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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

“Ci ha fatte sentire regine” - Non saranno tutte come Natalija, che dice che «è stata una esperienza indimenticabile», che lui «è un uomo affascinante» e che a lei «è piaciuto molto ascoltare questa lezione sull’Islam»

“Ci ha fatte sentire regine” - Non saranno tutte come Natalija, che dice che «è stata una esperienza indimenticabile», che lui «è un uomo affascinante» e che a lei «è piaciuto molto ascoltare questa lezione sull’Islam». Però, un po’ sì. «Io esco più ricca», ha detto Simona, che si riferiva all’anima, evidentemente, non ai soldi che avrebbero preso per stare a sentire Muammar Gheddafi che spiegava che «l’Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa e che Maometto è l’ultimo dei profeti»: c’è chi dice che le hanno dato 70 euro a testa, chi dice che pagano solo quelle che non parlano con i giornalisti, e chi dice che non può parlare affatto, «per carità, è vietato». Le hanno portate con i pullman, ed erano più di 400, forse quasi 500, tutte belle, tutte giovani, tutte hostess, radunate dalla Agenzia Hostess web nella tenda dell’Accademia libica per incontrare il leader di Tripoli, Muammar Gheddafi, con il suo mantello marrone, dello stesso colore del turbante, sopra camicia e pantaloni bianchi. Un’ora e mezzo insieme, un libro del Corano e un altro di preghiere per ognuna di loro, una gentile lezione e qualche risposta. Quando sono andate via, c’era chi scappava furtivamente, chi mostrava occhi estasiati, chi se n’è uscita fuori con il velo, chi non sapeva cosa dire e chi ripeteva di essere rimasta scioccata, che non la rifarà «mai più, un’esperienza come questa». Natalija dice che non capisce, che invece erano tutte contente, che è stata una cosa bellissima, che le hanno dato da bere e da mangiare, «ma niente acqua e niente carne», e che lui è stato molto gentile e molto rispettoso. «Sì, ce ne sarà stata qualcuna arrabbiata, ma erano poche, si contano sulle dita di una mano. Non dico che dobbiamo essere d’accordo con quel che diceva. Però, io ho imparato un mucchio di cose». Alla fine, tre di loro si sono pure convertite, due ragazze romane e una spagnola, «benedette» da Gheddafi in un rito veloce, lì per lì, con il velo e gli sguardi contriti, e una formula da pronunciare, che adesso Natalija proprio non ricorda, «e non è che se ne parlo bene vuol dire che mi sono convertita anch’io». Lei no. Le tre ragazze quando sono venute fuori a capo chino, indossavano il chador, dal quale però uscivano i capelli. Forse non va bene così. «Non lo so», dice Natalija, un po’ scocciata. Natalija dice che si è parlato di tutto, senza timori, che molte hanno fatto un mucchio di domande religiose e alcune anche politiche. «Lui è sempre stato molto pacato e tranquillo. Ci ha ricevuto a gruppi, separando il grosso. Prima, ha voluto sapere chi di noi avesse letto il Corano. Solo dopo ha cominciato a incontrarci, mentre le altre che aspettavano potevano dissetarsi o mangiucchiare qualcosa. Nessuna di noi è stata forzata a partecipare a questo incontro. E io sono molto contenta d’averlo fatto. È stato istruttivo, per me. Ho imparato un mucchio di cose della religione islamica che non conoscevo. Ad esempio, che le donne sono trattate con molto riguardo. Gheddafi ci ha spiegato perché dovremmo tutte convertirci, ha detto che l’unico vero profeta è Maometto, e che lui spera che l’Islam diventi la religione di tutta l’Europa». Nessuna, racconta ancora Natalija, è stata obbligata a mettere il velo, «e hanno rispettato molto tutte le nostre abitudini». A quelle che glielo chiedevano, Gheddafi ha ripetuto che la donna è libera, «anche in Libia, dove può accedere a qualsiasi professione». Delle domande politiche, Natalija preferirebbe non parlarne, forse perché non si sa mai, o forse perché non se le ricorda tanto. Gheddafi ha detto che l’Italia e la Libia «sono due paesi fratelli». Ha più volte citato «l’amico Berlusconi». Altre domande? «Una ragazza gli ha chiesto quando la Libia entrerà nell’Unione Europea». Addirittura? E lui cosa ha detto? «Non ricordo con precisione, però ha ripetuto che lui spera tanto che l’Europa si converta all’Islam e che un momento importante di questo processo potrebbe avvenire con l’ingresso della Turchia nella nostra comunità». Nessuna ha dissentito? «No. Perché avremmo dovuto dissentire. Era una lezione amichevole». Anche se poi fuori, qualche dissenso c’è stato: «Non può venire qui in Italia a dirci di convertirci all’Islam o che dovremmo sposare dei libici, io mi sono sentita offesa», è scappato a una biondina, minuta. Che però ora teme di non vedere più il «gettone» pattuito.