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 2010  agosto 28 Sabato calendario

ECONOMIA MONDIALE RASSEGNATA AL DOPPIO TUFFO NELLA RECESSIONE

«Double dip», letteralmente doppio tuffo. Robert Shiller è l´economista che insieme a Nouriel Roubini seppe prevedere la catastrofe dei mutui subprime e tutto il seguito. Oggi Shiller non ha dubbi: il doppio tuffo, la ricaduta negli abissi di una recessione, è probabile e forse imminente.
Si azzarda a fissare una data: il terzo trimestre di quest´anno. Di fatto ci siamo già dentro. Nel giorno in cui la crescita del Pil americano viene corretta brutalmente al ribasso, le parole di Shiller «esplicitano» ciò che la banca centrale americana può dire solo velatamente. Ben Bernanke parla di «incertezza anomala».
Avverte che la Federal Reserve non esiterà a usare armi «non convenzionali», per evitare il peggio. Dopo avere ascoltato il suo banchiere centrale Wall Street si è ripresa. Pensa forse che Bernanke sia diventato un mago? Dovremmo avere ormai imparato almeno questo: come indicatore del futuro la Borsa vale quanto i tarocchi, i fondi di caffè e l´astrologia cinese.
Uno dei massimi investitori in obbligazioni americane, El-Erian del fondo Pimco, fa notare che i silenzi di Bernanke pesano più delle cose che ha detto. Il presidente della Fed è stato muto sulle politiche di bilancio. Eppure un dibattito centrale in America verte proprio su questo: è possibile evitare il «doppio tuffo», se non si ricorre con vigore a un´altra manovra di spesa pubblica, come quella che scongiurò il disastro nel gennaio 2009?
Ma Bernanke non può parlarne. Un po´ perché è repubblicano, un po´ per evitare di diventare il bersaglio di feroci polemiche politiche. Con la destra anti-tasse sicura di vincere le elezioni legislative a novembre, la spesa pubblica è come il terzo binario del metrò di New York: chi lo tocca è fulminato all´istante.
L´altro silenzio significativo di Bernanke riguarda il disavanzo commerciale con l´estero. E´ proprio quello uno dei motivi per cui il Pil del terzo trimestre è cresciuto molto meno del previsto:
l´America non esporta abbastanza nel resto del mondo, mentre importa troppo. Anche qui si scivola su un terreno minato: il rapporto con la Cina. Pechino ha in tasca le chiavi del problema, almeno in parte. Se davvero rivalutasse il renminbi. Se davvero aumentasse in misura significativa i consumi delle famiglie cinesi. Se davvero aprisse il suo mercato interno alle aziende occidentali nelle commesse pubbliche. Troppi se, e finora altrettante delusioni. Ma Bernanke non può criticare la Cina perché darebbe la stura a un´ondata di ritorsioni protezioniste: in campagna elettorale il Congresso di Washington non chiede di meglio. Un prudente silenzio s´impone al banchiere centrale, per evitare che il mondo precipiti nelle guerre commerciali. Sta di fatto però che la Cina gioca solo a metà il suo ruolo di locomotiva.
A questo punto restano le «armi non convenzionali» che Bernanke è pronto a utilizzare, se si avvera la previsione di Shiller. Di che si tratta? L´arma convenzionale di una banca centrale, per risollevare l´economia da una crisi, consiste nel ridurre i tassi d´interesse ufficiali per rendere il credito meno caro. Abbiamo già dato: il tasso direttivo della Fed è inchiodato a quota zero dalla fine del 2008, più giù di così non può andare. L´arma non convenzionale consiste nel comprare Bot a lunga scadenza e pagarli stampando moneta. In questo modo si aggiunge liquidità nell´economia e si fanno scendere anche i tassi di mercato a lungo termine. Ma pure lì i margini di manovra sono stretti. Il rendimento dei Treasury Bond decennali è già a 2,6%, quello dei titoli del Tesoro biennali a 0,55%. Sono dei minimi storici.
Eppure il denaro a buon mercato non sta rianimando il malato.
Perché mai questa stessa terapia, applicata in dosi aggiuntive, dovrebbe riservarci sorprese miracolose? Siamo in piena «trappola della liquidità»: è una situazione in cui la banca centrale stampa moneta, ma questa rimane negli istituti di credito. Che non si fidano a prestarla. Perché dovrebbero, in un paese dove le insolvenze dei consumatori continuano? Con il valore delle case che continua a scendere, ogni mutuo impagato significa che la banca pignora un´abitazione che vale molto meno del mutuo stesso.
Perfino le imprese industriali, che fanno tutt´altro mestiere, in questo momento accumulano liquidità senza investirla. Un dato incredibile: i profitti della grande industria americana nell´ultimo trimestre sono aumentati quasi del 40%, tornando praticamente ai livelli pre-recessione. Eppure non investono, o investono troppo poco o esportano i capitali in Asia. Si ritorna alla casella di partenza: la spirale della sfiducia non si arresta finché non s´inverte la tendenza nei due settori chiave, la casa e il lavoro. Le alchimìe della Fed non sembrano risolutive, un´azione del bilancio pubblico forse lo sarebbe. Ma da qui a novembre la maggioranza democratica è terrorizzata dalle accuse di spesa facile. Dopo novembre se la maggioranza diventa repubblicana vedremo tornare l´economia-vudù: i riti propiziatori per rianimare la crescita riducendo le tasse sui ricchi. Il remake di un film d´epoca.