Cristina Lodi, Libero 28/8/2010, 28 agosto 2010
«C’È CHI CONOSCE IL KILLER DI CHIARA»
[Intervista a Angelo Giarda]
«È verosimile pensare che un avvocato sappia chi è il vero assassino di Chiara Poggi. Questo professionista, di conseguenza, sa anche che Alberto Stasi è innocente. Lo liberi dall’incubo». Professore Angelo Giarda, il delitto di Garlasco è un mistero buio al centro della cronaca italiana, ormai da tre anni. Giornali e televisioni hanno dedicato e dedicano titoli a nove colonne e dibattiti. Per il suo assistito è arrivata la sentenza di assoluzione in primo grado lo scorso 17 dicembre, ma adesso ci sono tre appelli depositati per la Corte d’assise d’appello di Milano. L’assassino non è ancora stato scovato. Questa sua dichiarazione è molto rilevante oggi. «Anzitutto una premessa necessaria e doverosa. La difesa di Alberto Stasi: ossia il sottoscritto e i colleghi avvocati Giuseppe e Giulio Colli, prende atto dei tre atti d’appello presentati dai pubblici ministeri di Vigevano, dal difensore della famiglia Poggi che si è costituita parte civile e dal sostituto procuratore generale di Milano, dottoressa Laura Barbaini. Questa difesa ne rispetta i contenuti e le intenzioni che saranno affrontati durante il processo, però...». Però?
«Anche noi in tutto questo tempo abbiamo scrupolosamente esaminato la dinamica dei fatti. E ci siamo convinti che a uccidere Chiara non sia stato Alberto. Ho difeso dei colpevoli, sa? Ma mai e poi mai, sapendo che il mio cliente era responsabile, ho chiesto l’assoluzione. Qui, oggi, abbiamo di più: esiste la certezza che il nostro assistito era a casa nei momenti in cui veniva consumato l’omicidio. Siamo convinti che questo ragazzo sia innocente, perciò davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano motiveremo il nostro rispettoso ma fermo dissenso agli appellanti. E faremo anche di più». Cosa significa “faremo di più”? Lei è un famoso avvocato, ordinario di diritto processuale penale all’Università Cattolica. Professore, è il maestro di almeno due generazioni di addetti ai lavori. Un padre del diritto. Chi la conosce sa bene che lei è pronto a tutto pur di salvare un innocente, anche se non è un suo cliente. Quando sferra l’attacco della difesa e in aula si alza bonario e solenne, incute soggezione perfino ai giudici. E alla fine vince. Cosa vuol dire adesso, con questo “ faremo di più”?
«Dico che l’estraneità di Alberto Stasi all’omicidio di Chiara Poggi è provata». Da cosa è provata?
«Dalla condotta da lui tenuta la mattina del 13 agosto 2007, quando era a casa a scrivere la tesi di laurea al computer e/o a guardare per pochissimi istanti quelle foto di signorine seminude. E ancora: la sua innocenza si evince da lui che telefonava sul telefono fisso di casa Poggi e sul cellulare della fidanzata, senza muoversi mai da casa fino alle 13, 24. Solo a quell’ora va da Chiara e trova quel che ha sempre detto di avere trovato. Questa sua condotta non viene minimamente intaccata dagli argomenti esposti finora dagli appellanti. Sono stati portati solo dati di contorno. Oltre a essere contraddittori e opinabili, essi non
fanno perdere di rilievo alle prove con le quali è stato accertato il comportamento tenuto da Stasi quella mattina. Il suo alibi resta inscalfibile. Ma non finisce qui, perché si potrebbe fare di più, dicevamo».
In che senso?
«Dato l’enorme clamore giornalistico e la risonanza mediatica innescati da questo fatto delittuoso, dato che Chiara quella mattina ha aperto (in pigiama) la porta a una persona che conosceva, è verosimile credere che chi ha commesso il delitto si sia rivolto a un professionista per avere una consulenza, un aiuto. Succede. Ed è comprensibile che accada in casi come questi. Plausibile, dunque, pensare che qualche professionista, a conoscenza di fatti precisi, sia oggi nelle condizioni di fornire indicazioni utili al caso».
Cioè fare il nome dell’assassino?
«Non l’ho detto. Questa difesa sa benissimo che l’avvocato è tenuto al segreto professionale. Ma sottolinea anche che il superamento
del segreto stesso non integra l’articolo 622 del Codice penale tutte le volte in cui questo avvenga per giusta causa: cioè per evitare la condanna a un innocente». Intende dire che un avvocato, essendo a conoscenza del vero autore dell’omicidio di Chiara, potrebbe essere in grado di giurare sull’innocenza di Alberto Stasi, senza però incolpare qualcuno? «Dico che non si può arrivare al punto di sollecitare il professionista a violare il segreto e a rivelare chi è stato, anche se ciò non costituirebbe reato; però si può chiedere di parlare a chi è a conoscenza di fatti che escludono la responsabilità di un imputato. Lanciamo dunque l’appello: chi è in grado di evitare la condanna a un innocente si decida a uscire dal riserbo. Esistono precedenti illustri nella storia della cronaca giudiziaria». Quali?
«Mi viene in mente l’avvocato professore Giandomenico Pisapia. È stato uno dei più autorevoli e famosi professionisti italiani, pra-
ticamente il Padre del nuovo processo. Il prof era pronto a tutto pur di salvare un innocente. E un giorno piombò in aula davanti alla Corte d’assise di Milano: capitò 35 anni fa. “Un caso senza precedenti negli annali della giustizia”, ricordo che titolava così il Corriere della Sera. Pisapia telegrafò al presidente della Corte, annunciando il suo intervento. Il caso, famoso all’epoca, era l’omicidio del benzinaio di Piazzale Lotto (Milano). Per il delitto, a scopo di rapina, si giudicava tale Pasquale Virgilio: “Fermate il processo, state condannando un innocente”, tuonò il penalista. E poi testimoniò in aula, sotto giuramento, di avere ricevuto la confessione del vero colpevole. Non poteva rivelarne il nome, senza mancare al segreto professionale. Ma sottolineò: «Mi ha rivelato fatti e circostanze tali da escludere che l’attuale imputato sia colpevole”. Fu creduto sulla parola e nemmeno il pubblico ministero osò chiedere la condanna per Pasquale Virgilio. Due anni più tardi, i responsabili dell’omicidio di piazzale Lotto furono catturati e confessarono davanti al magistrato Gerardo D’Ambrosio. Un precedente esemplare e illustre. Invitiamo dunque chi sa a fare la stessa cosa, oggi, per Alberto Stasi innocente».
Il 21 dicembre si torna in aula. Il fidanzato di Chiara è rinviato a giudizio per la detenzione di video pedopornografici.Quandocomincerà invece l’altro procedimento per l’omicidio?
«Ancora non è stata fissata l’udienza. Il processo sarà celebrato davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano e ci saranno sei giudici polari più due togati. Si farà in camera di consiglio secondo la previsione di legge». E a porte chiuse.