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 2010  settembre 02 Giovedì calendario

«FU GAUCCI A PAGARE PER ELISABETTA»


Il paese è piccolo (351 anime) e la gente mormora. Così quando il cronista chiama e chiede informazioni sul «terreno dei Tulliani», dall’altro capo della cornetta, nonostante l’ora tarda, la voce anziana non sembra sorpresa dal quesito e risponde arzilla: «Sono passati diversi anni e ho una certa età, ma ricordo che facemmo l’atto a Palestrina e insieme con me c’erano Luciano Gaucci e la signora Elisabetta Tulliani». Inizia così la testimonianza di Margherita Cialdea, classe 1927, vedova originaria di Roma. Nel settembre 1999 si presentò davanti al notaio Giuseppe Valente di Palestrina per vendere un terreno di quasi 2 ettari e mezzo a Capranica Prenestina (Roma). Lei conosceva Gaucci («Aveva la casa qui, il terreno deve essere piaciuto a lui»), ma ufficialmente vendette alla neonata società Wind rose, l’immobiliare della famiglia Tulliani. Gaucci, negli atti, non risulta presente all’accordo. «Il prezzo della vendita convenuto tra le parti viene dichiarato a me notaio in lire 60 milioni che la venditrice dichiara di aver già ricevuto» si legge nel rogito. Sessanta milioni che la coppia Gaucci-Tulliani pagò «cash».
«Sì, in contanti» conferma la signora Cialdea, ignorando di dare un’informazione che potrebbe risultare decisiva nella causa civile e nell’indagine penale che ruotano intorno al patrimonio dei Tulliani. Infatti Gaucci dice che questi ultimi hanno ottenuto appartamenti e terreni utilizzando i suoi soldi, in contanti. Denaro che secondo la magistratura proveniva in gran parte dalle casse del Perugia calcio, di cui Gaucci è stato presidente dal 1991 sino al crac finanziario del 2005.
Il fascicolo sul patrimonio dei Tulliani aperto alla procura di Perugia dopo le dichiarazioni di Gaucci ai giornali, e in particolare a Panorama, è in fase esplorativa e non decollerà prima di settembre. Anche perché il pm titolare, Antonella Duchini, è ufficialmente in ferie. In realtà lavora nel suo ufficio al quinto piano dopo che Giuliano Mignini, procuratore facente funzioni, le ha segnalato le interviste di Gaucci in cui l’imprenditore si autoaccusava di aver utilizzato fondi illeciti per acquisire le proprietà immobiliari intestate alla ex fidanzata e ai suoi famigliari.
Il pm Duchini non ha ancora iscritto alcun nome sul registro degli indagati e per ora non sono state formalizzate ipotesi di reato. Gli inquirenti nelle prossime settimane dovranno sentire i testimoni di questa storia. L’ex patron del Perugia si è già detto disponibile a recarsi in procura. Molti altri sono già stati rintracciati dall’avvocato Angelo Alessandro Sammarco nell’ambito delle indagini difensive. «Convocherò nel mio studio anche la famiglia Tulliani al gran completo» annuncia il legale «e lì non potranno più sottrarsi all’interrogatorio. Se non si presenteranno dovranno rispondere alle mie domande davanti al pm, come prescrive la legge».
Continua Gaucci: «Io a quei signori ho consegnato almeno 3 miliardi e mezzo di lire in contanti, a partire dalla metà di una mia vincita al Superenalotto del valore di 2 miliardi 400 milioni». E proprio questo punto è uno degli snodi cruciali nella disfida tra i due ex fidanzati. Lei, assistita dagli avvocati Carlo Guglielmo e Adriano Izzo, sostiene di aver fatto shopping immobiliare con risparmi di famiglia e con i soldi sì del Superenalotto, che però assicura di aver vinto personalmente, come proverebbe la distinta di versamento del premio a suo nome con in calce la schedina vincente. Lui ribatte di aver foraggiato i loro acquisti con denaro contante e sfida i Tulliani a provare il contrario, presentando ricevute di pagamento, matrici di assegni, bonifici bancari.
Uno dei testimoni che saranno ascoltati dalla difesa e probabilmente anche dal pm Duchini è Antonio Ammente, guardia giurata ed ex geometra di casa Gaucci. Racconta che il suo vecchio datore di lavoro utilizzava solo liquidi: «Mi ricordo che dopo la prima ristrutturazione che seguii per Gaucci, a Monteverde vecchio, alla fine pagò con 50 milioni di lire fasciati in carta di giornale». Ma quello non fu l’unico atto di generosità in banconote fruscianti. «Un’altra volta gli raccontai che dovevo comprarmi un’auto e lui tirò fuori 20 milioni di lire dal cassetto. Mi disse: “Tieni, vatti a prendere la macchina”».
«Pagavo in contanti anche parte degli stipendi dei miei 3.500 dipendenti» precisa Gaucci. «La filiale del Montepaschi di Siena era sempre a mia disposizione. Conoscevano le mie esigenze». Enzo Di Maio, ex direttore sportivo della Viterbese, una delle squadre della famiglia Gaucci, conferma: «Il presidente e i Tulliani viaggiavano sempre con buste piene di banconote fresche di zecca al seguito».
