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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

Aprite i negozi agli animali: è un affare (+ numeri) - Fino a pochi anni fa era usuale vede­re, al di fuori degli esercizi commerciali o dei grandi centri della distribuzione, cani legati sommariamente a qualche transenna, in attesa che i proprietari, im­pegnati nello shopping, li venissero a ri­prendere

Aprite i negozi agli animali: è un affare (+ numeri) - Fino a pochi anni fa era usuale vede­re, al di fuori degli esercizi commerciali o dei grandi centri della distribuzione, cani legati sommariamente a qualche transenna, in attesa che i proprietari, im­pegnati nello shopping, li venissero a ri­prendere. Inutile dire che qualche volta trovavano un biglietto con scritto «gra­zie », specie se il cane era di razza e giovane. Da qui l’espe­d­iente di andare al supermer­cato con un amico, incarica­to di accudire il cane. I mag­g­iori supermercati hanno co­struito box dove potere tem­poraneamente «parcheggia­re » Fido. Il sistema non ha pe­rò funzionato. Il cane mal si adatta a un box chiuso, con scarsa aerazione, mentre il proprietario stesso, dal pun­to di vista psicologico, non fa la spesa volentieri, continua­mente in pensiero per quel cane non abituato a vivere chiuso e quindi soggetto a cri­si d’ansia e claustrofobia. Che qualcosa sia profonda­mente cambiato ce lo dicono i dati dell’Aidaa, l’associazio­ne di Lorenzo Croce che si batte per i diritti degli anima­li, dati che vanno di pari pas­so con quelli sul drastico ca­lo dell’abbandono di cani (-45%) nel nord del paese, frutto anche del lavoro assi­duo che il ministro al Turi­smo, Michela Vittoria Bram­billa, da noi intervistata re­centemente, porta avanti con puntiglio e senza badare alle critiche di chi vuole che i problemi degli animali siano marginali. Economia (quin­di turismo) e civiltà di una na­zione, si misurano anche dal livello di benessere che vie­ne riservato ai nostri «fratelli minori» e, se politici o ammi­­nistratori non lo capiscono, peggio per loro. L’ignoranza e l’incoscienza sono cattive compagne di chi deve gesti­re la res publica. Veniamo dunque ai dati dell’Aidaa che rappresenta­no la sintesi di una ricerca portata avanti sul 3.500 eser­cizi commerciali e 500 super­mercati. Le indicazioni rac­colte dai volontari dell’asso­ciazione mostrano che, negli ultimi cinque anni, l’accesso dei cani nei negozi è aumen­tato del 76%. Nel 2005 su 3.500 negozi il divieto di ac­cesso ai cani era esteso a 2.600 negozi di varie tipolo­gie, tra cui tutti i negozi ali­mentari e quasi tutti i bar, ma non mancava il divieto di in­gresso ai cani nei negozi di abbigliamento ma anche in negozi di mobili o ferramen­ta e addirittura in cartolerie. La situazione oggi è drastica­mente cambiata. Da un con­trollo effettuato sullo stesso numero di negozi nelle mag­giori località turistiche del paese, ne esce un’Italia final­mente più allineata agli stan­dard del nord Europa. Man­tengono il divieto di entrata per cani «solo» 694 negozi, quasi tutti bar ed esercizi con vendita di alimentari, men­tre ammontano a 103 i nego­zi di altra tipologia. Siamo diventati più bravi e tolleranti o magari comincia­mo­a capire che questo ostra­cismo del tutto ingiustifica­to, nei confronti dei piccoli quattro zampe domestici, comporta anche risvolti eco­nomici che, in tempo di vac­che magre, è bene prendere in considerazione? Un dato interessante è che i centri commerciali più tolle­rant­i con i cani sono quelli ap­partenenti a gruppi esteri. Ancora una volta l’econo­mia si fonde, per una nazio­ne come la nostra, con il turi­smo ed è molto probabile che la pesante crisi di molti settori commerciali, abbia aiutato a modificare com­portamenti troppo rigidi e obiettivamente ingiustifica­ti, tenuti da proprietari di esercizi finalmente meno in­clini, guardando la cassa vuota, a preoccuparsi di ma­­lattie o pericoli inesistenti causati dagli animali nei confronti degli uomini. So­no le malattie e la violenza degli uomini che all’uomo devono far paura. *** 7 ,5 miliardi È la spesa complessiva sostenuta dagli italiani per mantenere e cu­rare i propri animali domestici se­condo uno studio della rivista «Il Salvagente».Per la sola alimenta­zione vanno via 4,6 miliardi 42 milioni È il numero complessivo di animali che vive «ospite» di 8,5 milioni di famiglie italiane. I più numerosi so­no i pesci rossi: 14,7 milioni, 11,8 gli uccelli, 7,2 i gatti e 6,8 i cani. Ma ci sono anche 100mila rettili 46,70 euro È la spesa media per mantenere un cane. Più economico è il gatto, che costa «appena» 27 euro al me­se. I più economici?I pesci:3,30 eu­ro. Solo un proprietario su 4 prefe­risce il cibo fresco alle scatolette 25,7 per cento È la quota di proprietari di anima­li domestici che ha stipulato un’assicurazionesulla responsa­bilità civile per il proprio amico a quattro zampe.Il 7,4 per cento ha una polizza sanitaria e l’1,2 an­che una copertura contro il furto