STEFANO BARTEZZAGHI, la Repubblica 30/8/2010; ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 30/8/2010, 30 agosto 2010
2 articoli - Se VENT´ANNI DI LAVORO SI RIDUCONO A UN CLIC - Non pesa sulle braccia, non prende spazio sulla libreria, non porta polvere in casa, non richiede di essere consultato solo in un luogo particolare, non richiede l´abbattimento di alberi per essere prodotto, non costa lo stipendio di un operaio specializzato
2 articoli - Se VENT´ANNI DI LAVORO SI RIDUCONO A UN CLIC - Non pesa sulle braccia, non prende spazio sulla libreria, non porta polvere in casa, non richiede di essere consultato solo in un luogo particolare, non richiede l´abbattimento di alberi per essere prodotto, non costa lo stipendio di un operaio specializzato. Cosa ci sarà mai di male, dunque, nell´aggiornamento non più cartaceo ma solo elettronico dell´Oxford English Dictionary (Oed)? Porsi la domanda significa essersi già dati una risposta. La traduttrice Susanna Basso, nel suo recente Sul tradurre (Bruno Mondadori), ha già elencato i dizionari che non le sono più necessari, grazie a più ergonomiche ed economiche opere non cartacee. L´unico dubbio non riguarda, infatti, gli utenti professionali, per i quali qualsiasi supporto è semplicemente la forma di emersione di un processo linguistico abbondantemente subliminale. Per tutti gli altri, l´immaterialità, l´immediata disponibilità, la gratuità (o la facile riproducibilità gratuita) ha già reso banale la fruizione di libri in fotocopia, film in vhs e poi in dvd, musica in mp3. Li si possiede, non li si domina. Per dirla con T. S. Eliot - che era un reazionario, ma era anche Eliot - : «Quanta conoscenza abbiamo perduto con l´informazione?». Addio, Oed, hai imboccato il rettilineo finale, perché ogni impresa che sia parametrata sulla sua mera resa economica è destinata al fallimento, a meno che non sia francamente criminosa. Nasconderselo ancora, dopo le controprove che continuiamo ad avere ogni giorno è infantile. Ma del resto a noi essere bambini piace: piace parecchio. STEFANO BARTEZZAGHI, la Repubblica 30/8/2010 IL VOCABOLARIO DEL FUTURO DICE ADDIO ALLA CARTA "USCIRÀ SOLO SUL WEB" - LONDRA - Anche il dizionario cambia pelle, abbandonando la pagina di carta per quella di internet. L´Oxford English Dictionary, "padre" nobile delle lingua inglese e modello di tutti i dizionari, punto di riferimento per i milioni o miliardi di terrestri che parlano e scrivono (o almeno si sforzano di farlo) nell´idioma di Shakespeare, non pubblicherà la sua attesa terza edizione cartacea, laborioso progetto a cui una squadra di lessicografi lavora da ben ventun anni: la nuova opera uscirà invece soltanto in versione digitale, sul web. «I dizionari stampati stanno scomparendo», si giustifica Nigel Portwood, presidente della Oxford University Press, casa editrice dell´omonima università e del dizionario che ne porta il nome. «Non si vendono più, non vengono più consultati, chi ne ha bisogno sfoglia il dizionario on-line». Dove gli aggiornamenti, gli inserimenti di nuovi termini, la cancellazione di quelli diventati obsoleti, avvengono in tempo reale, giorno dopo giorno: come con l´ultima arrivata, "vuvuzuela", la parolina aggiunta dopo che tutti l´abbiamo sentita strombazzare ai mondiali di calcio in Sud Africa. La decisione ha una motivazione innanzi tutto economica: l´edizione completa dell´Oxford English Dictionary, consistente in venti volumi rilegati, non ha mai realizzato un profitto, dal giorno in cui ne fu stampata la prima copia, quasi un secolo e mezzo fa. La versione digitale, viceversa, è già e sarà sempre di più un successo anche commerciale: sul web, il dizionario di Oxford viene aperto da 2 milioni di persone al mese. L´abbonamento annuale costa 250 sterline e in più riceve il pagamento dei diritti d´autore da Google, che utilizza l´Oxford Dictionary per il suo motore di ricerca (a proposito: il termine "google" è entrato a far parte del dizionario di Oxford in rete nel 2006). Come gli atlanti e altri manuali di consultazione, insomma, il dizionario di carta sembra destinato a rimanere a impolverarsi sugli scaffali delle biblioteche, mentre il mondo vivo, il mondo nuovo, lo legge e lo consulta su internet. È il segnale di una svolta che riguarderà il libro in quanto tale, prevede il presidente della Oxford University Press: «Fra 30 anni, l´industria della carta stampata si sarà trasferita quasi completamente sulla rete», dice Portwood. «Già oggi, in America, in certi titoli gli e-books, i libri elettronici da leggere su l´iPad o un altro tipo di lettore, superano i titoli di carta nelle vendite». E la stessa cosa succederà presto o tardi anche altrove. L´idea di collezionare in ordine alfabetico le parole della lingua inglese, fornendo per ciascuna la definizione, iniziò a diffondersi nel 16esimo secolo. Il primo vero dizionario fu compilato e pubblicato da Samuel Johnson nel 1755, rimanendo lo standard della materia per i successivi centocinquant´anni. Poi, nel 1879, la Oxford University Press lanciò il suo dizionario. La prima raccolta completa vide la luce nel 1928. Ci vollero sessantun anni per aggiornarlo: la seconda edizione, in tutto venti volumi, uscì nel 1989 ed è ancora in vendita, a 750 sterline, insieme all´assai più economico Oxford Dictionary of English, un solo volume, quello che finisce nelle case della maggioranza della gente. L´idea che ora questo arbitro della lingua inglese scompaia, sostituito da un gemello digitale, viene accolta come un inevitabile segno di progresso dal Sunday Times. «Certo, era bello guardare quei venti volumi blu sugli scaffali, pensare di poterli sfogliare dalla prima parola, "a", con una definizione lunga sei pagine, all´ultima, "zyxt", un obsoleto termine del Kent per dire "vedere" – commenta un editoriale - Ma sarà più semplice e agevole leggerlo sul web». ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 30/8/2010