Per risolvere il rebus i magistrati dovranno verificare come e da chi siano state pagate le proprietà dei Tulliani, per lo meno quelle acquistate tra il 1998 e il 2004, durante la relazione tra Gaucci ed Elisabetta. A dipanare la matassa saranno chiamati i venditori di quegli immobili, case, box, terreni. Come la signora Cialdea. Tutti personaggi che verranno sentiti anche dall’avvocato Sammarco nell’ambito delle indagini difensive: «Da lunedì spedirò le convocazioni» anticipa il legale. Probabilmente verrà ascoltato Gianni Casson che a Roma vendette diverse proprietà sia ai Tulliani sia ai Gaucci (ma cercato da Panorama ha fatto sapere di essere in ferie) nella zona di Valcannuta, dove gli stessi Tulliani hanno oggi sei appartamenti e un villino. Chi cerca chiarimenti su questo punto nei rogiti ha una sorpresa che infittisce il mistero intorno alla vicenda. Infatti, in tutti i contratti di compravendita realizzati ai tempi del fidanzamento con Gaucci non vengono precisate le modalità di pagamento. Mai. Cosa che, invece, avviene negli anni successivi. Per esempio nel giugno scorso Giancarlo Tulliani ha comprato un villino di due piani, più soffitta, in via Conforti 70. Lo ha pagato 1,2 milioni di euro. Nel rogito si legge che ha utilizzato 12 assegni (con tanto di numerazione) da 100 mila euro l’uno della Banca Intesa-private banking di via del Corso.
Ma torniamo agli affari dei tempi di Gaucci, quelli che interessano la giustizia civile e adesso anche quella penale. Il signor Calcani ha una «procura speciale alla vendita» e la bellezza di 94 anni. Il prezzo convenuto è di 200 milioni di lire e Calcani «dichiara di aver ricevuto (la somma, ndr) prima d’ora dalla parte acquirente». Ora bisognerà capire da chi e come gli sia stata versata. Nel 2001 Gaucci punta per i suoi investimenti su un comprensorio in costruzione, in via Raffaele Conforti 52. La zona conquista pure la fidanzata e il fratello. Il 31 luglio dello stesso anno, si presentano davanti al notaio Alberto Politi, insieme con il venditore Gianni Casson. I giovani Tulliani, Elisabetta e Giancarlo, vengono identificati, rispettivamente, come «praticante avvocato» e «studente». La prima, all’epoca ventinovenne, compra due appartamenti al piano attico, dove negli anni successivi ospiterà il nuovo compagno, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Giancarlo, 24 anni, si accontenta di una casa al quarto piano. Il pacchetto per entrambi comprende box, soffitta e posto auto scoperto. La «praticante avvocato» paga 534 milioni di lire, lo «studente» 244 milioni.
Ma gli acquisti dei Tulliani nell’era Gaucci non si fermano qui. Nel 1999 i genitori dei ragazzi, Sergio Tulliani e Francesca Frau, comprano a Capranica Prenestina un villino che pagano 150 milioni di lire e che rivendono un anno dopo a 65 milioni. Il 7 giugno 2002 si presentano con il genero milionario davanti al notaio Politi per un altro affare. Questa volta il venditore è Gaucci in persona che cede ai «suoceri» per 70 mila euro un miniappartamento di due stanze e un balcone, sempre in via Conforti. Gaucci in quell’occasione rappresenta la Katape, azienda del figlio Riccardo. Che racconta: «Io non andai perché ero troppo arrabbiato per i regali che mio padre faceva a quei signori».
«La società venditrice» è scritto nel rogito «dichiara di aver già ricevuto l’intero prezzo dalla parte acquirente e ne rilascia quietanza». Oggi l’ex patron del Perugia nega di aver incassato alcunché: «Io non presi un euro in quell’occasione». Il tribunale di Perugia nel 2006 chiese il sequestro preventivo del miniappartamento, considerandolo di proprietà dei Gaucci, e poi lo restituì ai proprietari. Per i legali dei Tulliani, questa è la prova che la procura non ha riscontrato irregolarità in quella compravendita.
Gli investimenti nel mattone dei Tulliani non sono, però, finiti: nel 2003 rilevano un negozio per 196 mila euro in largo Antonelli a Roma e lo rivendono cinque anni dopo a 115 mila euro a una coppia di catanesi. Nel settembre 2004 l’ultimo colpo dell’era Gaucci: una casa al pianterreno sempre in via Conforti 52. I Tulliani se l’aggiudicano per 175 mila euro. In totale le spese in lire per case e terreni durante il fidanzamento di Ely con Big Luciano ammontano a circa 1 miliardo 200 milioni. L’equivalente della vincita nella disponibilità di Elisabetta, noterà qualcuno. «In realtà, quando stava con me, per i suoi affari, non ha utilizzato i soldi che le ho regalato, bensì i miei» sostiene Gaucci. Gli avvocati della signora, come detto, non ci stanno. Ma Gaucci rilancia: per lui al computo del tesoretto mancherebbero gli immobili comprati in euro, ma anche cinque auto di lusso, quadri per 2 miliardi di lire e un altro miliardo di monili. Ora tocca alla magistratura verificare se davvero quei beni sono stati procacciati da Gaucci, magari con soldi del Perugia calcio, e se andranno restituiti all’erario e agli altri creditori.