NELLO AJELLO, la Repubblica 29/8/2010, 29 agosto 2010
LA VERSIONE DI EDDA "IO, FIGLIA DEL DUCE MA LA MIA CASA È LA RUSSIA"
Drammatici, attesi provocatori. Così sono i documenti riprodotti in queste pagine. Li domina l´immagine di una donna che porta in sé molto dell´avventura fascista. Edda Ciano mostra qui quel suo stile narcisistico, spregiudicato che l´ha resa celebre. Lo testimonia, per cominciare, il fatto d´invocare l´aiuto dell´ex-nemico americano. Lei, la Ninfa Egeria d´un ventennio brutalmente archiviato, è, fra il 1945 e il 1947, solo un essere sconfitto. Ma vuol farsi valere aggrappandosi ai diari del marito. Quei fascicoli sono per lei un tesoro. Uno stratagemma. Un salvacondotto. Spicca, al centro di queste carte che girano intorno ai diari, una lettera di cui non possono sfuggire il sapore prezioso e il peso "storico". Data: 12 febbraio 1945. Mittente, l´agente dell´Oss (Office of Strategic Services) Tracy Barnes, numero in codice 679. Destinatario Allen Dulles, numero 110, suo superiore oltre che futuro capo della Cia e mito vivente dell´Intelligence mondiale. Contenuto: lo stato delle trattative con Edda Ciano per la cessione dei diari di suo marito all´editore Paul Ghali, deciso all´acquisto. La sera dell´11 febbraio, in un ristorante di Martigny l´agente e l´editore, insieme, hanno incontrato a cena Edda, nascosta sotto le generalità di madame Ecdar. Ha potuto raggiungerli grazie a uno speciale permesso d´uscita dalla clinica di cui, lì in Svizzera, è ospite e paziente. La sortita la elettrizza. Confida ai commensali incrollabili sentimenti fascisti. «A certi paesi», afferma, «occorre avere un dittatore, se vogliono concludere qualcosa». L´accenno all´Italia è palese. «Lei non è ottimista, è vero?», cerca di indagare, a un certo punto, lo 007. «No, non lo sono», è la risposta. «Ciò deriva, sospetto, dal mio "lato russo"». Poi, ricordando il mese e mezzo che ha appunto trascorso in Russia, la contessa conferma: «Entrandovi, ho pensato: eccomi a casa». Varie volte, durante la serata, scrive l´agente 679 ad Allen Dulles, la figlia del Duce ha ripetuto con nettezza di «essere per metà russa».
Basta scorrere una qualsiasi biografia di Mussolini per apprendere della sua storia d´amore con l´agitatrice politica Angelica Balabanov di famiglia russa, nata nel 1875, esponente del socialismo italiano e redattrice dell´Avanti! fino al 1915. Ripetute volte, specie durante gli anni d´oro di Edda, quella che sembrava una diceria sulla sua nascita veniva ripetuta con ovvia circospezione. E anche dopo, quella voce non s´attenuerà nel regno del gossip di vario colore. Una rivendicazione di simile nettezza e così orgogliosa - sono russa per metà - da parte dell´interessata appare tuttavia una perla da superspionaggio. Sa di giallo dal vero.
Il diario di Ciano fa con Edda coppia fissa da prima dell´11 gennaio 1944, ad autore ancora vivo. E l´appello rivolto dalla signora a Dulles non è il primo passo che lei compia brandendo quei sette quaderni. I suoi tentativi di renderli pubblici erano cominciati presto, appena li ebbe in mano. Per primo si trovò associato all´impresa il ministro dell´Interno del regime nazista, Heinrich Himmler, truce mestatore all´interno del potere nazista. Egli attribuiva a quei documenti il giusto valore. Voleva disporne. Senonché, una sorta d´accordo da lui intessuto con Edda che doveva procurarglieli - contropartita assai ipotetica: la liberazione di Ciano, un´attenuazione della sua pena? - venne scoperta in anticipo da Hitler.
