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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

Il giro d’Italia in 400 “Velone” - Ho fatto il giurato alle Velone. In un colpo solo, dalle 20 alle 4 del mattino, sul lungomare di Riccione, si sono registrate sei puntate delle semifinali in onda da stasera su Canale 5

Il giro d’Italia in 400 “Velone” - Ho fatto il giurato alle Velone. In un colpo solo, dalle 20 alle 4 del mattino, sul lungomare di Riccione, si sono registrate sei puntate delle semifinali in onda da stasera su Canale 5. Conduttore Enzo Iacchetti, sei concorrenti per gruppo, età variabile dai 65 ai 98 anni di Onorina. Che sembra poter cadere a ogni refolo di vento, ma non cade, e approda al balletto finale. Qui non si scherza. Non si trema, non si vacilla. Ci si chiede che cosa farà l’ultimo turno, quello dalle 3 alle 4. Niente di diverso dal turno delle 20 e dagli altri. Compatto, si presenta sfoggiando le improbabili mises d’ordinanza, caparbietà e gusto della sfida nemmeno incrinate da un debole segno di stanchezza. Potenza dello spettacolo, della tv, ma anche della voglia di vivere. In ogni gruppo, si mescolano le buffe, le belle e le brave, e la giuria sceglie con fatica, ondivaga, ora questo ora quel genere. Nessun suggerimento, nessun condizionamento, nessun ammiccamento. Votiamo chi vogliamo. Non son più i vecchi di una volta Antonio Ricci, presente dal primo momento all’ultimo, alle 4 del mattino più arzillo persino delle Velone, il che è tutto dire, sostiene che nella prossima edizione si dovrà alzare il limite anagrafico, perché di questi tempi, a 65 anni, le signore sono troppo ragazze. Essendo ormai le Velone una categoria dello spirito, più che una rappresentazione dell’età avanzata: e proprio l’idea platonica della velonità viene compiutamente sviluppata dal metafisico programma. Dice Platone, con rispetto parlando, che le idee sono la sola realtà, in quanto stabili e assolute. Ciò che l’esperienza ci presenta, esiste solo grazie all’idea che la sostiene: accade la stessa cosa con queste giovanotte che stanno lì a materializzare l’idea dell’invecchiamento. Ballando, cantando, e mostrandosi davanti alle telecamere. Perché lo fanno? Perché sfidano il senso del ridicolo e, talvolta, del decoro? Soltanto per comparire in video ed essere riconosciute dai vicini? Ricci ha una risposta definitiva nella sua semplicità: «Perché si divertono». In effetti. Anche se poi ci sono rivalità che le più giovani non sviluppano: «Le Veline in concorso erano più solidali», dicono gli esperti dello staff. Altre differenze indicative: le Veline arrivavano protette da una falange macedone che impediva a chiunque di parlare con loro e a loro di parlare con chiunque, tanto meno con la giuria. Prese, esibite e impacchettate a fine esibizione. Qui, c’è molta più libertà, il carcere duro ha lasciato posto ai camper dove si trucca e si parrucca, si portano generi di conforto. Gli abiti di scena sono autorealizzati e autogestiti, la produzione bada soltanto che non ci siano marchi o loghi. O che qualcuna delle signore faccia la furbetta, ammicchi, dimentichi qualche fondamentale capo, le mutande, il reggiseno: è capitato. Iacchetti ha il suo bel lavoro disteso, a tenere a bada una banda di indisciplinate croniche. Ci si impiega tanto a registrare, perché un po’ non ci sentono, un po’ non capiscono subito, ma soprattutto fingono di non capire e continuano imperterrite a fare quello che vogliono loro. Riconoscono solo il suono del Gabibbo, che indica lo stop. Il regista, pazientissimo come tutti del resto, Mauro Marinello, dice per esempio a Iacchetti e alle sue «girls»: «Enzo, girale, girale». Eh, girarle, una parola. Alla fine dell’esibizione tutte fanno il regolamentare stacchetto mulinando le braccia e ricopiando, per modo di dire, le mosse della coreografa Samanta Crippa. Lei, sì, è uno spettacolo, anche quando segna la strada del ballo alla Nina Senicar, la bella laureata alla Bocconi nonché poliglotta che fa lustrar gli occhi del pubblico. La provincia profonda Arrivano pure le Veline in carica, Costanza Caracciolo e Federica Nargi, a salutar Riccione, e a dimenarsi in palcoscenico, nell’intervallo tra una puntata e l’altra. Loro e la Nina sono impressionanti per bidimensionalità. Sono carine e non hanno l’aria patita: però gli manca la terza dimensione, ecco. Bene, queste esili figurine invidiate dall’universo adolescenziale italiano, non solo «non se la tirano», ma trattano le concorrenti come amorevoli nipotine. Sono gentili, premurose, molto carine. E non lo fanno per opportunismo, poiché non le vede nessuno, a parte la cronista che sbircia. Ecco, ci si può interrogare sull’opportunità di usare senili esibizionismi per far spettacolo: ma di certo tutta la macchina è condotta con grande umanità. Iacchetti, dovete vederlo come tratta le sue ragazze. Con delicatezza, comprensione e, se del caso, qualche secco rifiuto. Le concorrenti, che arrivano quasi tutte dai paesi, contribuiscono inoltre a dipingere un ritratto della provincia italiana che ha ancora il gusto dello spettacolo sulle aie, nelle stalle: queste esibizioni non sono che i vecchi intrattenimenti rivisitati, balere, filodrammatiche, recite scolastiche e poesie di matrimonio. Il giro d’Italia in 400 Velone.