Cristina Battocletti, Il Sole 24 Ore 28/8/2010, 28 agosto 2010
MIRACOLO A CATANIA
Roberta Torre crede ai miracoli perché li ha provati sulla propria pelle. Qualche anno fa era scesa illesa dall’auto di cui aveva perso il controllo per una lastra di ghiaccio traditrice, R si era seduta per riprendere fiato sul guard rail, quando si è vista una vettura impazzita precipitarle addosso, per poi fermarsi a un millimetro da lei. «Sotto di me c’era uno strapiombo di quaranta metri, non potevo nemmeno buttarmi», racconta Torre. Milanese d’origine,ma siciliana di adozione, la regista del pluripremiato Tano da Morire (1997) torna a Venezia il 3 settembre in apertura di Controcampo con I baci mai dati.
Tano (oltre a vincere due David di Donatello e tre Nastri d’argento) a Venezia si era aggiudicato il premio De Laurentiis per l’opera prima.
I Baci mai dati è ambientato a Librino, un quartiere difficile di Catania. «È stato il mio amico Antonio Presti (imprenditore-mecenate siciliano, ndr) a farmelo conoscere e sono rimasta affascinata dall’aspetto metafisico dell’architettura del quartiere, progettata negli anni Sessanta, da Kenzo Tange ». Il film racconta la storia di una 13enne, Manuela (Carla Marchese), che si inventa di aver visto la Madonna. Presto si ritrova circondata da un nugolo di questuanti, che le chiedono vaticini su qualsiasi cosa, dai numeri del lotto, alla vittoria della squadra di calcio, all’aiuto per le disgrazie. E tutto ciò a discapito della terribile parrucchiera, Piera Degli Esposti, che fino ad allora era stata la fattucchiera di fiducia del rione. La madre di Manuela, Rita, una bionda e boccoluta Donatella Finocchiaro, fiuta l’affare, veste da suora la figlia e comincia a incassare soldi dai disperati che si accalcano sull’uscio per ricevere la grazia. «Donatella è una persona divertentissima e ho voluto regalarle una parte che mettesse in luce il lato allegro del suo carattere – spiega Torre, legata all’attrice siciliana da un lungo rapporto di amicizia –. Le ho chiesto di ispirarsi a Simona Ventura, nell’abbigliamento, nel modo di parlare».
Ma se Tano da morire ridicolizzava la mafia, vien spontaneo pensare che I baci mai dati prendano in giro alcuni aspetti religiosi legati ai prodigi e alla credulità. Ma per Roberta Torre la fede è invece affar serio. «Io sono molto credente, anche se non mi posso dire cattolica – precisa la regista –. Vengo da una famiglia atea, ma sono sempre stata incline al soprannaturale. Ho un rapporto diretto con Dio, molto simile al cristianesimo delle origini. In questi ultimi anni ho seguito e osservato diversi gruppi di fedeli, come gli evangelici. Non sono ancora stata nei luoghi in cui è apparsa la Madonna, ma appena posso ho in progetto un viaggio per Medijugorie, in Bosnia-Erzegovina». La fede per Roberta Torre non è certo un bastone su cui sorreggersi, ma un fattore che complica lavita.«Si sono spezzati rapporti d’amore importanti, perché per me è impossibile condividere l’esistenza con qualcuno che non ha il senso del divino, o che usa la spiritualità nel modo sbagliato, come attitudine al male».
Alla fine due miracoli nel film si compiranno davvero. Non si capisce se per merito di Manuelina o meno. Quello che è sicuro che in I baci mai dati le " visioni" saranno soprattutto cinematografiche, con donne prosperose, dagli abiti e le acconciature esagerate, " tamarri" di varia specie e situazioni felliniane.