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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

Irène (Irma Irina) Némirovsky, Kiev 11 febbraio 1903, Auschwitz 19 agosto 1942 • Soprannominata in casa Irocka, asmatica • Figlia unica di Anna Margulis e Leonid Borisovic Némirovsky, ebrei, lei amante della bella vita e degli uomini, lasciva e bugiarda, infastidita dalla presenza della figlia, lui un self-made man, diventato ricco grazie alla Borsa e al suo lavoro nelle banche d’affari • Bassa, occhi scuri, sguardo languido, una grande bocca e una pelle color oliva, come quella del padre • Infanzia tra Kiev e la Francia, dove i genitori trascorrevano le vacanze estive (tra Parigi, Vichy, Cannes e Biarritz) e lunghi periodi • Fino a dieci anni studia con un’istitutrice privata, prende lezioni di musica e teatro, nella speranza che diventi un’attrice • «Tienili da conto, fa’ attenzione e non perderli mentre giochi

Irène (Irma Irina) Némirovsky, Kiev 11 febbraio 1903, Auschwitz 19 agosto 1942 • Soprannominata in casa Irocka, asmatica • Figlia unica di Anna Margulis e Leonid Borisovic Némirovsky, ebrei, lei amante della bella vita e degli uomini, lasciva e bugiarda, infastidita dalla presenza della figlia, lui un self-made man, diventato ricco grazie alla Borsa e al suo lavoro nelle banche d’affari • Bassa, occhi scuri, sguardo languido, una grande bocca e una pelle color oliva, come quella del padre • Infanzia tra Kiev e la Francia, dove i genitori trascorrevano le vacanze estive (tra Parigi, Vichy, Cannes e Biarritz) e lunghi periodi • Fino a dieci anni studia con un’istitutrice privata, prende lezioni di musica e teatro, nella speranza che diventi un’attrice • «Tienili da conto, fa’ attenzione e non perderli mentre giochi. Sono stati comprati una settimana fa, e valgono già il doppio» (il padre a Irène regalandole alcuni gioielli per il suo compleanno) • Sino alla primavera del 1914, Irène vive quasi sempre in Francia. Poi la guerra e l’improvviso ritorno del padre, assente da due anni, la riportano in Russia, a San Pietroburgo, dove va a vivere al numero 18 della Prospettiva degli Inglesi, nel quartiere Kolomna, il quartiere della nuova sinagoga • Cresciuta dalla sua governante francese, più importante della madre, Mademoiselle Rose, detta Zezelle, che la mamma caccerà di casa. Questa si butterà poi nelle acque gelide della Mojka nel 1917 per la disperazione • Durante la rivoluzione russa costretta a scappare con la sua famiglia prima in Finlandia, poi in Svezia, infine a Parigi, dove si stabiliscono definitivamente. Fu allora che Anna divenne Fanny, Leonid, Léon e Irma Irina diventò Irène • Casa al 115 di rue de la Pompe. «Le rose, che nessuno curava, morivano nei vasi; un pianoforte di cui nessuno sollevava mai il coperchio era stato spinto in un angolo, fra tende di pizzo strappate che costavano 1000 franchi al metro e qua e là mostravano bruciature di sigarette. I tappeti erano cosparsi di cenere» • Nel 1922 Irène andava a teatro, faceva gite nell’entroterra Nizzardo e partecipava a moltissimi balli. Alla sua vita mondana si aggiungevano numerosi flirt. «Come tu sai, ho per i ragazzi un’inclinazione da donna molto più vecchia di me» (Irène a un’amica) • Quando compie vent’anni, il padre la sistema in un appartamento ammobiliato di rue Boissière, al numero 24. Lì la sua vita diventa ancora più frenetica e sregolata • All’inizio del 1924 uno dei suoi flirt la stupra. Un’episodio che le fa cambiare vita. Si mette a studiare sul serio e consegue a fatica il diploma di studi superiori in Letteratura comparata alla Sorbona • Nel 1924 conosce Michel Epstein, ebreo russo emigrato in Francia come lei, figlio di un noto banchiere. Detto Misa, aveva il mento aguzzo, lo sguardo gioioso e il sorriso furbo. Si sposano il 31 luglio del 1926, nel municipiodel XVI arrondissement e il giorno dopo nel tempio di rue Théry. Andarono poi a vivere in un tranquillo appartamento della Rive Gauche: oltre al bagno e alla cucina, tre camere da letto, una sala da pranzo e un ampio salotto • «Mio marito lavora in banca, si dà da fare come tutti gli uomini, mattina e pomeriggio. Che cosa fa una donna in quelle ore? Passa da un negozio all’altro, si sottopone a prove d’abito, insegue la moda. Io, invece, scrivo. Qual è la differenza in termini di perdita di tempo? Nessuna. Mio marito rincasa. Io interrompo il mio lavoro; da quel momento sono una moglie e basta… Grazie a questa combinazione fra il tempo in cui lavoro e quello in cui faccio la moglie, arrivo a un equilibrio perfetto» (Irène sul marito, che anche nel periodo di maggior successo le concedeva solo mezz’ora la sera per scrivere) • Il 9 novembre del 1929 nasce la sua prima bimba, Denise France Catherine. Qualche settimana prima Irène ha inviato all’editore Grasset il suo romanzo, David Golden, firmandosi Epstein. Appena letto il manoscritto, Grasset le invia un telegramma in cui la invita a presentarsi presso i suoi uffici per firmare un contratto. Ma Irène per tre settimane scompare. Tutti la cercano (cercano in realtà il signor Epstein). Lei ha avuto un parto prematuro e non ritira la posta. Il libro è un successo, anche