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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

Parasole e ventaglio per un’estate d’antan - Due oggetti hanno segnato questa estate: il parasole e il ventaglio

Parasole e ventaglio per un’estate d’antan - Due oggetti hanno segnato questa estate: il parasole e il ventaglio. Il primo si trova in vendita da qualche tempo per le strade delle città d’arte. Offerto dagli ambulanti extracomunitari, è un oggetto d’importazione cinese. Di carta trattata e legno, viene proposto ai turisti che l’acquistano ben volentieri per ripararsi dai raggi cocenti del sole nel corso delle loro passeggiate, ma anche attratti dall’oggetto esotico. Il ventaglio, che si dava per scomparso, oggetto femminile per eccellenza, è invece tornato; un tempo lo si vedeva in mano a donne anziane, in particolare al Sud. Nella metropolitana, sui tram, negli autobus, nei treni, là dove l’aria condizionata non c’è, o funziona male, è tutto uno sventolio. Pure il ventaglio è un’invenzione cinese: un ritaglio di stoffa fissato al bambù nei modelli più antichi. A renderlo pieghevole ci hanno pensato i giapponesi, perfezionatori delle novità del Celeste Impero. Pare che il primo ventaglio ripiegato, con carta di riso e stecche di bambù, sia del VII secolo, mentre l’arrivo in Europa è molto successivo. Si attribuisce a Caterina de’ Medici il suo ingresso in Francia. Poi nel XVII secolo incomincia il suo perfezionamento. All’inizio era destinato ai nobili e agli aristocratici, poiché la superficie sventolata si prestava alla decorazione artistica e pittorica, mentre l’impugnatura era realizzata in avorio o altri materiali preziosi. E, com’è capitato per molti oggetti e comportamenti, dalle classi alte, il ventaglio è trasmigrato verso i ceti popolari: la legge dell’imitazione, spiega lo storico del costume Norbert Elias. Insieme al suo uso è nato un linguaggio ancora in auge nel corso dell’Ottocento e all’inizio del Novecento: molte espressioni, per lo più amorose e sessuali, venivano comunicate attraverso la chiusura o apertura, la disposizione dell’oggetto in parti varie del viso e del capo, oppure ricorrendo al movimento lento o all’agitazione. Un linguaggio che probabilmente è andato perduto nel corso degli anni. Oppure no? Settimane fa, in piena canicola, sul treno una signora, o signorina, si copriva la bocca con il ventaglio tutto aperto. Forse mi stava mandando un messaggio? Secondo il codice stava dicendo: sono libera. Ma io no. E poi, soprattutto, ero sprovvisto di un ventaglio per risponderle.