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 2010  agosto 28 Sabato calendario

Ciambelle tassate per coprire il buco - Il bagel è il panino dei newyorkesi. E’ una ciambella di farina, rotonda e con un buco al centro, di solito tagliata in due e farcita secondo i gusti: per esempio marmellata e burro, o formaggio e salmone

Ciambelle tassate per coprire il buco - Il bagel è il panino dei newyorkesi. E’ una ciambella di farina, rotonda e con un buco al centro, di solito tagliata in due e farcita secondo i gusti: per esempio marmellata e burro, o formaggio e salmone. I due partiti del dolce e del salato sono uniti oggi in una battaglia comune: respingere il balzello che incombe su di loro, un 8% sul prezzo del bagel «trattato», che non c’è invece se lo acquistano intero e se lo mangiano così, o lo portano via. Attenti a sottovalutare le insurrezioni della gente di qui quando «il troppo è troppo». Oppure, come nel caso del bagel, quando «il troppo stupido è troppo stupido». Chiedetelo agli inglesi quando avevano pensato di tassare il tè: «che cosa volete che sia... una spezia non indispensabile...» E’ finita come è finita, e ancora oggi l’eco dei tea party rimbomba nella politica americana. Ora la popolazione è più posata, e comunque, conquistata la «rapresentation», accetta la «taxation». E, d’accordo, bisogna tutti fare dei sacrifici quando le finanze pubbliche sono in rosso. I tagli, ai servizi e in busta paga, nel numero dei posti di lavoro e dei poliziotti che pattugliano i parchi, sono dolorosi. Ma il farsi tagliare al bar in due un bagel e vedere sul conto una tassa per un colpo di lama è qualcosa di diverso. Di ridicolo, anzi di dannoso per il governo locale che ha concepito questa imposta sul «cibo processato», e che infatti non c’è per il cibo tout court. Sul bagel condito e non sul bagel «plain», al naturale. Il bilancio di New York è, con 9,2 miliardi di dollari di deficit, secondo solo alla California nella corsa alla bancarotta degli Stati americani. Il governatore David Paterson, che non si ricandida a novembre, si è cimentato in una battaglia impopolare di rigore fiscale negli ultimi mesi, e vuol lasciare di sé il ricordo di un amministratore rigoroso nel salvare il budget: in effetti, sta lottando con il Congresso locale per imporre riduzione di spese pubbliche dovunque possibile. Ma i suoi funzionari del dipartimento delle imposte, spronati a raschiare il barile, hanno riesumato anche questa leggina preesistente che riguardava i bagel, e i negozi sono stati costretti a farla rispettare. Il sindaco di New York City Michael Bloomberg, che oltretutto è ebreo (gli ebrei amano molto la ciambella sotto tiro), ci ha riso sopra, impegnandosi a contrastare l’introduzione in città della gabella sul bagel: «Non possono neppure avere un bagel» ad Albany (la capitale dello Stato), ha ironizzato sulla controversa disposizione. Oltre a fare il solletico al buco miliardario, gli otto centesimi circa a pezzo che la tassa porterà sono un irritante per l’opinione pubblica sempre più insofferente. La rivolta contro l’imposta sul taglio del bagel (il ridicolo è che il taglio d’un normale panino è esente) ha così ringalluzzito gli antitasse del fronte conservatore, mentre preoccupa i democratici, che pensano a imposte «serie», magari all’Iva, per ripianare i conti federali./