Antonio Sanfrancesco, Libero 29/8/2010, 29 agosto 2010
I FILM PIRATA E VIA STELLITE FANNO A PEZZI BLOCKBUSTER
Per milioni di appassionati di tutto il mondo è stato il passatempo preferito di molte serate. Sprofondati sul divano di casa con coca cola, patatine o pop-corn e l’immancabile copia del film preferito noleggiato dal Blockbuster più vicino.
Cinema e multisala addio, era il vaticinio degli esperti, adesso c’è il «Block».
Con tutti i film, ultime novità comprese, e i videogiochi a disposizione per pochi spiccioli. Chi di novità ferisce, di novità inevitabilmente perisce. È la «teoria dei nuovi prodotti» con cui gli economisti spiegano in tecnologia il trionfo del nuovo ai danni del vecchio: il cinema battuto dal dvd, i dvd spazzati via da Internet.
Anche a Blockbuster è toccata la stessa sorte. Lontani i tempi in cui il marchio giallo e blu faceva tremare le major cinematografiche di Hollywood e svuotava le sale per riempire salotti e cucine. Gli amministratori della compagnia dopo anni di bilanci in affanno hanno annunciatoche a metà settembre presenteranno istanza di fallimento, ricorrendo al Chapter 11, la legge Usa in materia.
Lo spettro della bancarotta, paventato da mesi, adesso è realtà. I numeri parlano chiaro: dai primi mesi del 2008, la catena americana dell’homevideo nata in Texas nei primi anni ’80 ha perso circa un miliardo di dollari e gli interessi sui 920 milioni di debito che deve pagare ogni mese la stanno letteralmente strozzando. Per arginare le perdite i vertici aziendali hanno imposto una cura da cavallo: chiusura immediata di 800 dei 3.500 negozi presenti negli States, dopo che nell’ultimo anno ne erano stati chiusi altri 1.000. Intanto si cerca di correre ai ripari attraverso un piano che consenta di salvare almeno in parte l’attività di videonoleggio. Giorni fa, infatti, il presidente di Blockbu-
ster, Jim Keyes, e i vertici di 20th Century Fox, Paramount, Sony, Universal, Walt Disney e Warner Bros si sono incontrati. L’obiettivo di Keyes è chiedere alle compagnie, nonostante la bancarotta, di continuare a fornire materiale necessario per continuare l’attività. Almeno nel breve. Anche in Italia tira una brutta aria. Basta entrare in uno dei 235 store sparsi nella Penisola per accorgersi delle maxi offerte proposte. L’ultima è il «3x9x4»: ossia, tre film a noleggio a 9 euro per quattro serate. Da inizio 2008 la perdita economica dei Blockbuster italiani che danno lavoro a 1.400 dipendenti è di 5 milioni di euro. Alcuni store, come quello milanese di viale Papiniano, negli anni d’oro primo negozio al mondo della catena, poteva contare su 10mila clienti e un’offerta di 900 titoli in vhs, 600 in dvd e altri 600 solo in inglese. Con i buongustai che potevano noleggiare pellicole praticamente introvabili. Il piano di ridimensionamento prevede ora la chiusura di 20 negozi, anche se i tagli sono iniziati già due anni fa. A inizio 2008, infatti, hanno abbassato la saracinesca 18 punti vendita. La maggior parte delle chiusure a Milano e Torino, ma soprattutto al centro-sud con 6 store chiusi a Roma e 4 in Campania. Le prime avvisaglie della crisi si erano avute nel 2007 quando da noi il mercato del videonoleggio è crollato di quasi il 20 per cento. Ma chi sono i carnefici del gigante a stelle e strisce? La pirateria via Internet, anzitutto, che permette di scaricare film gratis (ma illegalmente) in pochi minuti. Poi la pay-per-view che, grazie ad abbonamenti a basso costo, offre tutti i film quasi in tempo reale rispetto all’uscita nelle sale. Infine, siti come Amazon e iTunes che forniscono film “on demand” a costi contenuti. Uno dei concorrenti più agguerriti del Block è stato Netflix coi film che arrivavano direttamente a casa dopo averli ordinati sul web. Nemmeno il bluray, il supporto video più potente con immagini d’alta qualità ma costi più elevati, è riuscito a salvare Blockbuster. I titoli di coda stanno già scorrendo.