di ben pensanti sempre pronti a scendere in campo?». Anche que­sta volta Daniela Santanchè, è in prima fila nella sua lotta contro la discriminazione verso le donne, «verso tutte le donne negate». «Sakineh de­ve essere salvata con il nostro aiuto, la nostra partecipazio­ne, la nostra rabbia. Oltre a lei ci sono 25 donne che ri­schiano la lapidazione. I dirit­ti delle donne sono i diritti umani, e fino a quando non lo avremo capito, delitti co­me questi continueranno ad accadere » . Daniela Santanchè guarda l’Iran e le viene in mente Bre­scia, Pordenone, Torino. Hii­na, Sanaa, uccise dai genitori perché troppo occidentali; Hasna sfregiata dall’acido a 19 anni. «Ero l’unica al pro­cesso di Hiina a Brescia, sono stanca di fare battaglie per le donne da sola. Oggi voglio sta­narli tutti, gli ipocriti, i buoni­sti a tutti i costi, quelli che tol­lerano la differenza, anche se questo significa chiudere gli occhi davanti alle discrimina­zioni nei confronti delle don­ne. Ma non solo, sono gli stes­si che vogliono rendere l’Ita­lia la pattumiera d’Europa, che criticano la politica del governo Sarkozy che ha ri­mandato a casa i rom dando loro aiuti economici e si sono alzati tutti in coro per gridare alla deportazione. Ma dove sono gli illuminati davan­ti alle torture che subi­scono le donne musul­mane nella civile Euro­pa? » . Da Brescia all’Iran, che collegamento c’è? «È la stessa origine, la mancanza di rispetto, la donna considerata un ogget­to dell’uomo, che sia il padre o il marito. Comunque un pa­drone. Donne sole cui viene negato ogni diritto, anche quello di esistere. La lapida­zione è figlia della cultura del burqa » . Cosa deve fare l’Italia? «Insorgere. Raccogliere fir­me, stanare tutti quegli intel­lettuali che sono sempre pronti e scattanti a scendere in piazza quando si tratta di andare contro Berlusconi, che sono sempre pronti a in­dignarsi. Ma davanti a questi orrori tacciono. Dove sono ora gli intellettuali di Repub­blica , perché non sento lo sde­gno di Famiglia Cristiana ? » . Già dove sono? «Per questo sono indignata. Non si vede nessuno in piaz­za. Un silenzio che sa di me­schina assoluzione. Eppure quegli stessi intellettuali si so­no mostrati uniti e compatti nella difesa di Polanski, un uomo che violentò una mino­renne. Per lui sono tutti anda­ti in soccorso». E chi si aspettava di vedere nelle piazze? «Tutte quelle femministe dal­le rivendicazioni sessuali, gli islamici moderati». Esiste l’islam moderato? «Io ci credo, voglio crederci. Ma in casi come questo voglio anche vederli sulle barricate a combattere insieme a noi per i difendere i diritti delle donne, la parità tra i sessi». E lei cosa propone? «Io insisto che la priorità in Italia è vietare i l velo integra­le. Una legge che finalmente metta fine a questa violenza, perché siamo noi che dobbia­mo renderci responsabili e li­berare queste donne. Perché tutto inizia dal velo. Da oggi sul mio sito e su Facebook si raccolgono le firme. Mi aspetto grande partecipazio­ne » . Il presidente francese Nico­las Sarkozy l’ha definita una condanna «medieva­le ». «Ma certo, Sarkozy ha perfet­tamente ragione. Non oso im­maginare una condanna più crudele e meschina: interra­ta in una buca, con il capo co­perto e presa a sassate fino al­la morte. Una fine atroce. Noi non possiamo permettere di far entrare nel terzo millen­nio culture del primo. Altri­menti significa che le nostre stesse battaglie sono state va­ne. Un insulto per chi come me in questa lotta ha sempre creduto e continua a crede­re » .