grazie alle abili mosse pubblicitarie di Grasset, che trasforma questa storia in un mistero. Ne viene girato un film e realizzato un adattamento teatrale • «Non sono una letterata. Non voglio scrivere per scrivere. Scrivere è per me un piacere di qualità così rara che non mi ci vedo a farlo per dovere perché l’ho deciso» • Irène, che prima di iniziare a scrivere riempiva interi quaderni di dati biografici su ogni singolo personaggio – fase che lei definiva la «vita anteriore del romanzo». Poi rileggeva, censurando e commentando • «Irène Némirowsky è un bisturi» (Nina Gourfinkel) • Il 16 settembre del 1932 muore Leonid, il padre di Irène, stroncato dall’ennesima crisi polmonare • Tra il 1935 e il 1942 Irène scrive nove romanzi, una biografia e non meno di trentotto racconti. Le sue opere, portate sulle scene, tradotte in tutto il mondo, sono ormai la principale fonte di reddito della famiglia. Nel 1938 le sue entrate equivalgono a un buon triplo dello stipendio che Michel percepisce annualmente alla Banques des Pays du Nord, circa 41.850 franchi • Il 30 settembre del 1935 Denise, la figlia, diventa cittadina francese. Ma né Michel né Irène otterranno mai la cittadinanza • Il 20 marzo del 1937 nasce la sua seconda figlia, Elizabeth Léone • Nel 1938 Michel e Irène hanno grosse difficoltà economiche. Vivono al di sopra delle loro possibilità e Irène scrive per mantenersi. Cerca il romanzo che le darà nuovamente il successo. La chiave è «dedicarmi principalmente a dipingere dei tipi (e a un livello inferiore) la situazione contemporanea, del dopoguerra, lasciando decisamente perdere le cose genere Deux, non perché non le sappia fare, ma tanti altri possono farle come e meglio di me, mentre per vedere le persone di oggi e dipingerle con tratti un po’ più marcati (dei tipi, insomma), bè, non ne esistono mica tanti» • Intanto nel 1938 iniziano le prime leggi razziali • «Vi saremmo infinitamente grati se voleste farci sapere se la signora Némirovsky è di razza israelita. Secondo la legge italiana, non deve essere considerato di razza israelita chiunque abbia un genitore, il padre o la madre, di razza ariana» (Le edizioni Genio di Milano all’editore francese di Irène nel 1938) • Alla fine del 1938 Irène decide di ricevere il battesimo cattolico. La cerimonia avviene il 2 febbraio del 1939 e riguarda tutta la famiglia • Nel 1939 la Francia entra in guerra e Irène trasferisce le figlie a Issy, in Borgogna. Fa su e giù da Parigi per vederle • Intanto continua a pubblicare racconti, e romanzi, che parlano di ebrei • «Qualcuno, lo so, dirà: “Che c’importa degli ebrei?” Capisco il suo punto di vista, ma non posso rispondergli. Temo di pù, tuttavia, l’obiezione degli stessi ebrei: “Perché” diranno “parlare di noi? Ignorate la persecuzione di cui siamo vittime, l’odio che ci hanno giurato? Se proprio si deve parlare di noi, sia almeno per esaltare le nostre virtù e piangere sulle nostre disgrazie!” A ciò risponderei che in letteratura non ci sono argomenti “tabù”. Perché un popolo dovrebbe rifiutarsi di essere visto com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti?» (Irène subito dopo la pubblicazione de Les chiens et le loups) • Michel viene licenziato • La famiglia vive ora a Issy, ma ha pochi mezzi di sostentamento e inizia a presagire il futuro. L’editore di Irène si rifiuta di pubblicare il suo romanzo e rompe il contratto con la scrittrice. A niente valgono i numerosi contatti della scrittrice e di suo marito. Nessuno le offre protezione né aiuto • Intanto le leggi razziali vengono inasprite, gli ebrei sottoposti a un secondo censimento, preludio allo sterminio, a cui i coniugi Epstein si sottopongono obbidienti • «Alla sconfitta l’istinto umano oppone invincibili barriere di speranza. Queste barriere, la consapevolezza dell’infelicità deve rimuoverle una a una, e solo allora essa ne prende il posto, siano al cuore stesso dell’uomo che, a poco a poco, riconosce l‘avversario, lo chiama con il suo nome e ha paura» • Irène, che nel 1941, a causa della penuria di carta, doveva scrivere in una calligrafia miscuola e voleva tornare a Parigi tra l’altro per farsi visitare all’oculista. Ma non le diedero mai il permesso • «Io lavoro sulla lava ardente. A torto o a ragione, credo che sia questo a distinguere l’arte dei nostri tempi da quella di altre epoche: noi scolpiamo l’istantaneo, lavoriamo su cose scottanti. Cose che si disgregano, certo, ma è appunto quello che è necessario nell’arte di oggi. Se questa impressione ha un senso, è un divenire perpetuo, e non qualcosa di già concluso. Cfr. il cinema» • Irène, che cucì personalmente la stella gialla sui vestiti suoi, del marito e della figlia grande, nonostante fossero gli unici ebrei di Issy e potessero evitare di portarla • «Non dimenticare mai che la guerra finirà e che tutta la parte storica sbiadirà. Cercare di mettere insieme il maggior numero di cose, di argomenti… che possano interessare la gente nel 1952 o nel 2052» (annotazioni del 1942) • Deportata dalla Francia ad Auschwitz il 17 luglio 1942 su un convoglio con altri novecentoventotto passeggeri. Morta di tifo un mese dopo, il 19 agosto 1942, alle 15 e 20