Notizie tratte da: Denise Epstein # Sopravvivere e vivere. Conversazioni con Clémence Boulouque # Adelphi 2010 # pp. 181, 13 euro., 30 agosto 2010
Notizie tratte da: Denise Epstein, Sopravvivere e vivere. Conversazioni con Clémence Boulouque, Adelphi 2010, pp
Notizie tratte da: Denise Epstein, Sopravvivere e vivere. Conversazioni con Clémence Boulouque, Adelphi 2010, pp. 181, 13 euro.
[Estratti in cui Denise Epstein parla di sua madre, Irène Némirovky]
Rif. Sch. Biblioteca 1387399
Favole. Irène Némirovky amava leggere alla figlia L’uccellino azzurro il racconto di Maurice Maeterlinckin cui il piccolo volatile sfida le barriere del tempo.
Irène. «Mia madre ha avuto una gioventù solitaria e infelice, una vita da studentessa “quasi” francese un po’ folle e scatenata, e poi una vota familiare che l’ha soddisfatta appieno. Nelle foto si vedono chiaramente questi passaggi impressi sul suo volto. Poi è sopraggiunta la catastrofe, ma almeno in questa vita ci sono stati periodi di serenità: la vita di moglie felice accanto a un uomo che l’amava e l’ammirava, quella di madre dolce e premurosa, quella di scrittrice».
Vacanze/1. «Quei giorni in riva al mare erano una gioia per tutta la famiglia. Ogni estate passavamo tre mesi a Hendaye, nei Paesi Baschi. Il fine settimana mio padre ci raggiungeva in una villa di cui non ho mai dimenticato il nome, Ene Etchea. [...] quand’ero molto piccola, ancora in fasce, andavamo a Urrugne. La mia balia si chiamava Cécile Michaud».
«Mia madre era estremamente apprensiva»
Vacanze/2. «Quando la famiglia veniva in Francia andava sopratutto in stazioni termali per l’asma di mamma. [...] Quando era adolescente seguiva i genitori nel giro dei casinò, per via di mio nonno e a Nizza e a Cannes per via di mia nonna che voleva sfoggiare abiti e gioielli».
Mamma. «Soltanto grazie alle lettere di quand’era ragazza e studiava alla Sorbona, io e mia sorella abbiamo scoperto una madre sconosciuta».
Epstein. «... Non so se ti ricordi di Michel Epstein, un piccoletto di carnagione scura... Mi fa la corte e, a dire vero, mi piace molto» (in una lettera di I.N.)
Bambini. «Da una lettera indirizzata ad una persona che l’aveva conosciuta in una stazione termale abbiamo saputo che la mamma (all’epoca 18 o 19 anni) faceva giocare tutti i bambini dell’albergo, adorava prenderli per mano e fare girotondi».
Fotografie. «Trascorrevamo i fine settimana in albergo, a Saint-Germain [...] Mamma aveva deli impegni che richiedevano la sua presenza a Parigi. A me non piacevano molto quei momenti: dovevo sopportare lunghe sedute fotografiche poiché mamma quasi si nascondeva dietro di me: “Oggi sono davvero impresentabile, faccia piuttosto una fotografia a mia figlia che è così carina”».
Penne stilografiche. All’inizio [di ogni manoscritto] c’era la scelta della penna stilografica... Ricordo ancora benissimo mamma seduta alla poltrona verde mentre scriveva con la sua famosa penna Bel Azur e il suo inchiostro preferito “azzurro dei Mari del Sud”. Riusciva a scrivere solo con quell’inchiostro! Ho saputo dai suoi biografi che in un primo tempo scriveva con un inchiostro nero. [...] Era mio padre che le regalava le penne stilografiche, e ciascuna aveva il suo nome.
Per Suite Francese, il suo ultimo manoscritto ha usato l’inchiostro “azzurro dei Mari del Sud”.
Musica. «Ernest Bloch, sì, mia madre lo ascoltava molto, soprattuto Baal Shem». I miei genitori ascoltavano musica di ogni genere Mozart, la musica russa, tzigana, o Damia e l’orchestra di Ray Ventura».
Giornali. «Riceveva molti giornali: li leggeva ogni mattino bevendo il tè, e li commentava con la balia».
Mici. «Nella tabella oraria di mamma non vanno dimenticati i lunghi momenti dedicati al gatto, un enorme gatto nero, Kissou!»
Ritmo Epstein. «Il ritmo Epstein significava arrivare piuttosto tardi in banca dove mio padre era responsabile dei rapporti con l’estero. [...] Per farsi perdonare i ritardi che costringevano la sua segretaria arincasare tardi, mio padre la faceva riaccompagnare i taxi con un mazzo di rose».
Correttore «Mio padre ha sempre sostenuto mia madre, e a modo suo l’ha sempre aiutata anche nel lavoro, correggendo gli errori di grammatica, battendo a macchina i testi, rivolgendole critiche non sempre amabili».
Miss Matthews. «Era stata la governante di mamma finché non è diventata maggiorenne. [...] All’epoca, una ragazza non poteva uscire se non accompagnata. I miei genitori l’hanno richiamata, [per] quando io avevo sei anni [...]».
Lingue «Sin da quando era piccola parlava correntemente francese, inglese e russo. Diceva invece di sognare in francese».
La nonna «Era una donna egoista, senza cuore. Odiava la figlia, che del resto la ricambiava». Denise a proposito della nonna
Cappelli. «Aveva cappelli di ogni foggia. [...] era pratico: in quel modo nascondeva i ricci che non riusciva a domare»
Battesimo. Nel 1939, i suoi genitori, lei e sua sorella vi siete fatti battezzare. Il motivo di questa decisione era solo quello?
«Credo di sì. »
Siete stati battezzati da monsignor Ghika. Chi era?
«Un vescovo appartenente alla famiglia reale rumena»
L’arresto. «Il 13 luglio 1942. All’ora di colazione sono arrivati i gendarmi. Ero stupita da quella presenza insolita, ma non spaventata. Solo i visi dei miei genitori si sono irrigiditi quando è risuonata come una campana a morto la frase ora tristemente nota, e i gendarmi si sono rivolti a mia madre ordinandole di fare una valigia e di seguirli. [...] Io ed Elizabeth siamo state accompagnate al primo piano, da dove non potevamo né sentire né vedere nulla. Siamo ridescese dopo qualche minuto per salutare la mamma che partiva per un viaggio... Ci siamo tenuti la mano per rispettare la vecchia usanza russa di restare un minuto in silenzio quando qualcuno lascia i familiari per partire da solo... Non ci sono state lacrime... appena qualche parola per raccomandarci di comportarci bene»
L’arresto/2. «Ci hanno arrestati in ottobre. [...] io ero a scuola e i gendarmi mi hanno portato a casa . [...] Così siamo andati tutti insieme con le nostre valige alla Kommandanturdur, dove siamo stati accolti da un ufficiale tedesco. [...] Credo che, da un lato sapesse bene cosa ci aspettava, e che dall’altro, non avesse un mandato di arresto per noi; ciò gli ha consentito di liberare me e mia sorella pur mandando mio padre al carcere di Le Creusot».
Sorte. «Dopo l’arresto mio padre era sollevato. Sperava di ritrovare la moglie e forse era felice di condividerne la sorte».
Dispersi. «Alla fine della guerra io avevo in mano solo un certificato che dichiarava che i miei genitori erano “dispersi».