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 2010  agosto 07 Sabato calendario

Le donne del Novecento: Margherita Sarfatti - Io Donna (puntata n. 15) -Quattro «Il pensiero di essere soltanto di una donna mi era inconcepibile

Le donne del Novecento: Margherita Sarfatti - Io Donna (puntata n. 15) –

Quattro «Il pensiero di essere soltanto di una donna mi era inconcepibile. C’è stato un periodo che avevo quattordici donne, e ne prendevo tre - quattro per sera, una dopo l’altra. Una sera alle 8 la Rismondo, alle 9 la Sarfatti, alle 10 la Magda, pianista bretone, e poi all’una una brasilera terribile. Questo ti dà l’idea della mia sessualità» (Benito Mussolini a Claretta Petacci).

Anagrafe La Margherita Grassini, sposata poi a diciott’anni all’avvocato Sarfatti, figlia di un Amedeo abile dottore in legge, molto osservante, molto ricco, e di una Emma Levi triestina, antenati scienziati e banchieri, che la imparenta ai Levi di Natalia Ginzburg. Insegnanti privati e di massimo livello. Subito socialista e appassionata d’arte. Alludendo al proprio matrimonio, contrastato dalla famiglia: «A tredici anni mi sono innamorata della pittura, a quindici di un’idea, a sedici di un uomo. A diciassette anni ho sposato in un colpo solo la letteratura, le arti, quell’idea e quell’uomo»

Mussolini Mussolini l’aveva incontrato in casa della Kuliscioff, nel 1912, un uomo basso, timido, impacciato, trasandato. Quando diventa direttore dell’“Avanti!” va a presentargli le dimissioni da collaboratrice. Lui le rifiuta e le fa «capire, in quel modo indiretto che noi donne comprendiamo così direttamente, che gli piacevano le bionde del mio tipo».

Amanti Amanti per vent’anni, prima in gran segreto (alberghetti eccetera), da un certo momento in poi pubblici. Rachele, nel 1931, dopo aver visto un suo articolo sul “Popolo d’Italia”: «Se vedo ancora una volta il suo nome, vado a Milano e faccio saltare in aria il giornale. E farei un piacere a molti perché "Il Popolo d’Italia" non piace più a nessuno. È diventato un mattone indigesto».

Istantanee Margherita, essendole morto in guerra il figlio Roberto, sempre più compresa nella parte della madre dell’eroe. Margherita, possedendo un’automobile, che accompagna Mussolini in giro per l’Italia. Margherita, che avendo oltre tutto fondato la corrente Novecento e finanziato i futuristi, diventa, attraverso il suo salotto di corso Venezia a Milano, la padrona della cultura italiana.

Telefonate Telefonate quotidiane, immancabili, di Mussolini: ore 9, ore 15, ore 22 o comunque dopo cena.

Violino Mussolini, avendo traslocato a Roma, le suonava il violino al telefono. La Sarfatti, sapendo del Duce tutto quello che sapeva, scrisse su di lui la celebre biografia, a ruba in America e in Inghilterra, tradotta poi in italiano col titolo “Dux”.

Ruvida Alla fine degli anni Venti, lui non ne poteva più. «Si tinge i capelli di rosso, come tutte le intellettuali». Vestiva anche sul vistoso, colori contrastanti, troppi braccialetti, cappelli appariscenti. Kenneth Roberts, giornalista americano: «Una bionda ossigenata del Nord Italia, con la voce dura e la pelle ruvida».

Autoinganno Si rifiuta di ammettere che il duce ha perso ogni interesse. Lei, che davanti agli estranei quasi non ha mai pronunciato la parola “Mussolini”, ora aspetta con ansia che qualcuno lo nomini per far capire quanto sono intimi. Ci sono ospiti, suona il telefono, Margherita va a rispondere di là e al ritorno annuncia sempre che il Duce l’aspetta per chiederle consigli.

Regina «Quando l’avevo vista la prima volta era la regina senza corona d’Italia. Ora è la mendicante incoronata dell’esilio. È coraggiosa e arguta come sempre, ma piena di amarezza. Il suo amore profondo per Mussolini ha lasciato il posto a un’ostilità sconfinata» (Alma Mahler).

Fine Esilio in Sudamerica, dimenticata. Ritorno in Italia dopo la guerra, in un hotel di via Veneto. Puntate nella vecchia casa di campagna vicino a Como. Morta nel sonno, il 30 ottobre 1961, in età di 81 anni.