DARIO PAPPALARDO, la Repubblica 29/8/2010, 29 agosto 2010
NOSFERATU, MURNAU
Se i vampiri sono nati davvero da qualcuno, allora discendono da una "coppia di fatto". I pallidi adolescenti di Twilight, come gli ambigui eroi di Anne Rice, non hanno una madre certa, ma due padri. Uno scrittore irlandese e un regista tedesco, che non si incontrarono mai: Bram Stoker e F. W. Murnau. Il primo pubblicò nel 1897 Dracula, mettendo nero su bianco la leggenda del non morto più celebre della storia. Il secondo, nel 1922, trasformò per la prima volta quel romanzo in una sequenza di immagini mute. Nosferatu non è solo il capolavoro del cinema espressionista, ma il fondatore di un genere. E i teenager che oggi vanno in estasi davanti a Bella e a Edward non sanno che anche dietro la saga della Meyer si celano l´ombra e gli artigli dell´attore Max Schrek, il primo conte Dracula dello schermo. E, soprattutto, la macchina da presa di Murnau, che, mai uscito dalle videoteche dei cinefili, adesso arriva in libreria: l´editrice Alet traduce finalmente in Italia la biografia del cineasta, scritta da Lotte Eisner, pioniera della storiografia del cinema tedesco (Wim Wenders le dedicò Paris, Texas; Werner Herzog la raggiunse a Parigi, viaggiando a piedi da Monaco; Bernardo Bertolucci la citò in Partner) scomparsa nel 1983.
È l´occasione, allora, di rileggere l´avventurosa vita di Friedrich Wilhelm Plumpe, nato tre giorni dopo il Natale del 1888 a Bielefeld, in Westfalia, che prende poi il nome di Murnau dal villaggio bavarese dove soggiornò con l´amico poeta Hans Ehrenbaum-Degele. Un omaggio, ma anche una necessità, visto che il padre, industriale tessile, non avrebbe mai accettato di vedere il cognome di famiglia sui cartelloni dei teatri. Friedrich se ne infischia. Studia storia dell´arte a Heidelberg, organizza messe in scena domestiche e poi, nel 1911, entra nella compagnia di Max Reinhardt. Segue la guerra: si arruola come pilota e la prigionia in Svizzera è l´occasione per scrivere la prima sceneggiatura. Sono ventuno i film che girerà tra il 1919 e il 1931: nove quelli andati perduti (la Eisner descrive anche questi nel libro). Cinque figurano periodicamente nelle classifiche delle migliori pellicole della storia: L´ultima risata (1924), Faust (1926), Aurora (1927), Tabù (1931) e ovviamente Nosferatu, che viene prodotto prima di tutti questi, nel 1922.
Lo stesso anno, la rivista tedesca Bühne und Film ne anticipa l´uscita con questo monito ai lettori: «Volete vedere una sinfonia dell´orrore? Aspettatevi ben di peggio. Ma attenzione c´è poco da scherzare, Nosferatu non è affatto da prendere alla leggera. Di nuovo diciamo: attenti a voi». La suspense è assicurata e con essa una campagna pubblicitaria senza precedenti. Sul periodico, lo scenografo del film, Albin Grau, racconta di un episodio riferitogli in Serbia durante la prima guerra mondiale: la storia di un certo Morowitch, defunto nel 1884, ma poi riesumato «con i denti che fuoriuscivano dalla bocca, stranamente lunghi e affilati». Il "mai morto" viene finito da un parroco con tre paternoster e un paletto conficcato nel cuore. Il resto diventa leggenda. La lavorazione di Nosferatu è talmente cosparsa di misteri da avere ispirato essa stessa un film nel 2000: L´ombra del vampiro di E. Elias Mehrige. Dove John Malkovich interpreta Murnau e Willem Dafoe è Max Schrek. Che non sarebbe stato un attore qualunque, ma un non morto autentico, ripagato col sangue dell´attrice protagonista. La Eisner, nel libro, glissa sull´argomento. Ma qualcuno, ancora oggi, non si accontenta della voce di Internet Movie Database che dà Schreck, praticamente sparito dopo Nosferatu, morto nel 1936 per un attacco di cuore. Di certo c´è che, su una durata totale di un´ora e mezza, il vampiro compare sullo schermo per dieci minuti scarsi che però sembrano molti di più. Guardare il film non solo per credere, ma anche per provare di nuovo spavento quando l´ombra del conte sale le scale, dirigendosi verso la stanza della sua preda. Bela Lugosi, Christopher Lee, Klaus Kinski, Gary Oldman avrebbero poi imparato da lì.
In Germania si grida al successo, in Irlanda invece al plagio. La vedova Stoker intenta una causa per mancata riscossione dei diritti sull´opera del marito. Non basta che Murnau abbia cambiato i nomi dei personaggi (Dracula è diventato Orlok). Il tribunale, nel 1925, impone di bruciare tutte le pellicole esistenti. Qualcuna, ovviamente, si salverà. Ma intanto per il regista si stanno spalancando le porte di Hollywood. L´ultima risata, con i suoi movimenti di macchina rivoluzionari, conquista i produttori americani. Tutti si stupiscono all´idea che il regista abbia montato la camera su una bicicletta, o che l´operatore Karl Freund abbia ripreso l´attore Emil Jannings camminando all´indietro con una cinepresa di otto chili in mano. Aurora, prodotto dalla Fox, si impone alla prima notte degli Academy Awards. Porta a casa tre di quelli che qualche anno dopo saranno ribattezzati Oscar.
La politica delle major sta però stretta a Murnau. Complice il documentarista Robert Flaherty, scopre la Polinesia. Si trasferisce a Tahiti dove gira Tabù. La settimana precedente alla prima del film, l´11 marzo 1931, il regista è di nuovo in California su una Rolls Royce guidata a velocità massima da un giovanissimo collaboratore filippino. Un´amica indovina gli aveva predetto che sarebbe tornato in Germania in nave. E dopo un viaggio in nave, in effetti, la bara di Murnau tocca il suolo tedesco. Prima, però, al servizio funebre americano, sono solo in undici a rendere omaggio al padre di Nosferatu che viveva senza tanti segreti la sua omosessualità. Tra questi, Greta Garbo. Negli anni hollywoodiani, la "divina" conserverà sulla scrivania la maschera mortuaria di Friedrich. Poi anche lei fuggirà la luce come il conte Orlok. Scegliendo l´ombra, però, volontariamente.