Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 27 Venerdì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

11 aprile 1953
Il pediluvio
Presso la spiaggia di Torvajanica, vicino a Roma, un manovale scopre sulla battigia il corpo supino di una donna parzialmente vestita, senza scarpe, gonna, calze e reggicalze. Si chiama Wilma Montesi, è figlia di un portinaio e manca da casa da due giorni. L’autopsia stabilisce che è morta per annegamento, che non ha subito violenze di alcun genere (è vergine) e avanza l’ipotesi che sia stata stroncata da un malore improvviso mentre faceva un pediluvio in mare per curare un eczema. Ma come è arrivata fin lì? Due testimoni poco attendibili dicono di averla vista sul trenino di Ostia, ma da Ostia a Torvajanica ci sono nove chilometri. È stato un gioco di correnti, spiega la polizia, ma nessuno ci crede perché nel frattempo un giornale di estrema destra, Il becco giallo, pubblica una vignetta allusiva: un piccione che vola in questura portando nel becco un reggicalze. A quel punto si capisce che si tratta di un caso politico poiché nel piccione si vuole senza dubbio indicare Piero Piccioni, giovane musicista, amante dell’attrice Alida Valli, ma soprattutto figlio di Attilio Piccioni, ministro democristiano degli Esteri, indicato da molti come delfino di De Gasperi.
Scoppia così il primo grande scandalo sessual-politico, genere cui oggi siamo avvezzi. Saltano fuori ogni giorno personaggi più o meno discutibili, un certo marchese Montagna che è stato informatore delle SS e che organizza festini nella tenuta di Capocotta per i suoi potenti amici. Si fa anche uso di droga e la Montesi potrebbe essere stata vittima di un’overdose. Poi compaiono due ragazze che presentano lunghi memoriali e si fanno intervistare da chiunque. Volano ricatti, minacce più o meno velate, rivelazioni inconsistenti, piste false, querele, ritrattazioni. Otto anni appena e la Repubblica è già nel fango. I comunisti sono i soli felici alla vista di tanta corruzione. I democristiani sono divisi tra la vecchia guardia (Scelba, Gonella e Piccioni, che si dimette da ministro) e la generazione che vuole prenderne il posto (Moro, Fanfani, Colombo, ecc.). Ma anche queste sono solo congetture, non c’è nessuna prova che dimostri l’esistenza di un regista occulto, né si trova alcun nesso tra la ragazza e quella bella gente. Il processo che si apre a Venezia nel ’57 è seguito dai giornali e dal pubblico come una finale dei mondiali di calcio. Ma tutto si sgonfia, nulla in realtà è stato accertato seriamente, nulla si può imputare agli accusati Piccioni e Montagna, entrambi in carcere preventivo, che vengono assolti con formula piena. Nessuno saprà mai perché la Montesi sia morta su quella costa, né come, né perché. E alla fine, tutto essendo possibile, anche la tesi del pediluvio magari…