Dopo quel fallimento la caccia al diario continuò. Nell´immediato "dopo-Ciano" la sua giovane vedova veniva braccata dalle Ss con raddoppiato impegno. Obiettivo: sempre i diari. Ora Edda li nasconde. Secondo Antonio Spinosa, suo biografo, una frase da lei rivolta ai familiari quando il regime di Salò traballava, suonava così: «Vedrete che cosa sarò capace di fare». Era un modo di alludere al suo tesoro. In Svizzera, che aveva raggiunto travestita da contadina, ma ne era rimasta prigioniera, Edda covava l´odio per suo padre. Tramite un amico prete, un´alternativa drastica: «Fuggire o uccidersi». Il "journal" di Galeazzo le sembrava quanto di più anti-Duce esistesse.
Esso comprova inoltre, a suo parere, la slealtà dei tedeschi, ma anche la doppiezza di troppi cortigiani del Capo. È una chiamata di correo rivolta ai "camerati". Dimostra che la sconfitta non è caduta dal cielo. È qualcosa cui essi hanno lavorato. Postumamente, Galeazzo brucerà ogni loro speranza di discolparsi. Era, quella della Contessa, un´auto-assoluzione fin troppo veemente e volenterosa. Pochi potevano dimenticare i suoi inviti, sugli inizi del ´40, a scendere subito in guerra. Non era sfuggita la fervida ammirazione da lei professata al Führer, anche in dissenso col marito. E non si trattava di umori "mondani" come qualcuno supponeva. Gli ingredienti mediatici che avevano fatto di lei una madrina del potere littorio ne allargavano l´influenza in spazi ampi. La mitologia di Edda s´era incorporata nel fascismo "di base", e viceversa.
Munita a dodici anni, nel 1922, della medaglia del Pnf, Edda veniva considerata, in famiglia e fuori, «un maschio mancato». Echeggiando favole nostrane, una rivista mediorientale, Images, la stimò capace di guidare suo padre «con il pugno di ferro». Time le dedicò una copertina. Racconta Spinosa che, di fronte a simili elogi, a lei stessa «sembrava di essere contemporaneamente Caterina II di Russia e la regina Vittoria, Mata Hari e Richelieu». «Tutto il sangue nero dei Mussolini non è nelle vene del padre», andava diagnosticando Curzio Malaparte, «è nelle vene di Edda».
Mentre si conclude l´"operazione diario", Edda si aggira appena sui trentacinque anni. Ma non le mancheranno, di lì a poco, gli ingredienti per apparire una rediviva. Ha vissuto male la permanenza in Svizzera. Le pesano i dieci mesi di confino che ha dovuto scontare a Lipari. Sanno di antico le sue gesta del suo tardo dopoguerra, distribuite come un tempo fra Capri, l´ampio appartamento romano dei Parioli, e Ponte a Moriano, dov´è la casa avita dei Ciano. Non le giova a tornare sul palco l´aver dato vita a un settimanale, Insieme, cui affida le proprie memorie. Né valgono, infine, le fiabe sui suoi amanti, che non devono aver superato di tanto il numero di due - il marchese fiorentino Emilio Pucci e l´orefice napoletano Pietro Capuano, detto Chanteclair - benché la stampa rosa ne esalti ad arte il quantitativo.
Il suo temperamento non s´è del tutto inaridito se a un certo punto Edda, già oltre la mezza età, si sfoga con la suocera Carolina Ciano mai troppo amata: «Devi persuaderti», le scrive che la Pompadour e la Maintenon erano, al mio confronto, delle ingenue ragazzine. C´è chi giura che sono fidanzata. Non passerà molto tempo e si dirà che sono incinta. Poi affermeranno che sei incinta anche tu, cara mamma». Il tutto s´immagina recitato con nella voce un filo di malinconia.